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Tim riunisce il cda dopo il tonfo del titolo e le critiche degli analisti: avanti con il Piano 2024-2026

Il top management e gli advisor di Tim hanno spiegato che la caduta del titolo non è legata al nuovo Piano al 2026 annunciato mercoledì sera. Il Debito netto pro-forma raggiugerà i 7,5 miliardi di euro entro la fine del 2024. Flusso di cassa nel 2026 a 500 milioni e Guidance 24-26 confermata

Tim riunisce il cda dopo il tonfo del titolo e le critiche degli analisti: avanti con il Piano 2024-2026

Si è svolto stamani il consiglio di amministrazione di Tim, con all’ordine del giorno un’informativa dopo il tonfo del titolo che giovedì ha perso in Borsa quasi il 24 per cento. Il top management e gli advisor hanno spiegato che la caduta del titolo, secondo quanto si apprende, non è legata al nuovo Piano al 2026 annunciato mercoledì sera. È attesa, sempre secondo quanto si apprende, un’integrazione di numeri relativi al Piano, dopo le critiche degli analisti. Il board si è concluso senza nessuna delibera. Dunque il Piano free to run andrà avanti.

Tim, i conti degli analisti

Venerdì, il giorno dopo il Capital Market Day di Tim, gli analisti hanno rifatto i conti, perchè il nodo debito non è ancora sciolto. La riduzione della leva non può essere presa in considerazione prima del closing della cessione di Netco a Kkr, significa che per i prossimi 6 mesi Tim continuerà a “bruciare cassa”, hanno spiegato il Ceo Pietro Labriola (nella foto, ndr) e il direttore finanziario Adrian Calaza durante l’incontro con la comunità finanziaria. A fine 2023 l’indebitamento finanziario netto rettificato era di 25,6 miliardi e di 20,3 miliardi quello after lease (ovvero al netto di tutti i leasing). I target del piano puntano a farlo scendere a 7,6 miliardi a fine 2024 (due volte il rapporto debito/ebitda), perché, secondo i nuovi calcoli degli analisti, anche se a giugno la vendita di Netco porterà a una riduzione di circa 14 miliardi ci saranno “1,5 miliardi di assorbimento di cassa” tra oneri finanziari, tasse, net working capital (ovvero le risorse per le attività ordinarie o ‘straordinarie’ come i prepensionamenti e per Dazn) e il pagamento dei dividendi del Brasile. Nel 2025 la riduzione di debito attesa è modesta (Equita stima al massimo in 100 milioni) mentre nel 2026 dovrebbe arrivare la sforbiciata più rilevante (0,5/0,6 miliardi) che porterà il rapporto debito/ebitda a 1,6/1,7 volte. Dopo il cda straordinario di questa mattina, prima della riapertura dei mercati Tim dovrebbe, queste sono le attese, integrare la comunicazione sulle guidance finanziarie che hanno creato molta incertezza a Piazza Affari. 

Tim, i dubbi della Uil: “Meloni ci convochi”

“Abbiamo sempre espresso forti dubbi sul progetto di separazione in Tim, unico nello scenario delle Tlc.
Confermiamo la nostra forte criticita’ su quanto da tempo sta accadendo per Tim”. Lo afferma PierPaolo Bombardieri, segretario generale Uil. “Abbiamo chiesto al Governo di aprire un confronto, ma abbiamo ascoltato solo un silenzio assordante, anche sulle strategie industriali che riguardano questa importante realtà del nostro Paese – aggiunge – Manca chiarezza sulla sostenibilità dell’operazione: i perimetri e l’occupazione sono punti imprescindibili per noi. Sollecitiamo nuovamente la premier Giorgia Meloni a convocarci per avere chiarezza su un progetto che non convince nessuno, neanche gli azionisti né, dopo la perdita del 24% in Borsa, gli analisti”. Tim e le Tlc, conclude il dirigente sindacale, “sono troppo strategiche per il nostro Paese: non si può perseverare nella mancanza di chiarezza”.

Tim conferma la guidance 2024-2026

Tim ha fornito ulteriori dettagli riguardanti il debito netto pro-forma, che al 31 dicembre 2023 ammontava a circa 6,1 miliardi di euro e si prevede raggiungerà circa 7,5 miliardi di euro entro la fine del 2024. Una variazione è attribuibile principalmente a due fattori: la gestione ordinaria, che include l’EBITDA AL al netto degli investimenti, gli oneri finanziari, l’andamento del Net Working Capital (NWC), le minoranze di TIM Brasil e le tasse; e la gestione straordinaria, che comprende gli impatti legati all’operazione Netco come i costi di separazione, eventuali impatti da price adjustment e ulteriori partite relative al Net Working Capital.

Per quanto riguarda i flussi di cassa previsti per il 2025-2026, si prevede un Net cash flow intorno allo zero nel 2025 e circa 0,5 miliardi di euro nel 2026. Tuttavia, una volta normalizzati gli effetti descritti, ci si attende un valore intorno a 0,4 miliardi di euro nel 2025 e 0,8 miliardi di euro nel 2026. La normalizzazione dei flussi di cassa è legata principalmente a uscite straordinarie di cassa a livello di working capital, legate alla liquidazione effettiva del personale coinvolto in iniziative di incentivo all’esodo già attive, e alla riduzione dei costi del debito dovuta al miglioramento atteso del merito di credito.

Tim conferma la guidance 2024-2026 fornita al mercato e suggerisce che eventuali miglioramenti rispetto a questa guida potrebbero derivare dagli earn-out legati all’operazione Netco e dalla possibile cessione di Sparkle, il cui processo è ancora in corso.

Ultimo aggiornamento ore 7,36

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