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Verzelli: “Il caso Unicredit è una scossa al futuro delle banche ma lo shopping straniero non c’è”

INTERVISTA A GIANLUCA VERZELLI – Per il vicedirettore di Banca Akros il caso Unicredit suona l’avvio del terremoto e del cambiamento delle banche – Il loro futuro sarà molto diverso da oggi, ma per ora i rischi di colonizzazione sono più teorici che reali – Cambierà anche il ruolo delle Fondazioni – Occhio alla volatilità dei titoli in Borsa

Verzelli: “Il caso Unicredit è una scossa al futuro delle banche ma lo shopping straniero non c’è”

Attenti alle banche in portafoglio. Fanno male al cuore, parola di Gianluca Verzelli, vicedirettore centrale di Banca Akros, chirurgo del  risparmio che ha alle spalle una lunga esperienza di interventi su portafogli famigliari ad alto rischio. “MI capita spesso – spiega – di  trovarmi di fronte ad investimenti squilibrati a favore dei titoli bancari. A Roma, poi, è quasi sempre così”. Il motivo? “ Quando lo chiedo al cliente, lui allarga le braccia e mi dice: cosa vuole, io voglio stare su una cosa solida. Un tempo, probabilmente, le cose stavano così. Ma oggi la prospettiva è cambiata: banche ed essicurazioni sono comparti ad alto tasso di volatilità che vanno maneggiati con molta cura”.

Firstonline – Insomma, non sono titoli per tutti. A partire da Unicredit. O no?

Verzelli – “La mia banca fa parte del consorzio di collocamento di Unicredit, perciò non me ne voglia se mi astengo da considerazioni specifiche. Ma non è un mistero che le oscillazioni di questi giorni confermano che la prospettiva è cambiata. Ormai per operare con profitto su questo titoli, che dipendono tra l’altro da variabili internazionali assai complesse, bisogna affidarsi alle cure del professionista. L’atteggiamento più sbagliato, ahimè, è quello più diffuso: compro e poi, se va male, pazienza. Lo lascio lì e poi si vedrà. E’ l’esatto opposto di quel che va fatto: oggi banche ed assicurazioni sono titoli volatili che vanno maneggiati da professionisti in grado di scegliere il timing di entrata ed uscita”.

Firstonline – Alla larga dalla tentazione di fare il grande colpo, insomma. Come è senz’altro riuscito a qualche grosso operatore.  In ogni caso, comunque vada a finire, l’operazione Unicredit è la punta dell’iceberg di un mondo in grande cambiamento. O no?

Verzelli – “Senz’altro. Molte cose stanno cambiando. Altre devono cambiare. Nella politica delle Fondazioni, ad esempio. Gli investimenti nelle banche, vista la congiuntura, rischiano di mettere a rischio le erogazioni del sistema. E’ un fenomento in atto da tempo, ma quel che è avvenuto in Unicredit così come la reazione del mercato sui Mps ha senz’altro accelerato il cambiamento”.

Firstonline – In che direzione?

Verzelli – “E’ ovvio che si pone un problema di equilibrio del sistema. Le Fondazioni, per necessità, diluiranno nel tempo il proprio impegno. E, di riflesso, si creeranno spazi per altri soci”.

Firstonline – Facile che cresca la componente internazionale.

Verzelli – “Detto con franchezza non ho segnali di grande interesse da parte di gruppi stranieri. Con l’eccezione, forse, dei francesi che già dispongono, come Bnp Paribas, di una solifda base italiana. Loro possono essere interessati a consolidare la loro presenza. Ma non mi sembra che si muovano i tedeschi o gli inglesi”.

Firstonline – Ci sono i cinesi?

Verzelli – “In questi giorni hanno comprato una partecipazione rilevante in una società portoghese, Edp, che ritengo molto interessante. Sono convinto che loro siano intenzionati a far shopping in giro per il mondo approfittando del fatto che oggi è in vendita quasi tutto. Ma non vedo perché dovrebbero scegliere proprio una banca italiana”.

Firstonline – Chi può comprare, alla fine?

Verzelli – “Ho la sensazione che, alla fine, sarà soprattutto una partita locale. Del resto, penso che l’orizzonte da questo punto di vista sia davvero cambiato: la vocazione internazionale, così di moda negli anni passati, è destinata a rientrare. In tempi di crisi la prima cosa da fare è rafforzare la presenza nel tuo orticello. Anche per  questo non vedo una grande attenzione da parte degli stranieri che non siano già presenti nel nostro territorio”.

Firstonline – Ma in Italia mancano investitori istituzionali in grado di affrontare sfide di quelle dimensioni.

Verzelli – “Ma in Italia non c’è solo Unicredit od Intesa. C’è un tessuto di banche di dimensioni minori in cui possono recitare un ruolo importante nuovi azionisti. E’ importante, in questa chiave, che si rimetta mano anche alle leggi. Penso alla riforma delle banche popolari, ma non solo”.

Firstonline – Il ciclone Unicredit, insomma, ha acceso la miccia. Ma il cambiamento promette di investire tutto il settore.

Verzelli – “Potrebbe andare così. Confesso che i femomeni di questo giorni, per la loro intensità, anzi per lo loro violenza, mi hanno colto di sorpresa: la mia generazione non ha vissuto niente di paragonabile. Difficile, perciò, prevedere cosa potrà succedere”.

Anche per questo, cari risparmiatori, state alla larga dalle banche ballerine, ex sinonimo di tranquillità.     

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