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Wojciechowski: l’aceto balsamico è solo italiano

Lo chiarisce il commissario all’Agricoltura Ue, sollecitato da Paolo De Castro, dopo la sentenza della Corte europea: nessuno può pensare di produrlo in altro Paese e chiamarlo così. Importante chiarimento a difesa dei produttori italiani e anche dei consumatori.

L’Aceto Balsamico di Modena, gioiello della cultura enogastronomica italiana, inventato dal monaco benedettino Donizone, vissuto fra l’undicesimo ed il dodicesimo secolo, il condimento che spinse l’imperatore Enrico II a scrivere al marchese Bonifacio di Canossa, padre di Matilde, “poiché voleva di quell’aceto che gli era stato lodato e che si faceva nella rocca di Canossa”, non si tocca: è italiano e nessuno può pensare di produrlo in altro paese e chiamarlo così. Lo chiarisce il commissario all’Agricoltura Ue dopo la sentenza Corte europea con una nota di precisazione chiara ed esplicita.

 “L’Indicazione geografica ‘Aceto Balsamico di Modena Igp’ non è solo tutelata nel suo complesso, ma anche contro ogni possibile evocazione che possa indurre in errore i consumatori europei. Insomma, non ci può essere un aceto balsamico ‘made in Germany’, o in qualunque altro Paese Ue che voglia usurpare la nostra eccellenza italiana”. È lo stesso commissario europeo all’Agricoltura, Janusz Wojciechowski – sollecitato con una lettera da Paolo De Castro, coordinatore S&D alla commissione Agricoltura del Parlamento europeo – a fare chiarezza sulla questione, rispondendo alla richiesta di chiarimento sulla sentenza di dicembre scorso della Corte di giustizia europea, che definiva generico il termine ‘balsamico’.

“Così – spiega l’eurodeputato PD – dopo settimane di lavoro e di colloqui informali condotti in stretta collaborazione con il Consorzio di tutela, possiamo inviare un segnale importante e rassicurante ai nostri produttori di Aceto Balsamico di Modena Igp, ma anche a tutta la filiera delle eccellenze agroalimentari italiane. In effetti questo fondamentale chiarimento da parte della Commissione europea elimina tutte le ambiguità sui tentativi di evocazione delle Indicazioni geografiche, dando forza all’intero sistema delle produzioni di qualità europee”.

“Alla luce dei chiarimenti ricevuti dal commissario Ue – sottolinea De Castro – possiamo dire che la sentenza della Corte sull’Aceto Balsamico di Modena, si riferisce unicamente alla domanda dei giudici tedeschi sulla genericità del termine balsamico, senza fare riferimento alla nostra eccellenza alimentare, i cui componenti figurativi e verbali rimangono protetti dalla normativa europea contro le evocazioni del 2012”. “Ora – come scrive Wojciechowski – la valutazione dei casi specifici di prodotti che evocano l’Aceto balsamico di Modena Igp, rientra nella competenza dei giudici nazionali che possono presentare, se necessario, una domanda di pronuncia pregiudiziale alla Corte europea”.

“Insomma – conclude De Castro – siamo riusciti a mettere un punto fermo su questa criticità, rafforzando le tutele per un comparto che si lega a una grande tradizione territoriale, crea migliaia di posti di lavoro, e rappresenta per l’economia dell’Emilia Romagna un valore di oltre un miliardo di euro. Questo risultato, ci da ancora più forza per continuare a difendere i nostri diritti e rafforzare il ruolo dei Consorzi, in particolare nella tutela della qualità”.

Pertanto non esistono più margini di dubbio sul fatto che l’Aceto Balsamico di Modena, fiore all’occhiello del Made in Italy nel mondo, è tutelato nei confronti di tutti quei prodotti che – utilizzando in etichetta o nella presentazione una parte della denominazione tutelata, oppure parole o segni in grado di stabilire una somiglianza visiva o fonetica o una vicinanza concettuale alla denominazione registrata – spingano il consumatore ad assumere il prodotto tutelato come immagine di riferimento. È dunque vietato l’uso di stratagemmi commerciali che, all’atto dell’acquisto, possano indurre il consumatore ad immaginare un qualsiasi tipo di riferimento all’Aceto Balsamico di Modena IGP. Giustamente, viene rimarcata la tutela del consumatore che, non dimentichiamolo, è la vera vittima di contraffazioni, imitazioni ed evocazioni che ancora troppo spesso, in Italia e all’estero, vengono utilizzate come strategia concorrenziale (sleale) per cercare di competere con la qualità degli autentici prodotti DOP e IGP.

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