“Accordi storici” per 600 miliardi, dalle armi (intesa record da 142 miliardi) all’Ia (20 miliardi), dall’high tech all’energia, dalle infrastrutture alla sanità. E ancora: revoca delle sanzioni alla Siria, pressing sull’Iran per un accordo sul nucleare e su Israele per una tregua a Gaza, dove “la gente merita un futuro migliore”. Il “Donald d’Arabia”, come qualcuno ha già ribattezzato Donald Trump in occasione del suo primo viaggio all’estero nell’ambito del secondo mandato alla guida degli Usa, mescola la stipula di affari da capogiro alla sua imprevedibile “strategia” diplomatica nella tappa d’esordio a Riad. Un viaggio macchiato dalla decisione di accettare – come regalo – un Boeing extra lusso dal Qatar e di escludere le agenzie di stampa dall’Air Force One, l’aereo presidenziale.
Trump: accordi alla corte di bin Salman a Riad
Il tycoon è stato accolto con tutti gli onori dal principe saudita ereditario Mohamed bin Salman tra i marmi e gli ori del sontuoso palazzo reale. “Ci piacciamo molto”, ha detto Trump in uno scambio di lodi reciproche, accompagnato da una corte di ceo guidata da Elon Musk e comprendente tra gli altri Mark Zuckerberg, Sam Altman, Larry Fink, John Elkann. Se gli investimenti erano in qualche modo previsti, c’era invece molta attesa per la parte più politica del suo intervento al Saudi-Us Investment Forum, davanti a una platea di ricchi sceicchi al King Abdul Aziz International Conference Center. Il suo discorso ha gettato le basi per una (difficile) svolta in Medio Oriente dove, ha detto, “dopo tanti decenni di conflitto, finalmente è alla nostra portata raggiungere quel futuro che le generazioni prima di noi potevano solo sognare: una terra di pace, sicurezza, armonia, opportunità, innovazione e successi”.
Trump: la svolta sulla Siria e il messaggio a Israele
Il colpo a effetto, lo si citava, è stato l’annuncio della svolta sulla Siria, con la revoca delle sanzioni, il ripristino delle relazioni tra i due Paesi e l’apertura di credito verso il nuovo governo del presidente Ahmed Hussein al-Sharaa (al Jolani), che incontrerà mercoledì a Riad. “In Siria, che ha conosciuto tanta miseria e morte, c’è un nuovo governo in cui dobbiamo tutti sperare affinché riesca a stabilizzare il Paese e mantenere la pace”, ha spiegato tra gli applausi Trump, che ha maturato la decisione dopo aver parlato con bin Salman e il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Apertura anche sul Libano, dove Trump si è detto pronto ad aiutare a “costruire un futuro di sviluppo economico e pace con i suoi vicini”. Bastone e carota invece per l’Iran.
Un messaggio è indirizzato anche al premier israeliano Benjamin Netanyahu (con il quale è sceso il gelo), nel giorno in cui ha annunciato che l’esercito israeliano entrerà prossimamente nella Striscia “con tutta la sua forza”. “La gente di Gaza merita un futuro migliore”, ha dichiarato, aggiungendo che è suo “fervido desiderio” che l’Arabia Saudita “si unisca presto agli Accordi di Abramo”. Per questo Trump domani, nella seconda tappa del suo viaggio in Qatar, potrebbe presentare il suo piano per mettere fine al conflitto nella Striscia, “ordinando” poi a Netanyahu di rispettarlo, scrive Haaretz
Trump, chi c’era a Riad: da Musk a Zuckerberg (ma anche Elkann)
Dal Elon Musk al numero uno di Meta, Mark Zuckerberg, passando per gli amministratori delegati di Amazon, Nvidia, OpenAI e Boeing. A Riad insieme a Trump sfilano i Ceo di Corporate America, incluso il presidente di Stellantis John Elkann. Per loro l’appuntamento è l’occasione per stringere accordi con i ricchi sauditi ma anche fare lobby sull’entourage del presidente americano sui dazi.
Nonostante la schiarita con la Cina, resta l’incertezza sulle tariffe. E per i numeri uno delle grandi aziende americane avere la possibilità di interagire direttamente con la squadra di Trump, lontano dai riflettori di Washington, è imperdibile.
A Riad molti dei Ceo pranzano con il principe alla corona Mohammed bin Salman, incontrano i big sauditi per fare affari e partecipano al Saudi-Us Investment Forum, ribattezzato per l’occasione la ‘Maga del Deserto’. La loro presenza è lodata da Trump che, durante la sua visita, punta a incassare 1.000 miliardi di dollari di investimenti sauditi. Il tycoon dal palco del forum li ha elogiati e ha lanciato una frecciatina all’assente amministratore delegato di Apple, Tim Cook. “Non c’è, ma Nvidia c’é”, ha detto lodando il numero uno del colosso dei semiconduttori Jensen Huang. Proprio Nvidia ha siglato un’importante partnership con Humain, la startup per l’intelligenza artificiale del fondo sovrano saudita. In base all’intesa, Nvidia le invierà 18.000 dei suoi chip di ultima generazione da usare nei suoi data center in Arabia Saudita.
Sempre Humain è protagonista insieme a Amazon Web Service di un investimento da oltre cinque miliardi di dollari nell’IA in Arabia Saudita. Riad è stata l’occasione per Musk per annunciare l’approvazione da parte saudita dell’uso della sua Starlink per il trasporto aereo e marittimo. Spogliandosi dei panni di responsabile del Dipartimento per l’efficienza del governo, dal palco del Forum Musk ha assicurato che giocherà un ruolo centrale nella svolta tecnologica saudita e parlato di tutte le sue società, dalla Boring Company che costruisce tunnel e infrastrutture ai robot di Tesla. “Li ho mostrati a Mohammed Bin Salman e a Trump. Ce n’era uno che ha anche fatto la Trump dance“, il ballo di Trump, ha detto sorridendo. Anche il suo nemico Sam Altman di OpenAI era presente in Arabia Saudita, uno dei maggiori investitori al mondo nell’intelligenza artificiale.