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Tim e Vivendi, attacco e difesa. La Borsa accende i riflettori

La compagnia telefonica italiana va allo scontro con il Governo sugli investimenti in fibra, mentre il suo azionista principale si prepara a congelare la quota in Mediaset e ricorre al Tar – Nuovi record a Wall Street e alla Borsa giapponese – L’Argentina lancia un titolo a 100 anni – Banche venete: la soluzione tarda e i bond frenano

Tra i colossi della tecnologia e il presidente Donald Trump non corre buon sangue: ambiente, immigrazione e protezionismo rappresentano altrettanti terreni di scontro. Ma i due mondi, che non si amano, sono costretti a convivere. Il presidente, sotto tiro per il Russiagate, punta a recuperare sul terreno che gli è più congeniale, quello del business. E così eri alla Casa Bianca si sono incontrati 18 amministratori delegati di aziende tecnologiche come Amazon, Apple, Ibm, Microsoft e Google con una capitalizzazione complessiva di 3.500 miliardi di dollari. L’obiettivo era quello di gettare le basi per aiutare il presidente Donald Trump a riorganizzare e modernizzare il governo, a prescindere dalle diverse vedute politiche. Wall Street applaude e festeggia nuovi record.

L’ARGENTINA (!) LANCIA UN TITOLO A 100 ANNI

È un buon momento per l’economia, sia in Usa che in Europa. Ma non solo. La notizia più curiosa di ieri è che l’Argentina, il discolo storico della comunità internazionale, già punita dall’embargo finanziario dopo il default, ha lanciato un’offerta clamorosa: un’emissione a 100 anni, al tasso dell’8,25%. Difficile immaginare chi possa fidarsi delle cedole di Buenos Aires scadenza 2117. Ma è comunque il segnale che l’avversione al rischio è precipitata al minimo storico. Potrebbe non essere una buona notizia.

NIKKEI OLTRE 22 MILA PUNTI, AI MASSIMI DOW JONES E S&P 500

Anche la Borsa di Tokyo partecipa all’euforia dei listini Usa. Stamattina il mercato si avvia a chiudere in rialzo, l’indice Nikkei sale dell’1,1% a 22.290 punti, sui massimi degli ultimi 22 mesi. Gli altri mercati azionari dell’Asia sono relativamente quieti, Hong Kong perde lo 0,1%, Shanghai guadagna lo 0,1%. Seoul -0,1% e Mumbai +0,1%.

In forte ripresa Wall Street grazie alla riscossa dei titoli tecnologici e del settore salute (nuovo record per l’indice). L’indice Dow Jones (+0,68% a 21.528,99 punti) e l’S&P 500 (+0,83% a 2453,46) hanno toccato nuovi massimi storici. Meglio ancora il Nasdaq (+1,42%).

DUDLEY (FED): ECONOMIA OK, I TASSI SALIRANNO

A dare la carica ai listini (e al dollaro) sono state anche le parole di William Dudley, il governatore della Fed di New York, che ha lanciato segnali di fiducia sullo stato di salute dell’economia. L’inflazione, ha detto il banchiere, è destinata a salire con l’aumento dei salari che si profila grazie al miglioramento del mercato del lavoro. La Fed, perciò, continuerà a stringere gradualmente la politica monetaria Usa prevenendo così il rischio bolla e il rischio recessione. Il messaggio di Dudley ha dato la spinta ai finanziari, trascinati da JP Morgan (+2,2%): il settore avanza dello 0,98%.

Merita una citazione a parte il biotech (indice +2,5%) che ha vissuto la seduta migliore da febbraio. Biogen è salita del 3,5% dopo che Ubs ha promosso il titolo da sell a neutral. Il Guinness dei primati tocca però a Clovis Oncology: +46,5% dopo l’esito positivo dei test in fase 3 su un nuovo farmaco per la cura del cancro alle ovaie.

È rientrato anche l’allarme sul settore tech, a partire da Apple (+2,9%) uno dei titoli più bersagliati dalle vendite la scorsa settimana. In rialzo tutti i Big e l’indice del settore Tech avanza dell’1,7%.

A PIAZZA AFFARI STM È IL TITOLO TOP

La riscossa dei chips ha coinvolto Stm (+3%), miglior titolo del listino milanese, in parziale recupero dopo il tonfo della scorsa settimana. Il recupero è stato accompagnato dall’aumento da parte di Goldman Sachs del target price del titolo da 11,8 a 13,7 euro. “Aumentiamo le nostre stime per tener conto della maggior presenza nell’automotive e nel 3d sensing”, hanno scritto gli analisti gli analisti ribadendo il giudizio neutral.

