Condividi

Vendita Manchester United: lo sceicco sfida il re del petrolio. Non bastano 5 miliardi per comprare i Reds

La vendita del Manchester United è una sfida tra due super miliardari ,ma non solo. Ecco qual è la vera posta in gioco di un affare da oltre 5 miliardi

Vendita Manchester United: lo sceicco sfida il re del petrolio. Non bastano 5 miliardi per comprare i Reds

Alla vigilia dell’anniversario dell’aggressione all’Ucraina, è senz’altro irriverente parlare di guerra del pallone. Ma la contesa attorno alle sorti del Manchester United, nobile un po’ arrugginita della Premier League, promette di segnare le sorti dello sport più seguito e più ricco del pianeta, il calcio. In più modi. Innanzitutto per le dimensioni finanziarie dello scontro. Al termine della prima fase dell’asta avviata dai proprietari, la famiglia americana Glazer, in campo restano lo sceicco Jassim Bin Hamad JJ Al Thani e Jim Ratcliffe, il fondatore dell’impero chimico Ineos. I due sono pronti a sfidarsi dai 5 miliardi di dollari in su, a partire cioè dalla quotazione raggiunta dal club quotato a Wall Street, raddoppiata da novembre, superando di slancio la cifra (4,6 miliardi) pagata per il Chelsea. Chiunque vinca, insomma, verrà abbattuto il record per una compravendita di un club, oggi detenuta dai Denver Broncos, club del football americano.

Manchester United: una sfida tra miliardari, chi sono

La sfida, come sempre capita nello sport, si tinge di significati extrasportivi, tanto più rilevanti quanto pesa la storia dell’Old Trafford, la sede del club più popolare e vincente del soccer britannico. Entrambi i contendenti, del resto, sono tifosi di lunga data del club. Lo sceicco Jassim, a capo della Qatar Islamic Bank e forte del sostegno di Bank of America, giura di esser stato baciato dalla fede nei Reds a dieci anni, affascinato dalle gesta del team guidato da sir Alec Ferguson. Dalla sua, è il solido portafoglio di papà, lo sceicco Hamad, proprietario tra l’altro dei magazzini Harrod’s  e di alcuni dei più prestigiosi edifici della capitale inglese. Nonché in passato responsabile del Qia, il fondo sovrani del Qatar che possiede il Paris Saint Germain. Ma Jassim giura che stavolta il Qia non c’entra. Preoccupazione comprensibile, visto che le norme Uefa vietano la presenza in Champions League di due squadre che dipendono dalla stessa proprietà. Ma le rassicurazioni dello sceicco convincono fino ad un certo punto. Anche perché Manchester, la culla del grande soccer, ruschia di diventare una dépendance del Golfo: United contro il Manchester City controllato dallo sceicco El Zayed di Abu Dhabi che già deve affrontare le accuse della Premier League per le continue violazioni del fair play finanziario.

Anche per questo sono in molti a fare il tifo per l’ultimo leone dell’industria britannica: Jim Ratcliffe, proprietario del colosso petrolchimico Ineos, un figlio delle Midlands cresciuto nel mito di Geoge Best ed ancor prima di Bobby Charlton che si ripromette  di restituire all’Inghilterra il controllo del club. 

Con il sostegno dei tifosi illustri che non hanno mai digerito l’intrusione degli odiati Glazer, gli americano che con uno spericolato acquisto a debito hanno acquisito il controllo del club. Una mossa spregiudicata ma fortunata: i Glazer, proprietari in Usa dei Tampa Buccaneer hanno pagato 800 milioni di dollari il club nel 2005, Pagato per modo di dire perché in queti anni il club si è ampiamente ripagato, facendo tra l’altro fronte alle rate del finanziamento iniziale. Un grande deal che i tifosi di Manchester non hanno mai digerito. A partire da Jim O’Neill, il finanziere di Goldman Sachs che inventò l’acronimo Brics (Brasile, Russia, India,Cina e Sud Africa) che tanta fortuna ha avuto negli annI Duemila. I tentativi di O Neill di coalizzare i tifosi non hanno avuto fortuna, ma qualcosa è rimasto: oggi, al fianco di Ratcliffe, è sceso in campo Goldman Sachs, pronta a coordinare un pool di investitori tra cui figura Lewis Hamilton, il campione di Formula 1. 

La vendita non è solo uno scontro finanziario

Non è solo uno scontro finanziario. Da una parte c’è il tentativo di rafforzare il controllo degli emirati del Golfo sul calcio europeo, approfittando di una superiorità finanziaria schiacciante nel Vecchio Continente. Dall’altro la reazione della Premier League, di gran unga la più potente. Certo, nessuno contesta l’apporto dei capitali internazionali, non solo arabi ma anche americani, thailandesi o indiano che hanno fattola fortuna del sistema del soccer. Ma, come si legge nell’offerta di Ratcliffe “il mondo del football è arrivato ad un bivio: noi vogliamo scrivere il prossimo capitolo, restituendo il controllo dell’organizzazione ai legittimi proprietari”. Basta con l’egemonia delle federazioni, sempre più nelle mani dei capitali d’oltremare, rispetto dei diritti dei tifosi. Come del resto promette anche lo sceicco Jassim che già annuncia il rifacimento del glorioso stadio, ormai bisognoso di un profondo restyling. Tutti pazzi per il pallone, insomma. Almeno nel Regno Unito: con la metà dei 6 miliardi di dollari necessari per lo United si potrebbe comprare l’intera Serie A. 

Commenta