Condividi

Usa e Giappone, nel 2018 l’ICT stimola la crescita

Sia in USA (+3,9%) che in Giappone (+1,2%) la dinamica dell’Information Communication Technology si mostra consolidata, con elevati livelli di concorrenza e consumi grazie al proliferare di start-up e al ciclo di vita dei prodotti sempre più breve. Le maggiori incognite arrivano dalle relazioni commerciali USA-Cina.

Usa e Giappone, nel 2018 l’ICT stimola la crescita

Come riportato da Atradius, alla stregua del 2016 il mercato statunitense dell’Information Communication Technology ha beneficiato della solida crescita economica e del buon andamento dei consumi privati, sostenuti da aumento dei salari, crescita dell’occupazione e prezzi ridotti dell’energia. La spesa al consumo si è portata intorno al 3% negli ultimi anni e questa tendenza positiva dovrebbe proseguire nel breve termine. Secondo i dati dell’associazione di settore CTA (Consumer Technology Association), quest’anno i fatturati del retail ICT dovrebbero toccare la cifra record di 351 miliardi di dollari, con una crescita del 3,9% rispetto al 2017. L’espansione del segmento degli smartphone dovrebbe registrare un lieve rallentamento dal momento che i produttori devono confrontarsi con la maggiore pressione legata al continuo aumento dei prezzi di alcuni componenti essenziali. CTA prevede che nel 2018 le vendite di dispositivi connessi toccheranno le 715 milioni di unità, sotto la spinta di dispositivi smart, droni e dispositivi indossabili; tuttavia, i consumatori continuano ad avere un atteggiamento piuttosto prudente nei confronti della spesa discrezionale e sono continuamente alla ricerca del miglior rapporto qualità/prezzo. E nonostante il buon tasso di crescita in molti segmenti ICT, la forte concorrenza continua a favorire la riduzione dei prezzi e la contrazione dei margini di profitto di distributori e rivenditori.

Allo stesso tempo, anche il comparto giapponese dell’ICT si presenta ben consolidato e vanta un’ottima reputazione internazionale in termini di eccellenza e innovazione. Il Giappone è il terzo mercato ICT a livello mondiale dopo Cina e USA e vanta imprese note in tutto il mondo (come Hitachi, Sony, Panasonic, Fujitsu e NEC) che detengono importanti quote di mercato. Secondo le previsioni degli analisti, il mercato si manterrà solido grazie al numero crescente di consumatori locali e alla base imprenditoriale sempre più sofisticata, con una dinamica in forte crescita in vista delle Olimpiadi di Tokyo del 2020. Quest’anno le vendite del segmento hardware dovrebbero portarsi a 2,45 trilioni di yen (18,6 miliardi di euro) per poi rallentare a 2,54 tln di yen (19,3 mld di euro) nel 2021, con un tasso di crescita annuo composto dell’1,2%. Questa situazione è dovuta principalmente alla contrazione del mercato dei pc, penalizzato dal prolungamento del ciclo di vita dei prodotti e dalla flessione delle vendite di tablet e notebook di fascia bassa grazie dell’espansione degli smartphone.

