Dati in chiaroscuro dal mercato del lavoro degli Stati Uniti. Secondo i numeri diffusi da Washington nel primo pomeriggio italiano, a maggio la disoccupazione Usa è salita al 5,5%, dal 5,4% di aprile. Gli analisti attendevano un dato invariato al 5,4%.
Il tasso è comunque sceso dell’1,7% da agosto 2013, quando si attestava al 7,2%, pur rimanendo sopra alla media del 4-5% registrata prima della recessione. La Federal reserve considera come tollerabile un valore di lungo termine non superiore al 5,5%.
Quanto ai posti di lavoro, nello stesso mese ne sono stati creati 280mila (contro i 221mila di aprile, dato rivisto dai precedenti 223mila), più dei 225mila attesi.
I salari sono saliti di 8 centesimi (+0,3%), a 24,96 dollari all’ora, un rialzo superiore al +0,2% atteso dagli analisti. Su base annua, invece, i salari sono cresciuti del 2,3%, leggermente meglio del 2% segnato negli ultimi mesi.
Con le aziende americane che continuano ad assumere a passo più o meno sostenuto ormai da anni e con il tasso di disoccupazione in progressivo ribasso, la Banca centrale americana deve ora decidere quando cominciare ad alzare il costo del denaro.
Ieri il Fondo monetario internazionale ha chiesto di rinviare la stretta monetaria almeno alla prima metà del 2016.