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Tassi Usa, prezzi gas e crisi politica mettono le Borse alla prova. Riflettori sullo spread

L’inflazione americana spinge verso un aumento di 100 punti dei tassi Fed. L’euro regge sulla parità con il dollaro: oggi le stime sull’economia europea. Al via le trimestrali americane

Tassi Usa, prezzi gas e crisi politica mettono le Borse alla prova. Riflettori sullo spread

Forse non sarà il colpo del ko, ma gli investitori sono alle corde. Il rialzo mensile dell’inflazione Usa, ancora una volta superiore alle previsioni (+9,1% contro 8,8%) impone alla Fed, sempre più sotto accusa, di prendere in esame l’ipotesi un aumento di 100 punti dei tassi per la riunione del giorno 27. Sarebbe l’aumento più forte da quando, inizio anni Novanta, la banca centrale basa la sua politica del costo del denaro sul livello dei tassi ufficiali.

In realtà, i dati non tengono conto del brusco ribasso del petrolio in atto in questi giorni. Ma lo sconto ai consumatori americani (140 milioni al giorno di spesa in meno per la benzina) potrebbe non commuovere i banchieri: basterebbe un solo uragano, così frequenti nel golfo del Messico in questa stagione, per far schizzare all’insù benzina e diesel, vista la penuria di raffinerie.

L’aumento dei tassi Usa rafforza ulteriormente il dollaro. Anche se l’euro resiste attorno alla parità. Ma la recessione, che soffia ormai anche sui cieli Usa, è sempre più vicina, complice la stretta di Putin sul gas. Da seguire, perciò, le previsioni sull’economia europea in uscita oggi, ultimo test prima della riunione della Bce del giorno 21, lo stesso in cui Gazprom comunicherà l’esito della manutenzione di Nord Stream.

Infine, a completare la tempesta perfetta, arriva la probabile crisi del governo Draghi. Torna a far caldo sul fronte dello spread anche se, per ora, la speculazione è frenata dall’attesa dei provvedimenti di Francoforte per evitare la frana dei Btp. Ma non c’è da star tranquilli, nonostante l’extra premio che l’Italia continua a pagare per le sue scelte.

Borse Asia positive

  • In Asia il dollaro resta stamane sui massimi da 20 anni. Grazie allo yen debole la Borsa di Tokyo sale dello 0,6% sull’onda dei titoli degli esportatori.
  • Avanzano anche le borse di Hong Kong +0,3%, Cina +0,5%, Corea del Sud +0,4% e India +0,5%. 

Continua la corsa al rialzo dei tassi: la Bank of Canada ha anticipato tutti con un aumento di 100 punti. In ascesa anche Singapore.

Borse Europa pre-apertura e chiusura Wall Street

  • In lieve ascesa i future dell’Eurozona +0,3% in vista dell’apertura, poco sotto la parità quelli di Wall Street.
  • I mercati Usa mercoledì sera hanno chiuso in maniera composta, in recupero dai minimi dell’apertura: S&P500 -0,7%, Nasdaq -0,2% dal -2% di partenza. Oggi comincia la sfilata delle trimestrali delle grandi banche: si parte da JP Morgan.
  • Le obbligazioni segnalano l’arrivo della recessione: Il Treasury Note a dieci anni riparte da un rendimento del 2,95%. Il biennale da 3,20%. La curva dei rendimenti dei governativi statunitensi si è invertita. Un fenomeno che si verifica quando i tassi di interesse a breve termine sono superiori a quelli più lunghi ed è vista come un indicatore di una brusca frenata.
  • Il cross euro dollaro scende dello 0,3% a 1,0022, dal +0,4% di mercoledì dopo qualche presa di profitto. Se la FED si trova nella condizione di dover inasprire la sua politica monetaria, la BCE si trova di fronte al dilemma se lasciare che la valuta scenda ulteriormente, spingendo al rialzo l’inflazione, o reagire con aumenti più rapidi dei tassi di interesse aumentando i rischi di danneggiare un’economia già in bilico per la guerra e gli alti costi energetici.
  • Deboli ieri i listini europei, però sopra ai minimi in chiusura: Milano -0.93%.
  • Bund tedesco a 1,15% contro il BTP decennale a 3,12%, spread 198 punti base. Sul futuro immediato dei nostri titoli di Stato incombe però la possibile crisi di governo. 

Il petrolio Brent e WTI rimbalza oggi dello 0,6%. L’EIA (Energy Information Administration) ha comunicato che le scorte di petrolio negli Stati Uniti sono aumentate di circa 3,25 milioni di barili, rispetto a -0,5 milioni attesi dagli analisti.

Il Gas in Europa è salito del 5%. L’Unione europea incoraggerà gli stati membri a contenere la domanda di gas incentivando le industrie a ridurne il consumo, nel tentativo di prepararsi a possibili ulteriori tagli dell’offerta russa. È quanto emerge dalla bozza di un documento visto da Reuters.

Titoli in evidenza

Banca Mediolanum. S&P ha assegnato il rating a lungo termine ‘BBB’ con outlook positivo. Stesso rating assegnato da Fitch con outlook stabile.

Saipem. Il pool di banche del consorzio di garanzia dell’aumento di capitale dovrà sottoscrivere almeno 400 milioni dei 2 miliardi chiesti. Al termine dell’asta dell’inoptato sono stati infatti venduti diritti non esercitati corrispondenti a circa il 9,9% delle nuove azioni offerte. 

Generali. Société Générale deteneva al 6 luglio il 5,344%, di cui lo 0,766% in diritti di voto riferibili ad azioni e il resto in contratti di opzione e future, secondo gli aggiornamenti Consob sulle partecipazioni rilevanti.

TIM. Cvc Capital Partners ha smentito le indiscrezioni stampa relative a una seconda offerta per l’acquisizione di una quota di minoranza di Tim Enterprise. 

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