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Tra aiuti e non aiuti, la Spagna resta al bivio della crisi

Mentre i mercati aspettano che il premier Mariano Rajoy chieda gli aiuti all’Unione Europea, legandosi così alla ricetta di misure di contenimento della spesa pubblica, milioni di spagnoli (ed europei) scendono nelle piazze in uno sciopero generale contro le politiche di austerità.

Tra aiuti e non aiuti, la Spagna resta al bivio della crisi

Quasi il 90% degli spagnoli ritiene che l’economia del proprio Paese versi in una pessima situazione. Rabbia e desolazione attraversano la penisola iberica da Nord a Sud, e trasversalmente tutte le fasce di età. Gli studenti si vedono tagliate borse di studio in modo massiccio e le pensioni degli anziani continuano a perdere potere di acquisto. La fiducia nel Governo di Mariano Rajoy diminuisce di giorno in giorno. E in Europa tutti stanno aspettando una sua presa di posizione.

Si parla nuovamente della possibilità che il premier spagnolo chieda gli aiuti all’Unione Europea. Come la Grecia anche la Spagna entrerebbe così in una spirale di misure di austerità in cambio di aiuti finanziari, cessando di potersi finanziare autonomamente sui mercati. Per quest’anno Madrid è salva, perché ha coperto la quasi totalità delle emissioni, mentre nel 2013 dovrebbe prendere in prestito almeno 200 miliardi di euro: non è difficile immaginare a quale elevato costo se non si lascia coprire le spalle dalla Bce. Standard & Poor’s ha già minacciato di abbassare il rating della Spagna a junk se Rajoy non si deciderà a farsi avanti. Nel caso in cui invece il primo ministro spagnolo chiedesse gli aiuti, l’istituto di Francoforte potrebbe mettere in atto il programma Omt, il famoso piano anti-spread lanciato da Mario Draghi lo scorso 6 settembre. In questo modo Rajoy potrebbe essere abbastanza sicuro di vedere diminuire gli interessi sulle obbligazioni sovrane, dal momento che la Bce garantirebbe acquisti pressoché illimitati dei suoi Bonos. Ma sono in pochi a credere che Rajoy si esponga nei prossimi mesi. Soprattutto per le elezioni regionali anticipate in Catalogna, dove le pressioni per l’indipendenza di certo non aiutano Madrid a risolvere la crisi.

A colpire la stampa estera tuttavia è soprattutto il disagio sociale. I disoccupati raggiungeranno i 6 milioni di persone nel 2013, più del 25% della popolazione. I pignoramenti di case per mancato pagamento delle rate dei mutui sono stati oltre 400mila dal 2009. Ma dopo l’ultimo suicidio di una donna di 53 anni che si è lanciata dal sesto piano poco prima di essere sfrattata, domani il Consiglio dei ministri varerà un decreto legge per bloccare gli sfratti. Le banche spagnole sospenderanno per due anni i pignoramenti a coloro che, per casi di estrema necessità, non sono in grado di pagare le rate dei mutui. Intanto le banche della Spagna si apprestano a ricevere entro dicembre parte dei 100 miliardi di aiuti dal Meccanismo di Stabilità Europeo (Esm) che dovrebbero alleviare le perdite della bolla immobiliare.

I dati ufficiali sull’economia spagnola sono però sempre meno confortanti. Gli obiettivi di deficit non saranno raggiunti né quest’anno né il prossimo. Il Prodotto interno lordo continuerà ad essere negativo fino al 2014. Le promesse elettorali, come quella di riportare a un’aliquota minore l’imposta sul reddito delle persone fisiche, sono già svanite. Migliaia di cittadini sono scesi oggi in Piazza in tutta la Spagna (e in altri 20 Paesi europei) per opporsi alle misure di austerità: è ora che Rajoy prenda una posizione e spieghi come vuole far tornare a crescere il suo Paese.

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