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Telecom, il management boccia il piano Elliott: ecco perché

In un documento Tim sostiene che le proposte del fondo Usa sono “premature o non realizzabili” – No alla fusione Tim Brazil-Oi – Possibili il ritorno ai dividendi e la conversione delle risparmio – Ma Glass Lewis torna alla carica e raccomanda di votare lista Elliott all’assemblea del 4 maggio – Ricorso Vivendi venerdì in Tribunale, decisione attesa per lunedì 23 aprile.

Il mangement di Telecom Italia boccia il piano presentato dal fondo americano Elliott per la società. In un documento scritto per gli incontri con gli investitori e pubblicato sul sito di Tim, si legge che tutte le proposte avanzate dal fondo Usa, a cominciare dalla “riduzione significativa dell’attuale perimetro” della società, “sono state già attentamente analizzate dal management e, con l’eccezione di potenziali opzioni strategiche per Sparkle, non sono state inserite nel Piano Strategico perché sono per lo più considerate premature o non realizzabili”.

Inoltre, prosegue il documento, “nel contesto corrente e con il quadro normativo attuale, l’implementazione di tali iniziative presenterebbe notevoli complessità e significative implicazioni di natura finanziaria”.

Uno degli obiettivi primari del Piano Strategico “è rafforzare il profilo operativo e finanziario di Tim – si legge ancora nel testo – propedeutico al ritorno di Tim a un rating Investment Grade; il raggiungimento di tale obiettivo potrebbe essere compromesso dalle potenziali dismissioni di attività e dalla distribuzione prematura di dividendi agli azionisti”.

Quanto alla rete, la strategia della separazione legale mantenendo il controllo del 100% è giudicata “la più opportuna”, ma il management si dice “disponibile a valutare ulteriori azioni, quali la possibilità di vendere una quota di minoranza e/o partecipare ad un processo di consolidamento del mercato italiano delle infrastrutture in fibra ottica”, senza tuttavia mettere in discussione “il mantenimento del controllo e il pieno consolidamento” della rete.

A proposito di una fusione tra Tim Brazil e un operatore locale come Oi, il management rileva che l’operazione “potrebbe portare ad una pressione finanziaria ulteriore nel breve termine per Tim, dato il profilo finanziario di Oi, e di conseguenza metterebbe a rischio il successo del piano strategico”.

E proprio quel piano, approvato il 6 marzo dal Cda per il triennio 2018-2020, “è il percorso migliore per lo sviluppo industriale della società e per la creazione di valore per i propri azionisti con conseguente atteso apprezzamento del titolo”, prosegue il documento, chiarendo poi che “l’implementazione del piano strategico procede in linea con le aspettative”.

Il management assicura che “valuterà di proporre al consiglio di amministrazione la reintroduzione di una progressiva politica di distribuzione di dividendi ordinari una volta che la società abbia raggiunto i requisiti di rating dell’investment grade. Il management si aspetta che questo possa avvenire entro l’orizzonte temporale del piano strategico”.

Venendo alla possibile conversione delle azioni risparmio in ordinarie, si tratta di un’eventualità che “viene monitorata e valutata in maniera ricorrente dal management in attesa del verificarsi delle giuste condizioni”. In ogni caso la decisione finale sulla conversione spetta “al Cda e agli azionisti di Tim”.

Infine, le controllate di lusso. Un’ulteriore riduzione della partecipazione detenuta da Tim in Inwit “dovrà essere valutata in relazione ai benefici strategici e finanziari ed eventualmente realizzata alle giuste condizioni”, ma l’operazione avrebbe comunque un impatto limitato sulle metriche di rating.

Per quanto riguarda Sparkle, “la posizione competitiva” della società dei cavi sottomarini “e la normativa sul ‘golden power’ dovranno essere attentamente considerate nel valutare potenziali opzioni strategiche”, ma il management “sta già valutando opzioni in merito”.

A fine mattinata il titolo in Borsa di Telecom Italia guadagna lo 0,8%, a 0,8448 euro, mentre il Ftse Mib viaggia intorno alla parità.

Leggi anche: Tim: la Consob si muove, Vivendi attacca

AGGIORNAMENTO

Glass Lewis consiglia di votare per la lista dei consiglieri per il board di Telecom Italia proposta da Elliott all’assemblea del 4 maggio. In una nota alla clientela, il proxy advisor, che già aveva espresso analogo in vista dell’assemblea del 24 aprile, sottolinea che la stessa convocazione dell’assemblea del prossimo 4 maggio “è una chiara dimostrazione della manipolazione di Vivendi su Telecom, essendo stata provocata dalle dimissioni in blocco di consiglieri nominati dal gruppo francese. Riteniamo che la lista (di Elliott) sia decisamente superiore”, sostiene Glass Lewis, sottolineando che la composizione potrebbe tenere sotto controllo l’influenza di Vivendi e favorire gli interessi di tutti gli azionisti di Telecom Italia. Il proxy advisor, invece, consiglia di astenersi sia dal voto del numero di anni in cui resteranno in carica i consiglieri (pur ritenendo che la migliore opzione sarebbe il rinnovo annuale) e dal numero dei membri del cda.

La società punta l’indice sul fatto che le dimissioni dei consiglieri ‘sono lontane dal riflettere un mea culpa per la mediocre governance di Telecom Italia, per le prestazioni poco brillanti e una discutibile influenza di Vivendi sull’operato’. Per altro Glass Lewis parla di “mano tutt’altro che abile” di Vivendi. Insomma, riassume la società, le dimissioni in blocco dei consiglieri hanno fatto scattare la decadenza del cda e quindi la convocazione dell’assemblea del prossimo 4 maggio per il rinnovo del board.

“In breve – è scritto ancora nella raccomandazione – riteniamo che sia nell’interesse di tutti gli azionisti indipendenti di contrastare l’influenza di Vivendi al massimo grado possibile”. La società quindi consiglia di astenersi anche dal voto sul numero di anni di durata del board.

“In genere siamo a favore dell’elezione annuale del cda – si legge ancora – e crediamo che si faccia l’interesse degli azionisti se gli si permette di esprimere supporto o disapprovazione per gli atti del cda attraverso l’elezione annuale degli amministratori della società. Tuttavia notiamo che per la legge italiana, i consiglieri possono essere eletti per un mandato fino a tre anni ed è prassi comune per le società italiane eleggere i loro direttori per il termine massimo consentito dalla legge. Mentre riteniamo che il termine massimo sia ragionevole e conforme alla legge italiana, gli azionisti dovrebbero essere consapevoli di ciò. Infatti, le proposte riguardanti le dimensioni del consiglio saranno presentate alla riunione dagli investitori, tra cui Vivendi. Alla luce della natura contestata di questo incontro, non crediamo che sostenere a questa proposta sia nell’interesse degli azionisti”.

Infine occorre segnalare le ultime novità sul fronte legale: è stata  fissata per venerdì 20 aprile l’udienza al tribunale di Milano sui ricorsi d’urgenza presentati dal cda di Telecom e da Vivendi contro la decisione del collegio sindacale della società di accogliere le richieste del fondo Usa Elliott di integrare l’ordine del giorno dell’assemblea di Telecom del 24 aprile. La decisione del giudice è attesa per lunedì, proprio alla vigilia dell’assemblea. All’udienza in camera di consiglio, ovvero a porte chiuse, parteciperanno i legali di Telecom, di Vivendi e del collegio sindacale.

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