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Torino-Pechino in meno di due giorni di treno: arriva (nel 2040) la nuova “Via della seta”

Presentato a Torino il progetto della grande metropolitana eurasiatica: una rete ferroviaria ad alta velocità di 30mila km complessivi, che sarà in grado di collegare l’Italia con Pechino in un giorno e mezzo di viaggio, sfruttando il Corridoio 5 – Il progetto costerà complessivamente 2.000 miliardi, col contributo di diversi Paesi – Ecco la mappa.

Torino-Pechino in meno di due giorni di treno: arriva (nel 2040) la nuova “Via della seta”

Un interrail in giro tra due continenti. Una grande linea metropolitana ad alta velocità tra Europa ed Asia che permetterà, ad esempio, di muoversi da Torino a Pechino in meno di due giorni. Sembra fantascienza, ma nel 2040 potrebbe diventare realtà, anche se il costo dell’operazione è effettivamente fantascientifico: circa 2.000 miliardi di dollari di investimenti complessivi per costruire due grandi assi ferroviari.

“Quello tra l’Europa mediterranea – spiega Ernest Sultanov, coordinatore di MIR Initiave, promotore del progetto e capo degli affari esteri della compagnia ferroviaria russa Jsc -, che partendo dalla Spagna transiterà anche per Torino e per il Nord Italia, sfruttando il Corridoio 5 per poi spingersi verso Turchia, Iran, Caucaso e infine Cina; e poi quello del nord, che da Pechino porterà invece attraverso Kazakistan, Russia, Polonia, Germania fino all’Uk. Dovremmo farcela prima del 2050, probabilmente anche nel 2040 o forse prima”.

E’ la nuova “Via della seta”: quella rete commerciale che nell’antichità collegava Occidente e Oriente attraverso 8.000 km di lunghe e tortuose vie carovaniere, adesso sarà uno snodo ferroviario da 30mila km complessivi e attraverserà decine di Paesi. “L’obiettivo – spiega ancora Sultanov – non è solo il contatto commerciale ma anche quello umano e turistico. Avvicinare Europa e Asia significa dare un messaggio di pace e di vicinanza culturale: con la tecnologia ad alta velocità di oggi Torino-Pechino si farebbe in quasi due giorni di viaggio, ma in futuro si potrebbe arrivare a coprire la tratta in 30-35 ore, con alcune fermate intermedie che consentiranno un ‘giretto’ in Asia in appena una settimana complessiva”.

L’ostacolo resta l’investimento, a dir poco colossale, anche se il manager russo, di origini tartare e dall’italiano fluido in virtù del suo passato come dirigente nell’acciaieria bresciana Lucchini, assicura: “Si tratta di creare sinergie tra pubblico e privato. Ad esempio abbiamo già firmato l’accordo con il governo cinese per la prima tratta, Mosca-Pechino (8.000 km, come l’intera antica “via della seta”, ndr): sono stati stanziati 20 miliardi e più di 3.000 km in territorio cinese sono già stati costruiti”. Entro qualche anno, dunque, le due principali città della cosiddetta Eurasia saranno collegate in meno di 24 ore di treno.

Il progetto è stato presentato a Torino in occasione del Salone del Libro perché proprio nella capitale piemontese è nato il progetto del “Forum delle città della nuova via ferroviaria della Seta”, l’associazione che dovrebbe riunire i vertici dei municipi delle tante fermate della futura metropolitana europea, la cosiddetta Metro of the Metr (la regione del Middle East, Turchia, Russia). Finora hanno aderito a quella che è stata chiamata la “Carta di Torino” una ventina di amministrazioni. I costi per l’Italia? “In realtà sono relativi – assicura Sultanov – perchè il tratto in territorio italiano è già coperto dalla Tav”. Che deve ancora farsi e che non costerà poco (l’Ue ha stanziato 26 miliardi di euro per l’intera infrastruttura, di 9 Corridoi, per il periodo 2014-2020), ma non ci saranno spese aggiuntive. In compenso sarà ampiamente coinvolto il know how italiano: “La tecnologia italiana nel settore dei trasporti è di avanguardia: penso in particolare a prodotti di eccellenza come il Frecciarossa e all’attività di un gruppo come Finmeccanica“.

Ma la grande metropolitana eurasiatica potrebbe diventare soltanto l’inizio di un progetto ancora più ambizioso: “Esistono già i progetti per l’attraversamento sotterraneo dello stretto di Gibilterra”, garantisce Sultanov, che ipotizza anche “un collegamento tra l’Irlanda e Torino per collegare verticalmente l’asse del nord con quello mediterraneo”. Il collegamento ferroviario di Gibilterra e quello, ancora in alto mare, dello Stretto di Bering, consentiranno in un futuro ancora difficile da immaginare a tutti i continenti – a parte l’Oceania – di essere collegati fra loro in treno. Con distanze colmabili in poche ore o tutt’al più in pochi giorni.

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