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Tav e governo: Salvini vuole la testa di Tria, Trenta e Toninelli

Dopo il voto sulla Tav la maggioranza si spacca. Voci di crisi e voto in autunno. Salvini vede Conte: “O si cambia o meglio le elezioni”. A Sabaudia comizio in piazza: “Qualcosa si è rotto”

Tav e governo: Salvini vuole la testa di Tria, Trenta e Toninelli

Una giornata di caos innescata dal voto sulla mozione No-Tav del M5S al Senato. Tensione in crescendo dopo la bocciatura che ha messo a nudo la spaccatura verticale tra Lega e Cinque Stelle e che ha portato a un crescendo di voci sulla possibilità di una crisi di governo e di un voto in autunno, in piena sessione di bilancio. Quanto si tratti di tattica o di vera strategia, lo si vedrà a breve. Intanto, alle 19,30 di mercoledì sera, Matteo Salvini annulla i vari Beach Tour in programma, l’ultimo ad Anzio, e varca il portone di Palazzo Chigi per un colloquio con Giuseppe Conte. Poi va a Sabaudia dove, nel corso di un comizio poco dopo le 21, spiega che “non mi uscirà mai una parola negativa su Di Maio o Conte, ma qualcosa si è rotto negli ultimi mesi. L’Italia ha bisogno di sì, l’Italia con i no non va da nessuna parte”. E ancora: “La scelta giusta che accontenta sempre tutti non è possibile. Io spero di accontentare tanti. Ci sarà sempre qualcuno che non è d’accordo. Ma siamo in democrazia”. Però “la scelta va fatta in fretta, la nostra sorte è in mano al popolo”.

Sale dunque la pressione della Lega sul M5S. Salvini a Sabaudia ha parlato con le note del “Nessun dorma” di Puccini e il celebre “vincerò” che faceva da colonna sonora. E per quanto abbia sostenuto che “non mi interessano rimpasti o rimpastoni, due ministri in più o in meno, mi interessa potere fare le cose”, le voci che corrono parlano invece di ministri nel mirino.

Nel colloquio con il premier Conte il leader leghista, secondo quanto riferisce l’Ansa, avrebbe posto le proprie condizioni per andare avanti: una rivoluzione nel governo, con nomi nuovi e un “contratto” rivisto e corretto in salsa leghista, o è meglio finirla qui, subito. E non arrischiarsi neanche ad avviare un’impresa impervia come quella di scrivere, da separati in casa, la prossima manovra. I nomi: il primo di cui Salvini chiederebbe la testa è Danilo Toninelli, ministro per le Infrastrutture, uscito a pezzi dalla votazione al Senato. Ma insieme a lui, sotto attacco sarebbero anche il ministro dell’Economia Giovanni Tria ed Elisabetta Trenta, ministro della Difesa. E forse anche Giulia Grillo (Sanità) e Sergio Costa (Ambiente).

La Lega chiede un nuovo “contratto” e, nell’attesa, i due vicepremier e il presidente del Consiglio annullano tutti gli impegni presi in precedenza. Rinviata, a data da destinarsi, anche la conferenza stampa pre-ferragosto di Giuseppe Conte a Palazzo Chigi inizialmente prevista per giovedì mattina alle 11.

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