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Upb: Italia sia pronta a interventi necessari per rispettare le raccomandazioni Ue

Nel focus sulle strategie di bilancio dei Paesi membri, l’Ufficio Parlamentare di Bilancio sottolinea che debito italiano resta il secondo più alto d’Europa dopo la Grecia

Upb: Italia sia pronta a interventi necessari per rispettare le raccomandazioni Ue

La Spagna è stata promossa, per la Germania e la Francia è arrivata una mezza bocciatura. L’Italia? Deve “essere pronta” a introdurre le misure necessarie per rispettare le raccomandazioni Ue. È quanto emerge dal focus sulle strategie di bilancio dei paesi membri dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio

Upb: Italia pronta a misure per rispettare le raccomandazioni Ue

Tra i principali paesi dell’Area Euro, solo la Spagna risulta essere complessivamente in linea con tutte le raccomandazioni europee. La Commissione ha invitato la Germania a ridurre le misure di sostegno all’energia prima possibile nel 2023 e nel 2024, mentre l’Italia “dovrebbe tenersi pronta ad adottare le misure necessarie nell’ambito del processo di bilancio nazionale per garantire che la politica di bilancio nel 2024 sia in linea con le raccomandazioni del Consiglio”. Lo scrive l’Ufficio Parlamentare di Bilancio in un focus sulle strategie di bilancio dei paesi membri. La Francia “è stata invitata ad adottare le misure necessarie nell’ambito del processo di bilancio nazionale per garantire che la politica di bilancio nel 2024 sia in linea con le raccomandazioni”, si legge ancora. L’aggregato della spesa primaria netta “non è pienamente in linea” con la raccomandazione europea, sostanzialmente a causa del Superbonus, spiega l’Upb.

Spesa 2023 superiore alle stime, nel 2024 eliminare misure contro il caro energia

Secondo la Commissione, la stima più recente della spesa per il 2023 è superiore alle stime effettuate a luglio, al momento della formulazione delle raccomandazioni, per “due fattori relativi ai crediti d’imposta per la ristrutturazione energetica degli edifici residenziali”, con utilizzo superiore alle attese nel 2023; inoltre alcune modifiche legislative ne hanno cambiato la natura, riducendone l’impatto previsto sulla spesa del 2024. 

A maggio scorso, dopo la disattivazione della clausola di salvaguardia del Patto di stabilità,, erano state definite raccomandazioni specifiche per paese con indicazioni sul tetto alla crescita della spesa primaria netta distinte per Stati membri. 

Per il 2024 l’Italia rispetta il tetto, ma la crescita della spesa primaria è valutata “non pienamente in linea” a causa dei crediti d’imposta. Inoltre la Commissione ha valutato il rispetto delle raccomandazioni del Consiglio Ue per il 2024 per eliminare gradualmente le misure contro il caro-energia, usando i risparmi per ridurre il disavanzo; preservare gli investimenti finanziati con risorse nazionali; assicurare l’assorbimento dei finanziamenti Ue. 

L’Italia “rispetta solo parzialmente” la raccomandazione in quanto prevede di azzerare le misure entro il 2024, ma di non utilizzare i risparmi a riduzione dell’indebitamento netto.

Così pure Francia e Germania. Per la quota di investimenti pubblici nel 2024, le valutazioni sulle previsioni di autunno mostrano per il 2024 un aumento in Germania e in Italia (dal 2,7% nel 2023 al 3% quest’anno).

Italia: crescita perde slancio nel 2023 con effetti sul 2023

Nel suo focus, l’Upb evidenzia che nei Documenti programmatici di bilancio 2024 (DPB) dei paesi dell’area dell’euro viene stimata una crescita del PIL reale pari in media allo 0,9 per cento per il 2023, in aumento all’1,7 per cento nel 2024. La crescita è positiva nel 2023 per tutti i paesi a eccezione di Estonia, Austria e Lituania, mentre per la Finlandia la crescita è nulla. Per il 2024, secondo i DPB, tutti i paesi dell’area dell’euro tornerebbero a beneficiare di una crescita superiore all’1 per cento, con una media dell’1,7 per cento.

Per le principali economie dell’area dell’euro, – rileva l’UPB – la crescita del PIL reale ha iniziato a perdere slancio nel corso del 2023 con effetti di trascinamento anche sul 2024. 

Debito Italia resta il secondo più alto d’Europa

In relazione al rapporto tra il debito e il PIL, dai DPB dei paesi dell’area dell’euro il livello medio è pari al 90,7 per cento nel 2023 e in leggera diminuzione al 90,1 per cento nel 2024. Dodici paesi registrano un rapporto superiore al 60 per cento e sei paesi sono su livelli maggiori del 100 per cento. Per il 2024 l’Italia prevede un debito pubblico in rapporto al Pil sostanzialmente stabile rispetto al 2023, rimanendo il secondo più elevato (140,1 per cento) dopo la Grecia (152,2 per cento), mentre l’Estonia continua a prevedere il debito pubblico in rapporto al Pil più basso (20,9 per cento). 

Il rapporto tra il debito e il Pil dell’Italia per il 2023 è inferiore a quanto pubblicato nel Def lo scorso aprile grazie alla revisione al rialzo della stima del livello del Pil nominale per il 2021 e il 2022, recentemente effettuata dall’Istat, che si trascina anche negli anni successivi. Nel 2024, il rapporto tra debito e Pil dell’Italia si riduce solo marginalmente di 0,1 punti percentuali di Pil rispetto alla stima del 2023. In relazione al rapporto tra il debito e il Pil, dai Dpb dei paesi dell’area dell’euro il livello medio è pari al 90,7 per cento nel 2023 e in leggera diminuzione al 90,1 per cento nel 2024. Dodici paesi registrano un rapporto superiore al 60 per cento e sei paesi sono su livelli maggiori del 100 per cento. 

Inflazione 

Infine, per quanto riguarda l’inflazione, nel focus sulle strategie di bilancio dei paesi membri, l’Upb sottolinea che la media per i principali paesi dell’area dell’euro delle stime del tasso di inflazione è pari al 5,7 per cento nel 2023 e al 2,9 per cento nel 2024. “Le previsioni di inflazione mostrano comunque dinamiche differenziate e sono ancora caratterizzate da un’ampia incertezza”, si legge.

 In Germania, il tasso di inflazione è previsto al 5,7 per cento nel 2023 e al 2,3 nel 2024, valori in entrambi i casi inferiori a quelli previsti nel PS dello scorso aprile. La Commissione europea stima valori più elevati, pari al 6,3 e al 3 per cento. Per la Francia e per la Spagna, le previsioni del tasso di crescita dell’inflazione per il 2023, rispettivamente al 5,7 e al 5,9 per cento, mostrano valori superiori a quelli stimati nel PS mentre, per il 2024, l’inflazione dovrebbe registrare livelli inferiori o simili (2,5 per cento in Francia, 3,6 in Spagna). In Italia, il tasso di inflazione dovrebbe risultare nel 2023 al 4,5 per cento, inferiore a quello previsto nel PS e, per il 2024, attestarsi su livelli simili alle precedenti stime, al 2,9 per cento.

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