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Vigilia di Qe e Telecom Italia ad alta tensione

Piazza Affari col fiato sospeso per Telecom Italia in vista delle decisioni di domani del Governo sulla banda ultra-larga: rete di rame in bilico – Anche la Cina taglia i tassi in vista del Qe europeo (che debutterà lunedì prossimo) – La sfida di Ray Way e l’arrivo di Ovs in Borsa – A Malacalza il 10,5% di Carige – Nozze da 40 miliardi di dollari per i chips

Vigilia di Qe e Telecom Italia ad alta tensione

La Cina sabato ha tagliato, per la seconda volta in tre mesi, il costo del denaro. La decisione di ridurre i tassi di un quarto di punto a quota 5,35% che cade a pochi giorni dal prossimo Congresso annuale del Partito è la risposta di Pechino alla frenata del settore manifatturiero, segnalata dall’indice Pmi. La mossa ha permesso alle Borse asiatiche di aprire la settimana al rialzo in attesa degli appuntamenti clou della settimana: i dati sull’occupazione Usa di venerdì e, soprattutto, il varo del Qe europeo. Tokyo +0,3% ritocca il record degli ultimi 15 anni. Hong Kong e Shanghai salgono dello 0,6%. Sidney segna +0,8%.

Il dollaro apre in rialzo sull’euro, sceso sotto la barriera di 1,12. Tra i market mover di oggi figurano i dati Pmi dell’eurozona, Italia compresa. In giornata sarà anche comunicato il dato finale del Pil italiano 2014. 

NOZZE DA 40 MILIARDI PER I CHIPS

Colpo grosso nel week end nell’industria dei semiconduttori. Freescale e Nxp hanno annunciato la volontà di precedere al merger delle attività: nasce un gruppo da 40 miliardi di dollari. 

SPREAD SOTTO QUOTA 100, BUND VERSO LO ZERO

L’attesa è finita. Giovedì 5 marzo le banche centrali dell’eurozona, riunite a Cipro, approveranno la documentazione legale necessaria per avviare l’acquisto su larga scala dei titoli di Stato dell’Eurozona. Al termine dell’incontro, in cui si farà il punto sulle previsioni economiche dell’Eurozona, ci sarà la conferenza stampa di Mario Draghi. I primi acquisti di titoli dovrebbero prendere il via da lunedì 9 marzo. 

Ma il mercato, come previsto, si è già mosso con largo anticipo, come dimostra la caduta dei rendimenti accelerata dalla convinzione che la Bce possa faticate nei primi tempi a trovare venditori in quantità sufficiente specie in Germania, visto il calo delle emissioni a fronte dell’azzeramento del deficit e i vincoli alla vendita legati ai requisiti richiesti dai regolamenti delle compagnie di assicurazione. 

Nell’attesa del D day il rendimento del Btp a 10 anni ha segnato il nuovo minimo storico a 132 punti base, lo spread è sceso sotto i 100 punti. A fine 2011 era arrivato a 550 bp. I Bund di analoga durata sono scesi allo 0,32%. I rendimenti delle emissioni tedesche fino a 7 anni (il 65% circa del totale) sono sotto zero, per la prima volta dal 2010. 

Nelle ultime settimane diverse banche centrali hanno rivisto al ribasso la politica monetaria: la Danimarca ha tagliato i tassi ufficiali a -0,7%, la Svezia a -0,10%. La Svizzera ha imposto un tasso negativo sui depositi bancari. In tutto, sulle 33 banche centrali monitorate da JP Morgan, 18 hanno adottato politiche di allentamento monetarie (o di svalutazione monetaria). 

UN 2015 DA RECORD PER MILANO: +17,5% 

Il 2015 è partito alla grande per le Borse europee, eccitate dalla prospettiva del QE.1 L’indice FtseMib ha chiuso il mese di febbraio in progresso dell’8,9%, bissando il risultato di gennaio (+7,8%). Nella Top Ten di Piazza Affari di gennaio-febbraio primeggiano le Popolari e l’automotive. La miglior performance è stata Bpm + 55% davanti a Fiat Chrysler +43% e Finmeccanica 40%. Seguono Banco Popolare +37% e Bper +34%. 

La performance dei primi due mesi del 2015 vede Piazza Affari svettare sopra tutti i listini principali con un guadagno complessivo attorno al 17,5%. Seguono Parigi +15,7% e Francoforte +15,2%. L’Eurostoxx 600 è salito del 14,6%. Madrid rimane più arretrata +8,4% anche per effetto di qualche preoccupazione legata alla marcia trionfale di “Podemos”. Il partito della sinistra radicale spagnola cresce nei sondaggi avvantaggiato dal successo di Tsipras in Grecia. A maggio si terranno le elezioni regionali e comunali in Spagna. 

Il Giappone segna un rialzo del 7,7%, indice Nikkei ai massimi dal Duemila. Hong Kong ha messo segno un rialzo del 6%. Shanghai, dopo la marcia impetuosa del 2014, avanza del 4,2%. Assai meno effervescente la Svizzera, solo +0,7%. Intanto, sotto la pressione del dollaro forte sui bilanci delle multinazionali, i mercati Usa hanno rallentato il passo nel bimestre: Dow Jones +1,3%, S&P 500+1,5%. Fa meglio il Nasdaq +4,4% sotto la spinta di Apple. A condizionare l’andamento dei listini sono i deflussi dei grandi fondi azionari Usa verso l’Europa: secondo Epfr Global da inizio anno ci sono stati riscatti per39,6 miliardi di dollari. 

