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Tassi: la Fed minaccia un aumento record mentre la Bce non esclude uno scudo per lo spread, ma non oggi

La Fed prepara un aumento dei tassi di 75 punti, come non si vedeva da anni – Riunione d’emergenza della Bce, che non esclude uno scudo per lo spread, ma non subito

Tassi: la Fed minaccia un aumento record mentre la Bce non esclude uno scudo per lo spread, ma non oggi

E venne il giorno dei tassi Usa, il più temuto dai mercati, ormai rassegnati a dover affrontare una marea che non si vedeva da decenni.

Oggi vertice in Bce, ma non si attendono novità. Martedì Isabel Schnabel, membro del consiglio direttivo dell’Eurotower, ha assicurato che l’istituto centrale non tollererà aggiustamenti dei prezzi che pregiudichino la trasmissione della politica monetaria ed è pronta a mettere in campo rapidamente gli strumenti a sua disposizione: “Il nostro impegno per l’euro è il nostro strumento anti-frammentazione. Questo impegno non ha limiti. E il nostro track record di intervenire quando necessario conferma questo impegno”.

Intanto, sale il dollaro ai massimi da vent’anni, i bond Usa volano. E i deboli soffrono. È il caso dei Btp, che ieri hanno varcato la soglia del 4,16% di rendimento come non capitava dalla fine del 2012, spingendo al rialzo anche le rate dei mutui, ormai ben oltre il 2% se si tiene conto di spese e commissioni. Per dirla con Bloomberg, “l’Italia sta consumando soldi più in fretta della zia Carol in un grande magazzino nel Black Friday”: fuor di metafora, il 20% del valore se ne è andato in fumo da gennaio.

Powell verso la maxistretta, poi toccherà a Londra

Sale anche ma assai meno il Bund (1,64%), così che lo spread ha sfiorato la vetta dei 250 punti, per poi assestarsi a quota 239. Per ora, perché i segnali in arrivo dalle banche centrali, in guerra contro l’inflazione, sono sempre più bellicosi. Prende corpo la prospettiva che la Fed si accinga ad annunciare già un aumento dello 0,75%, trascinando al rialzo la Bank of England (giovedì) e la stessa Bank of Japan (venerdì), che pure resiste con la tenacia dell’ultimo samurai.

I falchi non si fermano. Knot: almeno mezzo punto a settembre

Ma la partita che ci interessa di più si gioca stamane al consiglio della Bce, convocato d’urgenza per affrontare il tema dello spread dell’Italia (ma anche della Spagna e della stessa Francia). La tedesca Isabel Schnabel, come detto, non esclude un paracadute per evitare la “frammentazione” che mette e a rischio la stessa moneta unica. Ma non c’è nulla di deciso mentre i falchi sono all’attacco: l’olandese Klaas Knot, intervistato da Le Monde, dopo il primo aumento dello 0,25% a luglio ne sollecita un secondo a settembre (“senz’altro superiore allo 0,25%”) e poi chissà. Ma così, obietta l’intervistatore, si rischia di far impennare lo spread. O no? ”In quel caso – replica il banchiere – sarà nostro dovere rispondere. Come abbiamo fatto nel 2020 quando in soli cinque giorni abbiamo varato il piano Pepp. Nel giro di due o tre settimane gli spread sono tornati sotto controllo”.

Borse deboli, Milano è la meno peggio

Nonostante queste rassicurazioni, la spada di Damocle della stretta monetaria continua a segnare gli umori dei mercati. In Europa Milano (-0,32%) è stata la piazza migliore limitando i danni rispetto a Francoforte (-0,91%) e a Parigi (-1,20%).

Anche i T bond al top. Fa eccezion Oracle (+10%)

Il panorama non cambia sull’altra sponda dell’Atlantico. Ieri, in parallelo alla prima giornata di riunione del board della Fed, il rendimento dei titoli decennali è salito al top dal 2011, al 3,498%. Un articolo del Wall Street Journal, da sempre ben informato in materia, ha rivelato che la Fed sta valutando l’opzione di un aumento dello 0,75% in una volta sola. Occorre risalire al 1994, in occasione della crisi del Messico, per ritrovare una mossa così drastica.

Ma il Toro oggi prova il rimbalzo: future europei +0,3%

La Borsa degli Stati Uniti si è mossa così in modo disordinato intorno alla parità, all’apparenza incapace di trovare la rotta dopo tre sedute di forte ribasso. Il Dow Jones ha chiuso a -0,50%, S&P 500 -0,38%, in rosso per la quinta volta di fila. Il Nasdaq rimbalza a +1,18%.

Da segnalare il balzo di Oracle (+10,4%) dopo i conti. FedEx +14,1% dopo l’aumento dei dividendi del 59%.

In questa cornice gli operatori azzardano i primi acquisti, nella convinzione che i prezzi delle Borse, dopo l’avvio più stentato dal 1962, già incorporino le notizie peggiori. Salgono i future dell’Eurostoxx (+0,3%) così come quelli del Nasdaq (+0,6%). Oggi, dunque, i mercati cercheranno il rimbalzo ieri fallito.

La Cina torna a correre: salgono consumi ed industria

In Asia, salgono le borse della Cina dopo la pubblicazione dei dati sui consumi e sulla produzione industriale di maggio: entrambi sono meglio delle aspettative. Il CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzen è in rialzo dell’1,8%, l’Hang Seng di Hong Kong dell’1,4%.

 Scendono quasi tutte le altre borse dell’Asia Pacifico, soprattutto quella della Corea del Sud: -2,2%, investita dallo sciopero dei camionisti. Mumbai -0,2%, Nikkei di Tokyo -0,8%.

Petrolio a 119 dollari, Bitcoin giù da nove sedute

Il petrolio WTI, ieri in calo dell’1,6%, stamattina è poco mosso a 119 dollari. Gli Usa attendono una risposta costruttiva da Teheran per resuscitare l’accordo sul nucleare del 2015 che lasci cadere questioni “estranee”: lo ha detto stanotte il portavoce del dipartimento di stato Ned Price, con un probabile riferimento alla richiesta dell’Iran di togliere il corpo dei guardiani della rivoluzione dalla lista Usa delle organizzazioni terroristiche.

Il Bitcoin è alla nona seduta di ribasso, in calo del 3% a 21.230 dollari.

Titoli in copertina: Ovs, Leonardo, Unicredit. Tenaris superstar

Da seguire stamane Ovs dopo i risultati del trimestre: +30% le vendite, sopra le attese; pressione sui margini, ma c’è ottimismo sul 2022.

Leonardo sugli scudi: la Polonia è interessata a comprare i suoi elicotteri AW149.

Tra i titoli di Piazza Affari si è messa in evidenza ieri Unicredit (+2,4%). Parlando agli studenti in una lezione di educazione finanziaria, l’ad Andrea Orcel ha sostenuto che cedere gratuitamente la divisione russa sarebbe moralmente sbagliato. “Vorrebbe dire regalare in cambio di nulla qualcosa del valore di 3 miliardi (di euro)”.

A due settimane dal giro di boa di metà anno Tenaris ha ormai accumulato un vantaggio quasi incolmabile tra le blue chip: +56% da inizio anno, contro il -20% dell’indice. La società della famiglia Rocca è il miglior titolo dell’indice Stoxx Oil & Gas ed è il quarto miglior titolo dell’indice Stoxx 600.

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