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Terna e le batterie da record: “Arriveremo a 75 MW”

In uno scenario sempre più dominato dalle energie rinnovabili, e dunque sempre più imprevedibile nel rapporto tra produzione e fabbisogno, “stoccare” l’energia prodotta diventa sempre più importante per rendere il sistema sicuro e sostenibile: ne ha parlato al Politecnico di Milano Terna, che gestisce 72.600 km di reti di trasmissione e ha lo Storage Lab più capiente d’Europa – “L’Italia è avanti sulla decarbonizzazione, ruolo decisivo del Sud”.

Italia all’avanguardia non solo sulle rinnovabili, ma anche sull’accumulo di energia. Grazie allo Storage Lab di Terna – di cui è stato illustrato il progetto e lo stato dell’arte al Politecnico di Milano – ovvero il più grande sistema di batterie, per capacità installata, a livello europeo. “Terna – ha detto il presidente Catia Bastioli – è già in grado attraverso i suoi impianti in Sardegna, Sicilia e Campania, dotati di tecnologie d’avanguardia a livello mondiale, di accumulare energia per 50 MW. E arriveremo a 75 MW”.

Una quantità molto elevata (pari o superiore all’intera quantità di energia da eolico e fotovoltaico che l’Italia sarà in grado di produrre da qui a qualche anno), che contribuirà a riorganizzare il sistema elettrico secondo le modalità che i legislatori e le istituzioni internazionali stanno fissando per il futuro: sempre meno energia termoelettrica, nell’ottica della decarbonizzazione stabilita anche con gli accordi COP21 di Parigi, e sempre più energie rinnovabili, che però non sono programmabili e per questo lo storage consentirà non solo di non perdere capacità produttiva in caso di eccesso di produzione, ma anche e soprattutto di rendere la trasmissione stabile e sicura in caso di produzione inferiore, evitando cali di tensione.

“Il cambiamento climatico è preoccupante – ha detto Bastioli – e la tecnologia può essere una soluzione ma anche parte del problema. Finora è stata più parte del problema, la sfida è quella di inserire le tecnologie in obiettivi strategici per la sostenibilità”. I principali obiettivi europei sono l’efficienza energetica, quasi tutta basata sul vettore elettrico, e appunto la produzione di energia da fonti rinnovabili, con l’obiettivo al 2030 di portare la loro incidenza sui consumi finali al 27% e la riduzione di gas serra al -40%. “L’Italia – ha spiegato alla platea del Politecnico Luigi Michi, responsabile della Divisione Strategia e Sviluppo di Terna – è in linea con questo obiettivi: al momento siamo già al 17,5% dei consumi, che era un traguardo fissato per il 2020, e solo come Paese abbiamo abbattuto i gas serra del 13%, contribuendo al -20% a livello europeo”.

Il 2017 tra l’altro è stato l’anno del picco della produzione di energia da fonti rinnovabili, soprattutto in primavera che a differenza di quanto si pensi è più prolifica dell’estate per il fotovoltaico: “Alle 3 di pomeriggio del 21 maggio scorso – ha spiegato Michi – la domanda coperta da fonti rinnovabili ha toccato il record dell’87%, quel giorno di media è stata sul 60% e nel mese di maggio al 40% quasi”. Numeri che rendono l’idea della necessità di stoccare energia, per non mandarla persa visto che per legge le rinnovabili hanno la precedenza e vanno immediatamente immesse nella rete di trasmissione. “La sfida infatti – ha detto Bastioli – è quella sì di potenziare la rete elettrica, massimizzando l’interazione con le fonti rinnovabili, ma anche di sviluppare accumuli energetici e nuove forme di flessibilità, che consentano la modulazione in tempo reale del fabbisogno”.

L’energia eventualmente prodotta in eccesso può dunque così essere stoccata per i momenti in cui, non essendo le rinnovabili programmabili, ci sarà meno energia e aumenterà il fabbisogno. “Come sta accadendo sempre più di frequente – illustra Michi –, visto che la produzione termoelettrica è in costante riduzione da una potenza di 77 MW del 2012 ai 57 di oggi e ai 52 di target per il 2020, e che già nel 2015 la progressiva riduzione della capacità di generazione convenzionale si è combinata con una punta di fabbisogno legata al caldo eccezionale”. Si parlava del mese di luglio, e lo stesso è accaduto quest’anno secondo gli ultimi dati rilasciati da Terna.

Grazie alle batterie, il sistema viene reso più sicuro, dove per sicuro si intende omogeneo nella frequenza trasmessa, con meno sprechi di energia e meno rischi sui fabbisogni crescenti dei consumatori. E ovviamente più green, visto che in Italia nel 2009 erano installati solo 6 GW di impianti eolici e fotovoltaici, che sono diventati quasi 30 GW nel 2016, con una previsione di crescita fino ai 50-60 GW nei prossimi anni. Grande protagonista di questo cambiamento è il Sud, dove si produce la maggior parte dell’energia rinnovabile (con i consumi che però sono per la maggior parte al Centro-Nord) e dove per lo più questa energia viene immagazzinata, visto che i due principali poli dello Storage Lab sono quelli di Codrongianos in Sardegna e di Ciminna in Sicilia, che hanno una capacità da 8 MW ciascuno, più altri impianti sparsi soprattutto in Campania.

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