ENI, NUOVI AFFARI IN MESSICO ED IN IRAN

In calo solo i petroliferi: Exxon -0,87%, Chevron -0,82% sull’onda di un nuovo ribasso della materia prima, scivolato ai minimi da sette mesi a fronte dell’aumento della produzione di shale oil negli Usa e della ripresa di Libia e Nigeria, che stanno vanificando l’effetto dei tagli Opec. Il Brent è sceso a 46,91 dollari al barile (-1%), Wti a 44,0 (-1,2%). A spingere il mercato al ribasso hanno contribuito le scadenze tecniche: oggi è l’ultimo giorno per trattare i futures sulla scadenza fine luglio.

A Piazza Affari avanza Eni (+0,4%). Bloomberg ha anticipato che la compagnia è in procinto di siglare un memorandum d’intesa con la National Iranian Oil Company (Nioc) per l’espansione dei campi di Kish e Darkhovein. Un consorzio formato dal gruppo del Cane a sei zampe, Capricorn Energy e Citla Energy si è aggiudicato ieri il settimo blocco di un’asta riguardante l’esplorazione e lo sfruttamento di giacimenti di petrolio e gas nelle acque del golfo del Messico al largo degli Stati di Veracruz e Tabasco. Le stime sui giacimenti esistenti indicano fino a 169 milioni di barili di greggio in un’area di 591 chilometri quadrati. Rimbalza anche Saipem +0,2%.

BREXIT, PARTE BENE IL NEGOZIATO. PARIGI FESTEGGIA MACRON

Anche il calo dell’euro sul dollaro ha aiutato i mercati azionari del Vecchio Continente, già elettrizzati dal successo, pur scontato di Emmanuel Macron alle elezioni legislative di domenica. A Milano l’indice FtseMib è salito dello 0,35%, recuperando lo stacco dividendo di diversi titoli, compreso Poste Italiane. Parigi, in crescita dello 0,90%, mentre Francoforte ha guadagnato l’1,07%. Madrid +0,83%. Londra è salita dello 0,81%.

Avvio positivo del negoziato sulla Brexit. Ue e Regno Unito hanno trovato un primo accordo sulle priorità del negoziato e sui tempi che dovrà seguire. Lo ha annunciato al termine della prima giornata di incontri politici a Bruxelles il capo negoziatore Michel Barnier, in una conferenza stampa congiunta con il segretario di Stato per l’uscita del Regno Unito, David Davis. Il negoziato sarà organizzato attraverso quattro sessioni, una al mese della durata di una settimana. “Sia per l’Ue che per il Regno Unito un accordo equo è possibile ed è di gran lunga meglio di non avere alcun accordo” ha detto Barnier. La questione irlandese, hanno detto i due negoziatori, ieri “ha preso la maggior parte del tempo”: l’obiettivo è di evitare il risorgere di una frontiera fisica tra l’Eire e l’Irlanda del Nord salvaguardando gli accordi del Venerdì Santo.

IN CALO LO SPREAD, IL BTP SCENDE A 1,95%

Tra i governativi prosegue il rialzo dei titoli italiani. Il tasso del decennale è sceso in area 1,95% da 1,99%. Lo spread Italia-Germania si è attestato in chiusura a 168 punti base dai 172 di venerdì dopo aver toccato il minimo di seduta a 166 punti, sui minimi da metà gennaio. In parallelo, il tasso del decennale scende a 1,95% da 1,99% dell’ultima chiusura. Positiva la performance dell’Italia anche sulla Spagna con il premio di rendimento a 50 punti base in chiusura, contro 52.

BANCHE: L’EUROPA SALE, L’ITALIA SEGNA IL PASSO

Banche europee in corsa (eurostoxx +1,2%), italiane in stallo (solo +0,16%). La ragione della doppia andatura è, al solito, legata all’impasse sulle banche per le quali non si vede ancora una soluzione. Venerdì sera il governo ha dovuto emettere un decreto lampo per congelare il rimborso dei prestiti subordinati in scadenza nei prossimi sei mesi, un provvedimento d’emergenza che riguarda le banche in via di ricapitalizzazione a carico dello Stato. 

BANCHE VENETE: TARDA LA SOLUZIONE, I BOND FRENANO

Il clima di rinnovata incertezza si è immediatamente riflesso sui bond senior dei due istituti, in frenata dopo i progressi della scorsa settimana. Il senior di Popolare Vicenza marzo 2020 cedola 2,5% cede quasi 4 punti a 86,00, per un rendimento che risale in area 8,69%, dopo essere sceso la scorsa settimana al 6,40%, ai minimi da fine gennaio. Una decina di giorni fa il titolo viaggiava oltre quota 16%. Anche il senior ottobre 2018 cedola 5% della banca vicentina cede quasi 4 punti a 89,0, per un rendimento al 14,50%, contro un minimo da metà febbraio visto la settimana scorsa in area 9%, dopo un picco la settimana precedente in area 26%.