Negli USA il livello di concorrenza resta elevato e i margini sono continuamente sotto pressione: un aumento dei margini potrebbe provenire da nuove linee di prodotto oppure da una quota maggiore di vendite derivanti dai servizi, che di norma assicurano margini di profitto più elevati. I margini di profitto dei produttori risentono dell’elevata penetrazione del mercato da parte di categorie di prodotti ormai mature, con la conseguente necessità d’innovazione e quindi di maggiori investimenti in R&S. La maggior parte delle imprese del settore continua ad essere fortemente dipendente dalle banche e dal finanziamento esterno e mostra quindi un alto tasso d’indebitamento: gli interessi elevati potrebbero avere un impatto significativo sui ricavi netti e sulle capacità di servizio del debito delle imprese. In questo scenario l’approssimarsi delle scadenze e la possibilità di rifinanziamento a tassi d’interesse più bassi determineranno l’aumento o meno dei rischi. La maggior parte delle imprese del settore ha forti esigenze in termini di capitale circolante, e quindi sono probabili nuove emissioni di titoli di debito. I termini di pagamento nel settore ICT oscillano di norma tra 30 e 90 giorni, anche se in alcuni casi raggiungono i 120 giorni. Quando si verificano ritardi nei pagamenti si tratta generalmente di controversie in materia di prezzo del prodotto piuttosto che di problemi di liquidità: i produttori offrono spesso formule di sconto o di “protezione del prezzo” sui prodotti per agevolarne la movimentazione prima che divengano obsoleti a causa della rapida innovazione tecnologica, con il rischio di generare controversie. Ecco allora che nel corso del 2018 gli analisti non si aspettano una diminuzione delle insolvenze nel settore alla luce di forte concorrenza, proliferare delle start-up e ciclo di vita dei prodotti sempre più breve.

Al momento, inoltre, resta da valutare l’impatto dei potenziali dazi all’importazione e dell’eventuale deterioramento dei rapporti commerciali. La prima ondata ha deliberatamente escluso i prodotti del settore ICT; tuttavia, dopo le misure di ritorsione annunciate dalla Cina, Washington sta valutando l’introduzione di ulteriori dazi che potrebbero interessare smartphone, pc e televisori, con un conseguente aumento del loro prezzo finale. Gli analisti prevedono che i rivenditori statunitensi siano in grado di assorbire parte dei costi, senza dimenticare il fatto che alcune imprese possono mobilitare la produzione dalla Cina ad altri Paesi, riducendo quindi l’impatto sui consumatori statunitensi. Le imprese con catene di fornitura complesse, soprattutto le industrie high-tech, sono in grado di modificare le modalità d’imputazione dei costi interni tra le controllate al fine di ridurre l’impatto dei dazi. Tuttavia, le catene di fornitura del settore potrebbero risentire del fatto che i prodotti assemblati in Cina ed esportati negli USA dipendono in larga misura dall’importazione di componenti di produzione statunitense (tra cui semiconduttori e software). Pertanto, in caso di deterioramento dei rapporti commerciali tra Cina e USA, non si può escludere un potenziale effetto negativo non soltanto dal punto di vista della fornitura di componenti, ma anche per quanto riguarda i consumi con l’aumento dei prezzi di vendita.

In Giappone le vendite del segmento del software dovrebbero toccare 3,83 tln di yen (29,1 miliardi di euro) nel 2018 e 4,31 tln di yen (32,8 mld di euro) nel 2021, con un tasso di crescita annuo composto del 4%. In questo contesto gli investimenti in data analytics, cyber security e soluzioni cloud rappresentano un’opportunità di crescita per i venditori di software. Le vendite dei servizi IT dovrebbero portarsi a 18,28 tln di yen (139,2 mld di euro) nel 2018, per poi toccare 20,64 tln di Yen (157,2 mld di euro) nel 2021, con un tasso di crescita annuo composto del 4,1%, sulla scia dell’aumento della spesa nel 2019/2020 in vista delle Olimpiadi di Tokyo e dei maggiori investimenti da parte delle imprese giapponesi. Le imprese giapponesi del settore ICT hanno facile accesso al finanziamento bancario e possono beneficiare di bassi tassi d’interesse: l’attuale Governo sostiene fortemente il finanziamento bancario e incoraggia le banche a concedere prestiti anche alle imprese più deboli. Per questo motivo, le imprese giapponesi mostrano generalmente un tasso d’indebitamento elevato, laddove i pagamenti richiedono in media tra i 90 e i 120 giorni. Tuttavia la cultura aziendale giapponese promuove il pagamento immediato e, dunque, il numero di ritardi è quindi limitato, con il livello d’insolvenze nel settore ICT previsto mantenersi stabile nel corso del 2018.

Commenta