L’EX INCUMBENT VA ALLA GUERRA DELLA BANDA LARGA 

Nel week end ha tenuto banco l’attesa del piano sulla banda larga che sarà all’esame del consiglio dei ministri di martedì. “Non sarà presentato alcun decreto su Telecom o che imponga arbitrari spegnimenti della rete in rame” rassicura il sottosegretario Giacomelli, ma verrà ribadita la volontà di accelerare il passaggio dalla rete di rame a quella in fibra ottica. Non sarà stabilita, almeno per ora, una data ultima per la rottamazione della rete in rame, ovvero il 31 dicembre 2030 presente nella bozza di accompagnamento al piano redatta dal sottosegretario Raffaele Tiscar. 

Ma la tensione resta alta: la rete in rame è infatti la principale garanzia a sostegno dei debiti (26,4 miliardi), forte di un goodwill di 11 miliardi. Di qui il rischio, vista la perdita di valore, di dover procedere ad una svalutazione dell’asset nell’ordine di 1,1 miliardi annui nel prossimo quinquennio. Il titolo sarà oggi sotto i riflettori della Consob, che potrebbe intervenire e chiedere al governo di specificare se il 2030 è una data possibile per lo switch off della rete.

RAI WAY, PROSEGUE LA SFIDA DELLE TORRI

Consob in campo anche su Rai Way. Oggi la Rai invierà alla Commissione la risposta ai chiarimenti richiesti in merito alla corporate governance della controllata, a partire dalle caratteristiche dei paletti fissati dal governo al momento della quotazione. La replica dovrebbe limitarsi a ripercorrere l’iter del decreto di settembre che ha fissato il vincolo per la controllante di non scendere sotto il 51%. 

Ma a tener banco sono le manovre in corso, che coinvolgono sia la controllata di Mediaset, Ei Towers, che la stessa Telecom Italia, che si accinge, entro giugno, a procedere all’Ipo di Inwit, la sua società delle Torri. L’andamento in Borsa di Rai Way, +3,4% venerdì, dimostra che per il mercato l’Opa non è affatto morta e sepolta, come la logica vorrebbe dopo la conferma che Rai non deve scendere sotto il 51%. Di qui la sensazione che le novità non siano finite. 

Non solo sul fronte delle torri (possibile un polo italiano, in cui far confluire le controllate di Rai, Mediaset e Telecom) ma anche su quello dell’azionariato dell’ex monopolista delle tlc: la scissione delle quote di Telco, azionista di controllo di Telecom, è ormai quasi cosa fatta. Si profila così l’ingresso di Vivendi, che rileverà una parte dei titoli in mano a Telefonica, ma anche l’uscita definitiva di Intesa, Mediobanca e Generali. 

BANCHE ALLA RIBALTA. A MALACALZA IL 10,7% DI CARIGE

Domani saranno comunicati i dati definitivi del bilancio 2014 di Intesa e Bper. Il giorno dopo toccherà a Monte Paschi. Il cda dell’istituto di Siena dovrà procedere alla sostituzione di David Manuel Martinz rappresentante di Fintech, uno dei primi azionisti del Monte con il 4,5% del capitale. L’uomo d’affari messicano ha lasciato il posto nel board ritenendolo, recita una nota, “non più sostenibile con il ruolo esecutivo in Fintech”, fondo di investimento da lui fondato specializzato in corporate e sovereign debt basato a Londra e New York.Un portavoce di Fintech ha detto che il fondo non intende cedere la quota del 4,5% in Mps.

Attesa anche per il titolo Carige. La famiglia Malacalza ha rilevato dalla Fondazione Carige il 10,5% di azioni per un controvalore di quasi settanta milioni di euro. Alla vigilia dell’aumento di capitale (700 milioni) imposto dalla Vigilanza Europea, Malacalza diventerà quindi il primo azionista della banca, seguito dai soci francesi di Bpce (titolari del 9,9%) e dalla Fondazione che potrebbe diluire ancora la propria quota dal 4 al 2%.

SBARCA LA MATRICOLA OVS. IN ARRIVO I CONTI LUXOTTICA 

Arriva oggi in Borsa la matricola Oviesse. Le richieste finali durante il periodo d’offerta sono state di 226,8 milioni di azioni, due volte circa il quantitativo offerto. Ai 5.233 richiedenti sono così state assegnate 111,9 milioni di azioni, 101,8 milioni destinate a istituzionali. Sulla base del prezzo di offerta a 4,10 euro per azione la capitalizzazione di Ovs è di 930,7 milioni. 

Si tratta di un prezzo che si pone sulla parte bassa della forchetta di valorizzazione inizialmente indicata: si era infatti scritto di un intervallo tra 4 e 5,4 euro per azione. Tra gli appuntamenti di oggi spicca anche il cda di Luxottica dedicato ai conti 2014. JP Morgan ha alzato il target da 45 a 48 euro rivedendo al rialzo le previsioni sull’esercizio in corso e sul dividendo. La produzione dell’occhialeria italiana nel 2014 ha segnato una crescita del 9,4% a 3,17 miliardi di euro, sostenuta dalle esportazioni che hanno toccato un nuovo massimo storico.

GTECH, AL VIA LA SCOMMESSA SU LAS VEGAS 

La multinazionale dei giochi è l’unica blue chip che accusa un ribasso, seppure solo dell’1%, rispetto all’inizio di gennaio. Ma giovedì l’Authority americana sul gioco d’azzardo, la Nevada Gaming Commission, ha approvato all’unanimità la fusione fra il gruppo italiano e International Game Technology (IGT), società con sede a Las Vegas, leader mondiale nei software del gioco e nella costruzione delle gaming machine. Era l’ultimo ostacolo prima del varo della nuova società, con sede a Londra. Il titolo ha subito messo a segno un rialzo del 4%. 

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