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WORKSHOP QPLab – Corruzione e opere pubbliche: è possibile un cambio di rotta?

WORKSHOP QPLab – Certezza e trasparenza delle norme sono le prime regole per vincere la corruzione che investe da tempo le opere pubbliche ma poi serve la loro attuazione rapida e rigorosa – Il nuovo Codice degli Appalti, già approvato al Senato, può segnare un punto di svolta – Se ne parlerà al Workshop QPLab del 30 settembre a Roma

WORKSHOP QPLab – Corruzione e opere pubbliche: è possibile un cambio di rotta?

I fatti di cronaca di quest’anno hanno portato alla luce, non certo per la prima volta, il fenomeno della corruzione nella realizzazione delle opere pubbliche in Italia. Le “grandi opere” e i loro appalti finiscono di nuovo al centro delle attenzioni giudiziarie. Il fatto più grave che emerge è che la corruttela non solo comporta fatti moralmente e giuridicamente deprecabili, ma introduce meccanismi che accrescono i costi e allungano i tempi: per finanziare i corrotti è necessario che le opere costino di più e duri più a lungo la realizzazione. È evidente la necessità – per realizzare le infrastrutture a costi e in tempi ragionevoli – di strumenti di contrasto alla corruzione, di misure per liberare i cantieri delle opere pubbliche dalle mafie.

Tema distinto, ma pur sempre collegato, è quello di una pianificazione più credibile e capace di identificare le priorità. Non più un elenco con un consistente numero di opere proposte da realizzare, i cui costi spesso sono in continuo aumento anche a causa dei ritardi e dei blocchi, e capaci spesso di divorare le risorse per quelle opere, piccole o grandi, davvero utili allo sviluppo del Paese. Si pensi, ad esempio, allo sviluppo della rete a banda larga e ai relativi servizi di comunicazione digitale, di cui parti del Paese sono del tutto sprovviste, o anche a interventi tempestivi per la salvaguardia dell’ambiente.

In parte, questo problema è stato affrontato dal nostro Governo. Il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio, infatti, nel Programma delle Infrastrutture Strategiche (PIS) 2015, contenuto nell’Allegato Infrastrutture al DEF 2015, ha indicato un nucleo ristretto di infrastrutture, 25 opere prioritarie, essenziali, di rilevanza nazionale, necessarie per la competitività del Paese e per la mobilità intelligente nelle aree urbane. Si tratta di una sorta di “priorità delle priorità” su scala nazionale. Ulteriori opere prioritarie potranno essere individuate in occasione della definizione del Documento pluriennale di pianificazione. Ma dare lo stop alle grandi opere è davvero la soluzione a tutti i mali? Così facendo si può controllare meglio l’operato di chi deve portare avanti la realizzazione delle infrastrutture? Si possono evitare i fenomeni di corruzione e lo sperpero di risorse pubbliche?

A nostro parere, la questione non è nella contrapposizione tra grandi opere e opere minori, ma tra opere utili e opere inutili o meno utili; si tratta cioè di stabilire la vera precedenza per rispondere alla reale domanda di sviluppo del Paese, cioè opere davvero rilevanti per la collettività, fondate su innovazione e qualità. Dal punto di vista dell’Osservatorio I Costi del Non Fare (CNF), è sicuramente sbagliato sostenere che non servano più grandi opere, così come è scorretto assumere che fossero prioritarie tutte le opere indicate nella Legge Obiettivo. È nostra convinzione che il fabbisogno di opere nel Paese sia ancora molto elevato, ma è profondamente cambiato nella sua natura, così come si sono molto modificate le priorità. Il nostro ultimo studio stima in oltre 800 miliardi i costi economici, ambientali e sociali che tutti noi dovremmo sostenere non colmando il fabbisogno infrastrutturale dell’Italia.

È importante però osservare che, negli anni, questo fabbisogno si è evoluto, ciò soprattutto a seguito dei mutamenti nelle abitudini di consumo dei cittadini, in buona parte dovuti alla crisi. E così la domanda di energia, di smaltimento rifiuti, di mobilità ecc. si è ridotta o ha rallentato la sua crescita. Inoltre, occorre tener conto che nell’ultimo decennio molte grandi opere che erano ferme o procedevano in mezzo a mille difficoltà sono state realizzate; ciò nei settori energetici ma anche in quello della mobilità, come ad esempio la linea ferroviaria AV e il passante di Mestre, ma anche la Brebemi (con tutti i limiti che osserviamo), la quarta corsia Milano-Bergamo, parte della Pedemontana e varie altre. Infine, i vincoli di finanza pubblica e bancaria impongono una necessaria razionalizzazione della spesa.

Tutto questo, a nostro giudizio, ridefinisce il quadro delle priorità, e ciò emerge anche dai nostri studi. Scende l’importanza relativa delle infrastrutture storiche – come centrali elettriche, autostrade o ferrovie – e aumenta la rilevanza di opere con un più elevato contenuto tecnologico. Su tutte, la banda ultra larga che migliora la produttività del lavoro, l’efficienza delle imprese (minori costi) riducendo contestualmente le esigenze di mobilità. È fondamentale, dunque, porre in atto precisi piani infrastrutturali mirati e con chiare priorità, che stabiliscano azioni precise da svolgere, con compiti ben assegnati e ripartiti tra i diversi attori, sia pubblici sia privati, secondo una sequenza temporale ben definita e utilizzando mezzi e risorse certi.

Ma, come detto, i fenomeni di corruzione vanno fortemente contrastati. Innanzitutto, con una maggiore chiarezza e trasparenza delle regole. Occorre una normativa nel contempo più “leggera” e più severa, che dia maggior certezza e stabilità delle regole e fondata sul concetto della responsabilizzazione, velocizzando la realizzazione delle opere. Ma come spesso viene ribadito: le norme da sole non bastano o addirittura sono controproducenti, se non vengono applicate e attuate. Forse, con il disegno di legge di riforma del Codice degli Appalti, approvato dal Senato lo scorso giugno, si comincia a delineare un valido processo di cambiamento. Esso costituisce un passo fondamentale per il Governo al fine di rivedere il sistema degli affidamenti dei lavori pubblici.

Questi e altri temi verranno affrontati in occasione del primo Workshop QPLab, che si terra a Roma il 30 settembre presso l’Auditorium Via Veneto (visita il sito dell’evento). 


Allegati: WORKSHOP QPLAB – Opere pubbliche e regole: cos’hanno gli altri Paesi che a noi mancahttps://www.firstonline.info/a/2015/09/14/qplab-infrastrutture-i-soldi-ci-sono-ma-non-riusci/e1f502de-86e7-4dd9-855b-71a9b5e4ad9d

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