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Usa sull’onda dello shale gas: il prezzo è un quarto di quello europeo

Il prezzo del gas naturale negli Usa è sceso sotto i due dollari per mmBTU, grazie a un provvedimento approvato dalla Commissione energetica per l’esportazione di questa risorsa – La potenziale importazione potrebbe portare a una notevole riduzione dei costi in Europa, ma gli alti prezzi registrati in Asia potrebbero spingere l’export verso questi mercati.

Usa sull’onda dello shale gas: il prezzo è un quarto di quello europeo

Il gas naturale negli USA è sceso per la prima volta dopo quasi un decennio al di sotto della soglia di due dollari per mmBTU (un milione di British Thermal Unit) raggiungendo un prezzo pari quasi a un quarto di quello Europeo.

I benefici di questi bassi prezzi sono facilmente intuibili e si stanno diffondendo previsioni di una “rinascita” dell’industria americana. Per esempio PWC stima una potenziale riduzione di costi per l’industria manifatturiera pari a 11.6 miliardi di dollari all’anno e registra come diciassette imprese nei documenti consegnati alla SEC hanno indicato lo shale gas come un fattore che ha guidato domanda dei loro prodotti in confronto a nessuna nel 2008.

Ovviamente il differenziale fra il prezzo del gas negli Stati Uniti e in Europa, fa sperare che parte dello Shale gas americano possa iniziare a fluire nel vecchio continente favorendo un abbassamento dei prezzi. Una previsione che viene supportata dall’approvazione (16 aprile 2012) da parte della Federal Energy Regulatory Commission della costruzione e gestione di un impianto per liquefazione di gas naturale a Sabine Pass. Questa è la prima volta che la commissione autorizza un progetto per l’esportazione di gas naturale derivante da risorse americane. Secondo la FORM 8-K depositata da Cheniere, la società che detiene la quota di maggioranza dell’impianto di Sabine pass, per stimare il costo del gas americano consegnato in Europa è necessario aggiungere circa 4 $/mmbtu al prezzo del gas presso l’ Henry Hub.

Mentre altri quattro progetti sono candidati a simili autorizzazioni (Freeport, Texas; Corpus Christi, Texas; Coos Bay, Oregon e Lake Charles, Luisiana), è ancora presto per affermare che il gas americano inizierà a fluire in Europa. Infatti, gli alti prezzi registrati in Asia potrebbero spingere gli esportatori verso questi mercati, in particolare gli impianti collocati sulla costa Ovest degli States. La diversificazione dell’origine geografica delle aziende (BG Group, Gas Natural Fenosa, Gail – India) che hanno siglato i primi contratti per l’utilizzo della capacità di liquefazione di Sabine Pass supporta l’ipotesi che non sarà eccessivamente facile garantire l’arrivo del gas americano nel vecchio continente, sempre che le necessarie licenze ad esportare vengano concesse. Infatti, negli States alcuni Senatori hanno inviato una lettera aperta all’US Energy Secretary suggerendo di procedere con prudenza nella concessione di licenze per l’esportazione di gas naturale evidenziando una serie di potenziali impatti negativi, compresi un eventuale rialzo sul prezzo dell’energia e l’impatto ambientale di aumentare il costo del gas che è spesso visto come un combustibile “ponte” dal carbone alle rinnovabili.

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