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Ue, stop ai dispositivi medici cinesi: esclusione dagli appalti pubblici sopra i 5 milioni

Bruxelles reagisce alle discriminazioni del mercato cinese, “misura proporzionata per tutelare la reciprocità”

Ue, stop ai dispositivi medici cinesi: esclusione dagli appalti pubblici sopra i 5 milioni

Linea dura dell’Unione europea contro le pratiche commerciali discriminatorie della Cina. Le aziende cinesi non potranno più partecipare agli appalti pubblici europei per la fornitura di dispositivi medici di valore superiore a 5 milioni di euro. E non solo. Anche l’uso di componenti provenienti dalla Cina sarà limitato, con un tetto massimo del 50% sul valore complessivo dell’offerta.

La misura, annunciata da Bruxelles, arriva al termine della prima indagine svolta nell’ambito dello Strumento per gli appalti internazionali (International Procurement Instrument – Ipi), pensato per tutelare le imprese europee da forme di concorrenza sleale nei mercati esteri.

Ue risponde alla chiusura cinese: “Misura proporzionata”

Secondo l’esecutivo comunitario, questa risposta è “proporzionata agli ostacoli posti dalla Cina“, ma al tempo stesso studiata per non compromettere l’accesso dell’Ue a dispositivi medici essenziali. Saranno infatti previste eccezioni solo nei casi in cui non siano disponibili fornitori alternativi all’interno del mercato europeo o internazionale.

La Commissione ha sottolineato che l’iniziativa è perfettamente allineata agli obblighi internazionali dell’Unione, anche nel quadro dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (Omc), specificando che l’Ue non ha vincoli giuridici in materia di appalti nei confronti della Cina.

Con un valore globale stimato in oltre 11.000 miliardi di euro annui, il settore degli appalti pubblici rappresenta una delle maggiori fonti di business per le imprese europee. L’Ue, da sempre promotrice del libero scambio, ospita uno dei mercati degli appalti pubblici più aperti al mondo.

Ma questa apertura, finora, non è stata ricambiata. Secondo una relazione della Commissione pubblicata nel 2025, ben l’87% degli appalti pubblici cinesi per dispositivi medici è stato soggetto a barriere legali e pratiche discriminatorie nei confronti di aziende e prodotti europei.

L’indagine dell’International Procurement Instrument, che ha portato alla misura restrittiva, è stata avviata il 24 aprile 2024. Per mesi Bruxelles ha cercato di avviare un confronto costruttivo con le autorità cinesi, proponendo soluzioni bilanciate e reciprocità d’accesso tra i due mercati. Ma Pechino non ha mai risposto. Dalla Cina non sono arrivati impegni concreti né ha rimosso le restrizioni discriminatorie.

“La nostra intenzione con queste misure è ristabilire condizioni di equità per le imprese europee“, ha dichiarato Maroš Šefčovič, Commissario per la Sicurezza economica e le Relazioni interistituzionali. “Rimaniamo impegnati nel dialogo con la Cina per risolvere queste questioni”.

L’Ipi non nasce per chiudere il mercato europeo, ma per costruire una leva negoziale credibile. Il regolamento prevede che le misure restrittive possano essere sospese o revocate nel caso in cui la Cina adotti “soluzioni concrete, verificabili e soddisfacenti” capaci di affrontare in modo efficace le criticità sollevate. La Commissione ha ribadito che rimane aperta al confronto, pronta a intensificare i contatti diplomatici con Pechino. Ma, finché non arriveranno segnali concreti di cambiamento, le restrizioni resteranno in vigore.

Un accesso squilibrato: l’Europa apre, la Cina chiude

Negli ultimi anni, il divario tra i due mercati si è fatto sempre più evidente. Tra il 2015 e il 2023, le esportazioni cinesi di dispositivi medici verso l’Unione europea sono più che raddoppiate, segno di un accesso ampio e costante al mercato europeo da parte delle aziende di Pechino. Al contrario, le imprese europee si sono scontrate con ostacoli normativi e amministrativi che le hanno di fatto escluse dal mercato cinese.

Con questa decisione, Bruxelles intende riaffermare che il libero scambio rimane un pilastro dell’Unione, ma deve fondarsi su condizioni eque e su una reale reciprocità.

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