Condividi

Usa: industria ok, consumi no

Sorpresa positiva dall’indice Empire State, mentre prezzi alla produzione e vendite al dettaglio restano deboli – Wall Street apre in negativo.

Colpo d’ala inatteso dell’industria americana. A marzo l’indice Empire State calcolato dalla Fed di New York, che misura le condizioni del settore manifatturiero nel distretto della Grande Mela, è tornato in territorio positivo per la prima volta da luglio 2015.

L’indicatore si è attestato a +0,6 punti, in netto rialzo rispetto ai -16,64 punti di febbraio e molto sopra le attese del mercato, che non andavano oltre i -10 punti. Un dato superiore allo 0 indica che la maggior parte delle imprese hanno registrato un miglioramento delle condizioni di business.

Il Dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti ha fatto sapere inoltre che a febbraio i prezzi alla produzione sono calati dello 0,2% rispetto a gennaio. Il dato è in linea con le attese degli analisti.

Al netto dei prezzi dell’energia e dei generi alimentari, l’indice è rimasto piatto, mentre gli analisti si attendevano un rialzo dello 0,1%. Su base annua, i prezzi alla produzione sono rimasti stabili, mentre quelli core sono saliti dell’1,2%.

Dal Dipartimento del Commercio, invece, sono arrivati i dati sulle vendite al dettaglio, calate dello 0,1% a febbraio rispetto al mese precedente. La flessione è più contenuta delle attese del mercato, che puntavano a -0,2%. Il Dipartimento, peraltro, ha drasticamente rivisto al ribasso il dato di gennaio a -0,4% dall’iniziale +0,2%.

In scia a questi dati, oltre che al nuovo scivolone del petrolio, Wall Street ha iniziato la seduta in calo. Dopo i primi minuti di scambi, il Dow Jones cede 93,3 punti, lo 0,54%, a quota 17.135. L’S&P 500 perde 8,44 punti, lo 0,42%, a quota 2.011. Il Nasdaq lascia sul terreno 18,42 punti, lo 0,39%, a quota 4.731. Il petrolio ad aprile al Nymex scivola dell’1,6% a 36,57 dollari al barile.

Intanto, inizia la riunione della Federal Reserve, che si concluderà domani con l’annuncio delle decisioni di politica monetaria (i tassi sono attesi invariati) e delle nuove stime economiche. A seguire ci sarà la conferenza stampa del governatore Janet Yellen.

L’attenzione del mercato è rivolta a qualsiasi indicazione sulla rotta futura del costo del denaro. La Banca centrale Usa decise a dicembre di effettuare la prima stretta dal giugno 2006 ma poi l’inizio del nuovo anno a Wall Street è stato il peggiore di sempre a causa di timori di un rallentamento della Cina e del resto dell’economia globale.

Ora la situazione sembra essersi stabilizzata, cosa che permetterebbe alla Fed di continuare sulla sua rotta. Resta da vedere quante strette prevede per il 2016 visto che a dicembre ne aspettava quattro.

Commenta