Condividi

Veneto, l’industria corre ma a due velocità

Confindustria Veneto e Fondazione Nord Est hanno rielaborato i bilanci di oltre 13 mila aziende manifatturiere del Nord Est con fatturato superiore ai 3 milioni di euro l’anno: il 25% vola, il 32,8% frena – I pareri di Matteo Zoppas e Daniele Marini

Veneto, l’industria corre ma a due velocità

Nel terzo trimestre 2017 la produzione industriale del Veneto ha registrato un +2,6% rispetto al trimestre precedente e un incremento del +3,3% su base annua: per le aziende che hanno “resistito” sui mercati internazionali la grande crisi del 2008 sembra – seppur con alcuni distinguo – definitivamente archiviata.

A fronte di segnali confortanti osserva Matteo Zoppas, presidente di Confindustria Veneto, «nonostante molti segnali positivi, infatti, c’è il rischio di possibili andamenti altalenanti. Si respira ancora molta cautela e una conferma in questo senso è la dinamica della ricaduta occupazionale, ancora rallentata».

Confindustria Veneto e Fondazione Nord Est hanno rielaborato i bilanci di 13.326 imprese del Nordest, di tutti i settori, con ricavi superiori ai 3 milioni di euro. «Emerge una dicotomia. C’è un 25% di imprese i cui ricavi crescono più del 15% (2016 rispetto al 2015); ma poi c’è un altro 32,8% che vede i propri ricavi diminuire. Si tratta infatti di una ripresa a macchia di leopardo, in cui risulta difficile rispondere alla domanda “quali sono i settori che vanno meglio”, perché se è vero che alcuni trend a livello aggregato rimangono, rispetto al passato sono decisamente più deboli. In settori in difficoltà si scoprono aziende dinamiche che crescono con redditività significative e il contrario».

La divaricazione riguarda soprattutto la redditività e la capacità di creare valore aggiunto: export, innovazione di processi e prodotti, formazione, capacità di agganciare le catene del valore sono le “mappe” della nuova frontiera manifatturiera a Nordest.

«Tra i principali fattori di sviluppo c’è il ritorno agli investimenti delle imprese che, grazie a riforme come Industria 4.0. – prosegue il leader degli industriali veneti – si stanno dotando di nuove tecnologie per realizzare innovazioni di prodotto e di processo. La partita della competizione non si gioca sul terreno dei prezzi più bassi, ma delle tecnologie più avanzate e del capitale umano. Ecco perché il rilancio degli investimenti, anche nella formazione, è un passaggio obbligato per recuperare la competitività sui mercati nazionali e internazionali. Esiste, tuttavia, una massa di imprese che non hanno avuto le energie economiche necessarie per tenersi al passo e che continuano ad avere bisogno di aiuti concreti per sopravvivere».

Anche il tessuto industriale veneto vive dunque in una stagione di forte “polarizzazione” dell’economia, del lavoro e dei saperi: con aziende che innovano, che stanno sui mercati esteri, che macinano utili e ricercano professionalità di medio-alta specializzazione e una parte residuale di imprese che lavorando solo nel mercato domestico non trovano economie di scala adeguate.

E’ la fotografia del “nuovo” Veneto industriale che propone anche Daniele Marini, professore di Sociologia dei processi economici all’università di Padova e tra i più profondi conoscitori del “motore” del Nordest.

«Tradizionalmente il Veneto e il Nordest sono votati alle relazioni con i mercati esteri e nonostante il “terremoto” del credito nella regione le imprese che hanno innovato a 360° gradi stabiliscono utili da record. Anche le piccole aziende inserite nel sistema delle filiere che lavorano con l’estero hanno agganciato la ripresa. Il tessuto diffuso di manifattura “terzista” e di piccoli fornitori “vanno all’estero” appunto con le reti di filiere, grazie proprio ai rapporti commerciali con le aziende italiane in grado di sfruttare le opportunità della tecnologia e della globalizzazione. Dati recenti non ce ne sono, ma gli imprenditori chiedono – al di là del “colore” del prossimo governo – di non smantellare ciò che di positivo è stato fatto finora per l’Industria 4.0. e le politiche di supporto all’innovazione tecnologica».

Commenta