BALZO DI CARIGE, ACCELERA BANCO BPM

Sul listino principale spicca la performance di Banco Bpm +1,6%. Avanza anche Carige (+3,2%), che ha trasferito un portafoglio di crediti in sofferenza per un ammontare lordo di 938 milioni ad un apposito veicolo di cartolarizzazione. Il gruppo ha trasferito un portafoglio di crediti in sofferenza per un ammontare lordo di 938 milioni ad un apposito veicolo di cartolarizzazione. Paolo Fiorentino, ex chief operating officer di UniCredit, è in pole position per la carica di amministratore delegato.

Modesti rialzi per gli altri istituti. Unicredit +0,3%: il gruppo ha ceduto a MBCredit Solutions, specializzata nella gestione dei crediti non perfoming, un portafoglio di sofferenze del valore nominale di 450 milioni di euro. Intesa -0,4%, Bper Banca +0,6%.

Continua invece la discesa del risparmio gestito. L’andamento di Poste Italiane è condizionato dallo stacco del dividendo (- 6,79%, ma solo -0,82% al netto della cedola). Arretrano anche Banca Generali (-0,7%) e Azimut (-0,33%).

Rimbalzano, dopo aver sofferto per diverse sedute, Finecobank (+1,49%), Ugf (+1,4%) e Unipolsai (+1,96%).

VIVENDI PRONTA A CONGELARE A QUOTA IN MEDIASET

Vivendi ha impugnato ieri presso il Tar del Lazio la delibera dell’Agcom che obbliga il gruppo francese a scegliere fra il controllo di Tim e la quota vicina al 30% in Mediaset (+0,23%). Vivendi, scrive l’Ansa, comunque ha comunque comunicato all’Agcom di essere pronta a ottemperare alla delibera attraverso il congelamento dei diritti di voto oltre il 9,9% nel Biscione.

Attraverso Rti ieri Mediaset ha rilevato l’11,1% in mano alla spagnola Telefonica nella pay tv Premium. Secondo quanto riferito da una fonte, a Telefonica andrà l’11,1% dell’eventuale risarcimento danni chiesto a Vivendi. A gennaio 2015 gli spagnoli pagarono l’ingresso in Premium 100 milioni di euro. L’investimento corrispondeva a un equity value della pay tv Premium pari a 900 milioni. 

TELECOM SFIDA OPEN FIBER. IL GOVERNO MINACCIA RICHIESTA DANNI

Intanto sale di tono il confronto tra il governo e Telecom Italia (+0,3%). Il governo minaccia di chiedere i danni alla società, se andrà avanti con il progetto di posa della rete in fibra ottica nelle aree rurali. In una nota del ministero dello Sviluppo Economico si afferma che “il Governo italiano non ha ovviamente alcuna intenzione di impedire o ostacolare investimenti di Tim che risultino compatibili con gli impegni legali assunti e la normativa comunitaria di riferimento. Qualora invece mancassero questi presupposti il Governo agirà, com’è doveroso, per tutelare l’interesse pubblico”.

L’amministratore delegato di Telecom Italia, Flavio Cattaneo ha dichiarato che la società avanti, nonostante la minaccia di una richiesta danni. L’ex monopolista si difende affermando che gli investimenti nelle aree a fallimento di mercato erano stati comunicati quasi un anno fa. Open Fiber (Enel) e Telecom Italia hanno un approccio tecnologico opposto sugli investimenti nella fibra ottica, quello di Telecom Italia è più rapido in quanto si ferma alla centralina in strada, mentre Open Fiber porta la nuova rete dentro casa.

STAGIONE D’ORO PER E UTILITIES EUROPEE

Continua, senza clamori, l’avanzata delle utilities, il miglior settore europeo del mese (+4%), grazie l movimento in ribasso del costo del denaro nell’eurozona. In rialzo Enel (+0,2%, ma +17% da inizio maggio). A2A +0,47%. Poco mossa Terna (+0,02%) nel giorno dello stacco del dividendo (-1,76% al lordo della cedola). Nell’ultimo mese hanno realizzato performance di rilievo le utilities tedesche: RWE +70%, Uniper +34% e E.On +33% oltre alla francese Rubin +32%.

GIGLIO GROUP SFONDA IN CINA: IN UN ANNO +115%

Trai titoli industriali avanza Prysmian +2,1%. Fiat Chrysler +0,1%. Buzzi +0,6%: Fidentis alza il target price a 28 euro da 27,5 euro, confermato il giudizio Buy. Campari +2,5%: Hsbc alza il target price a 7,4 euro da 6,2 euro, confermato il giudizio Buy. 

Tra le small caps continua il rally di Giglio Group, in rialzo del 16,5% dopo il balzo di venerdì +7%. Da inizio anno il guadagno è del 115%.Gli investitori festeggiano l’accordo della società con Secoo, la più grande piattaforma e-commerce del lusso in Cina.

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