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Tour de France: Aru delude sul Galibier

Il campione italiano arranca in montagna e perde altri 30′ dalla maglia gialla Froome: ora è fuori dal podio – Oggi sull’Izoard tenterà il tutto per tutto, se avrà sufficienti energie

Tour de France: Aru delude sul Galibier

Oggi sull’Izoard, nello scenario lunare della Casse deserte dove il Tour ha scritto pagine da leggenda, Fabio Aru è chiamato all’ultimo disperato attacco alla baionetta se vuole riagguantare la maglia gialla che è stata sua per due giorni o almeno rientrare in zona podio. Quella odierna è una tappa senza appello per il corridore sardo dopo la sentenza a lui avversa del Galibier: non un crollo come quello di Quintana ma un cedimento netto negli ultimi tornanti del mitico colle di fronte, incapace di reagire al terzo attacco di Bardet: uno, due, tre volte il francese era scattato per impallinare Froome e allontanare Uran, ma l’unico a mollare dei quattro che comandano la classifica, racchiusi in una manciata di secondi, è stato proprio il campione italiano.

Una ventina di secondi di ritardo nei confronti dei suoi tre rivali diretti al passaggio del Gpm più prestigioso del Tour che sono diventati 31” al traguardo di Serre Chevalier. Con Uran e Froome che incassano anche l’abbuono del secondo e terzo posto – 6” al colombiano e 4” al britannico – Aru vede salire a 53” il distacco dalla maglia, scivolando al quarto posto a 26” anche dalla zona podio occupata a pari tempo da Uran e Bardet, entrambi a 27” da Froome.

Quinto a 1’24” dal suo capitano è Landa che anche ieri è apparso il più forte in salita, frenato solo dall’obbligo di scortare e proteggere Froome. Compito fatto alla perfezione, anche se non con grande entusiasmo, come si è visto nella volata a cinque – con loro c’era anche Barguil, la maglia bianca a pois – volata per il secondo posto con il basco che non ha fatto quasi nulla per lanciare Froome. Sarà interessante vedere cosa farà oggi Landa sull’Izoard: è il favorito per la vittoria di tappa, purché non faccia male…a Froome. Dura lex, sed lex: questa è la disciplina di ferro in casa del Team Sky.

Per la tappa del leggendario Galibier si è mosso al seguito del Tour anche il presidente francese, Emmanuel Macron che sperava in un exploit di Bardet. L’exploit l’ha fatto invece Primoz Roglic, il corridore sloveno che, passato primo sul Col du Télégraphe assieme a un piccolo drappello di fuggiaschi nobilitato dalla presenza di Alberto Contador, ha poi attaccato e staccato tutti nella parte finale del Galibier involandosi nella lunga discesa verso Serre-Chevalier, un tracciato tecnico ad alto rischio, esposto su impressionanti precipizi al di là del ciglio della strada , ma il brivido e le vertigini sono nel dna di Roglic che fino a cinque anni praticava il salto con gli sci lanciandosi a capofitto dal trampolino.

Fino a due anni or sono un totale sconosciuto, poi una sorpresa come cronoman da quando ha vinto la frazione contro il tempo del Chianti nel Giro del 2016, da ieri Roglic si è inventato anche scalatore, tenace e potente, capace di piantare in asso  un Contador che stava dando l’anima per mettere la sua griffe sul Galibier. Roglic, con la vittoria solitaria di Serre Chevalier, dà allo Slovenia il primo successo al Tour, aprendo per sé nuovi orizzonti e traguardi in carriera. Un tipo certamente da seguire, questo sloveno di 26 anni della Lotto Jumbo.

Si diceva di Contador: orgoglio, coraggio, classe al Pistolero non sono mai mancati. Ieri sentiva anche la gamba quando è partito sulla Croix de Fer raggiungendo il drappello di fuggitivi e lasciando al suo destino Nairo Quintana che all’inizio, anche incoraggiato dallo spagnolo, ha cercato di seguire le sue ruote. Un’altra giornata da dimenticare per il colombiano della Movistar che si è smarrito proprio sulle montagne che lo attendevano per il volo del Condor. Al traguardo arriverà a oltre 7 minuti da Roglic, precipitando al 13esimo posto della generale.

Contador ha invece tenuto duro, anche se sulle rampe finali del Galibier la sua pedalata en danseuse perdeva in brillantezza ed efficacia, tanto da farsi raggiungere e superare proprio a un passo dallo striscione del Gpm da Froome, Bardet, Uran, Barguil e Landa, che avevano nel frattempo distanziato Aru. Contador arriverà al traguardo con Aru, rientrando nella Top ten al nono posto: come premio di consolazione gli è stato assegnato il dorsale rosso come premio della combattività. Poca cosa per un campione che ha vinto due Giri, tre Vuelta, due Tour ma che si ribella all’idea della resa.

Una resa dolorosa è stata quella di Marcel Kittel che coinvolto in una caduta collettiva nella parte iniziale della corsa, non è stato in grado di proseguire. Lascia il Tour e la maglia verde che sognava di portare a Parigi grazie alle sue cinque vittorie di tappa. Ora è sulle spalle di Michael Matthews, l’australiano vincitore di due frazioni in questo Tour.

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