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Trattori in rivolta: dal Green Deal ai terreni a riposo fino all’Irpef, ecco perché gli agricoltori protestano in Italia

Dalla Germania alla Francia, passando per Belgio e Italia, l’Europa è teatro di una protesta agricola senza precedenti, con trattori che avanzano fino al cuore delle istituzioni europee. Ma quali sono le ragioni di questa ribellione agricola?

Trattori in rivolta: dal Green Deal ai terreni a riposo fino all’Irpef, ecco perché gli agricoltori protestano in Italia

Il settore agricolo è divenuto negli ultimi tempi il protagonista di manifestazioni, blocchi stradali e presidi che hanno coinvolto numerosi Paesi europei. L’Europa si è svegliata con i campi e le strade invasi dai trattori, mentre gli agricoltori, uniti nel loro malcontento (non sempre giutificato, visyto l’ammontare di sussidi comunitari) e nella lotta per i loro diritti e le loro richieste, si sono posti l’obiettivo di portare la loro protesta fin sotto la cupola del Parlamento europeo, durante il recente Consiglio europeo straordinario. Ma cosa spinge gli agricoltori a sollevare il vessillo della rivolta?

La rivolta dei trattori: ecco perché gli agricoltori protestano in tutta Europa

Le problematiche variano da Paese a Paese, ma alcune questioni comuni uniscono le manifestazioni in tutta Europa. Gli agricoltori contestano il Green Deal dell’Unione europea, reputandolo eccessivamente restrittivo, chiedono una revisione del piano per meglio adattarlo alle esigenze della produzione agricola; contestano anche l’obbligo previsto dalla Pac di destinare parte dei terreni a finalità non produttive e manifestano ostilità verso un accordo con i Paesi Mercosur (Brasile, Argentina, Paraguay, Uruguay) che, secondo il settore, favoriscono l’invasione sul mercato europeo di prodotti con standard dubbi e prezzi più bassi. Tra le rivendicazioni: redditi più alti e maggiori aiuti, tutele dagli eventi climatici estremi, dal caro energia e dalle epidemie. Anche la guerra in Ucraina ha ulteriormente complicato il quadro, incidendo sull’importazione di prodotti agricoli, specialmente cereali, a prezzi più bassi. Gli agricoltori denunciano che la produzione di alcuni beni in Ucraina costa approssimativamente la metà rispetto a quella in molti Paesi europei. Ciò viene percepito come una situazione di concorrenza ingiusta, poiché le dimensioni delle aziende agricole ucraine sono mediamente molto più estese rispetto ai loro equivalenti europei, creando uno squilibrio evidente nelle dinamiche di mercato. Ma come dimnticare che l’Ucraiana è un Paese in guerra, che sta soffrendo molto?

La Commissione europea ha risposto sospendendo temporaneamente le trattative con il Mercosur e proponendo una deroga speciale alla messa a riposo dei terreni. Tuttavia, i manifestanti ritengono che queste aperture siano insufficienti e chiedono un supporto più deciso a favore dell’agricoltura.

Le 5 ragioni della rivolta degli agricoltori in Italia

La protesta degli agricoltori in Italia rappresenta un grido d’allarme che risuona in tutta Europa, sottolineando la necessità di una risposta urgente da parte del governo e delle istituzioni europee. Ecco i 5 motivi principali che infiammano gli agricoltori italiani:

  • Prezzo diesel alto: gli agricoltori italiani lamentano il costo elevato del gasolio. Nonostante il mantenimento delle agevolazioni fiscali, gli agricoltori italiani affermano di pagare di più rispetto ai loro colleghi francesi e tedeschi, generando un onere finanziario aggiuntivo per le loro attività.
  • Vincoli della Politica Agricola Comune (Pac): gli agricoltori contestano l’obbligo imposto dal Pac di lasciare il 4% dei loro terreni a riposo come condizione per accedere ai contributi comunitari. Nonostante siano state concesse deroghe per il 2023 e proposte per il 2024, gli agricoltori chiedono lo stralcio definitivo dell’obbligo. Non solo. Richiedono una più ampia revisione della Pac che ha svolto un ruolo cruciale nel promuovere la ripresa dell’agricoltura europea e nel garantire la sicurezza alimentare del continente, ma nel corso degli ultimi anni, le cose sono cambiate. L’incremento dei costi energetici e delle materie prime, la crescente concorrenza da parte dei paesi emergenti e gli impatti dei cambiamenti climatici hanno posto notevoli sfide alla sostenibilità economica dell’agricoltura europea.
  • Disparità tra prezzi ai produttori e vendita al dettaglio: un altro aspetto cruciale che permea le proteste in Italia è la richiesta di riconoscere un prezzo minimo ai prodotti agricoli. Troppo spesso, gli agricoltori vedono i loro prodotti pagati solo una frazione del costo finale sugli scaffali dei supermercati.
  • Mancata proroga dell’esenzione Irpef: gli agricoltori lamentano che nella Manovra 2024 non siano state prorogate le agevolazioni fiscali per il settore agricolo, portando i redditi agricoli a essere tassati ordinariamente: i coltivatori diretti e le imprese agricole professionali (Iap) dovranno dichiarare i redditi dominicali e agrari basandosi sulle risultanze catastali. Tali redditi saranno rivalutati al 80% per quelli dominicali e al 70% per quelli agrari. Successivamente, si applicherà una seconda rivalutazione del 30%, limitata ai soli proprietari terrieri e agli agricoltori non esenti, come coltivatori diretti e Iap. Il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida l’ha definita un’esenzione “immotivata”. Il leader di Italia Viva l’ha definita la “Lollotax”. Non solo. La legge di Bilancio 2024 impone anche ai giovani agricoltori di versare i contributi previdenziali. Questo rappresenta un ulteriore onere finanziario per gli agricoltori che propongono anche la riduzione o la completa esenzione dell’Iva su alcuni prodotti alimentari primari, con l’applicazione di un’aliquota massima del 10% per il vino.
  • Critiche al green deal europeo: gli agricoltori contestano gli obiettivi ecologici dell’Unione Europea, definendoli troppo restrittivi e irrealistici. Le richieste di ridurre del 50% l’uso di fitofarmaci entro il 2030 e altre direttive ambientali sono percepite come onerose e non sostenibili per molte aziende agricole già indebitate. Gli agricoltori denunciano anche l’ingiustizia della concorrenza, accusando l’Italia di importare prodotti da paesi con pratiche agricole meno sostenibili.

In conclusione, la questione agricola è diventata il punto focale di una discussione più ampia sull’equilibrio tra sostenibilità ambientale ed economica, un dilemma che richiede soluzioni concrete e collaborazione tra agricoltori, governi e istituzioni europee.

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