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Telefoni: torna la bolletta mensile, ma Tim e Vodafone annunciano aumenti

Gli operatori si adegueranno all’obbligo di fatturazione mensile entro il 5 aprile, ma alcuni di loro non rinunceranno agli introiti che derivavano dalla mensilità annua in più, annunciando rincari dell’8,6% al mese.

Telefoni: torna la bolletta mensile, ma Tim e Vodafone annunciano aumenti

La guerra delle bollette telefoniche non è ancora finita. Tim, Vodafone, Wind Tre e Fastweb, sollecitate prima dal Parlamento con una legge che vieta la fatturazione ogni 28 giorni e poi dall’Agcom che le ha multate e obbligate al rimborso degli utenti per la pratica scorretta (attraverso lo storno, nella prima bolletta mensile, delle cifre chieste agli utenti per i giorni “erosi” a partire dal 23 giugno 2017, data entro la quale avrebbero già dovuto adeguarsi), tornano alla fatturazione mensile, ma senza rinunciare ai maggiori introiti che derivavano da quella ogni 4 settimane.

E cioè aumentando le tariffe, come hanno già fatto sapere Tim e Vodafone, che torneranno alla bolletta mensile a partire entro il 5 aprile 2018 secondo quanto disposto dalla legge, ma che hanno già annunciato ai loro clienti aumenti dell’8,6%, mentre Wind Tre ancora non ha fatto sapere di eventuali – ma a questo punto probabili – aumenti. Il rischio infatti è quello di un accordo tra tutti gli operatori in modo che i clienti non possano sfuggire ai rincari. Al momento, Vodafone ha deciso di aumentare i costi dell’offerta Vodafone Special 20 GB, portandola a 10,86 cent contro i 10 euro consueti. Un rincaro dell’8,6%, come quello comunicato da Tim.

Sulla vicenda è in prima linea anche la politica, in particolare il Partito Democratico: i parlamentari Alessia Morani, Simona Malpezzi, Stefano Esposito e Alessia Rotta hanno presentato un esposto ad Antitrust e Agcom per controllare le attività degli operatori proprio in modo che non facciano cartello. I deputati hanno sottolineato come le fatture ogni 4 settimane abbiano portato lauti guadagni agli operatori, con aumenti del tutto ingiustificati dovuti alla mensilità annua in più, e quantificabili proprio nell’8,6% che guarda caso è la percentuale di aumento delle tariffe degli operatori che già l’hanno comunicata.

I costi annuali rimangono gli stessi, semplicemente i rinnovi diventano 12 anzichè 13, sostengono gli operatori. Rispettando il termine di 60 giorni previsto dalla nuova normativa, si legge ad esempio sul sito di Vodafone, “abbiamo iniziato a comunicare a tutti i clienti le modifiche delle condizioni del contratto e la facoltà di esercitare il diritto di recesso o passaggio ad altro operatore senza penali entro 30 giorni dalla ricezione della comunicazione”. Per quanto riguarda la tesi degli aumenti ingiustificati, va ricordato che secondo i dati Istat dal 2010 al 2016 i prezzi dei servizi di comunicazione mobile e da rete fissa in Italia sono diminuiti del 17%, al cospetto di un indice generale dei prezzi salito dell’8%.

Inoltre, la spesa pro capite per servizi di telecomunicazione in Italia è inferiore a quella dei principali paesi occidentali: 22 sterline di media, rispetto alle 55 degli Usa, alle 39 dell’Uk, alle 26 della Germania e alle 23 della Francia. Questo però non toglie che la pratica delle bollette a 28 giorni sia stata giudicata scorretta e che non è più applicabile. Mentre sui rincari sarà battaglia, verosimilmente a danno dei consumatori.

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