Condividi

Tagliare le tasse a chi fa figli: il piano di Giorgetti per contrastare il fenomeno delle culle vuote

Il ministro dell’Economia al lavoro su una proposta per azzerare le imposte alle famiglie – Il sottosegretario Bitonci rilancia: 10mila euro di detrazioni all’anno fino alla laurea

Tagliare le tasse a chi fa figli: il piano di Giorgetti per contrastare il fenomeno delle culle vuote

Gli italiani fanno pochi figli, ormai è risaputo. La crisi demografica è uno dei problemi più importanti che il Paese deve affrontare. E, tra i principali motivi che spingono gli italiani a fare pochi figli, quello più importante sarebbe legato ai costi economici da sostenere per mantenerli. E allora che fare? il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, starebbe studiando una proposta per cercare di ribaltare il trend negativo della natalità nel nostro Paese che quest’anno, secondo l’Istat ha raggiunto il minimo storico: con meno di 7 neonati e oltre 12 decessi ogni 1.000 abitanti. Secondo Il Foglio, la proposta di Giorgetti è questa: “presentare entro l’anno un bonus famiglie modello ‘110%’ pensato per i genitori con figli”. In sintesi: tagliare le tasse per i nuclei familiari composti da almeno due figli. Tutte le tasse? Probabilmente no, ma la sua proposta a suo modo è interessante.

Non si tratterebbe quindi dell’eliminazione totale, ma di una riduzione delle imposte per le famiglie che vogliono avere figli ma frenati dai costi. Un’idea che Massimo Bitonci, sottosegretario al ministero delle Imprese in quota Lega definisce “assolutamente condivisibile”. E chiarisce: “Per incentivare la natalità diventa necessario ridurre la tassazione per le famiglie con uno o più figli a carico. Questo non significa abbandonare l’assegno unico ma, oltre a questo, si dovrebbe reintrodurre una detrazione di 10mila euro l’anno per ogni figlio a carico (ora 950 euro fino ai 21 anni) fino al termine degli studi anche universitari, per tutti i nuclei senza limiti di reddito”. Lo ha confermato anche il collega di partito Massimo Garavaglia, alla guida della la commissione Finanze del Senato, secondo il quale la proposta del ministro Giorgetti “reintrodurrebbe una detrazione di 10 mila euro l’anno per ogni figlio a carico, per tutti e senza limiti di reddito, fino alla conclusione del percorso di studi. Una misura che si sommerebbe all’assegno unico, favorendo però i nuclei più numerosi”.

Perché gli italiani non fanno più figli?

I costi per mantenere un figlio oggi sono di gran lunga superiori che in passato. Secondo il sondaggio “Figli: una ricchezza onerosa”, commissionata dall’azienda Plasmon e condotta da Community Research&Analysis sotto la direzione di Daniele Marini dell’Università di Padova, il costo medio per mantenere un figlio in Italia è di 640 euro al mese. E spesso I lavori che si trovano sono non solo precari e quindi privi di stabilità per il futuro ma anche mal retribuiti.

Se le preoccupazioni economiche sono in cima alla lista, non sono solo i soldi che scarseggiano a indurre gli italiani a fare pochi figli: la mancanza di garanzie, di politiche a sostegno della famiglia e della maternità, l’individualismo, l’assenza di fiducia nel futuro inducono i giovani a non avere figli o li scoraggia molto ad all’allargare il nucleo familiare. E non solo. Anche il ritardo nell’età a cui si hanno figli è un fattore che incide. I giovani hanno una transizione all’età adulta più lunga, per un mix di fattori, come la fatica a entrare nel mondo del lavoro e avere un reddito stabile ma anche avere un tempo per studiare, fare esperienze e viaggiare. Per questi motivi l’età media del primo figlio in Europa è in costante aumento negli ultimi decenni: sempre più donne hanno figli ben oltre la soglia dei 35 anni. Ma anche chi di figli ne ha fatto uno e – vista la missione impossibile che ha dovuto affrontare – non se la sente di ripetere l’esperienza.

Tagliare le tasse a chi fa figli: è sostenibile per il governo?

Ammesso e non concesso che la misura proposta da Giorgetti – tagliare le tasse a chi fa figli – sia sostenibile, “per tutti e senza limiti di reddito”, bisogna vedere se lo sia per le casse dello Stato. In base al Def appena approvato sembrerebbe di no. Già non ci sono i fondi nemmeno per coprire tutte quelle riforme promesse: come le pensioni. Poi, la misura di Giorgetti si sommerebbe all’assegno unico che costa già 18,5 miliardi di euro, dunque aggiungere ulteriori risorse potrebbe essere problematico.

La proposta di Bitonci, invece, costerebbe molto di più. In base alla “detrazione di 10mila euro l’anno” per ogni figlio a carico ben difficilmente può tradursi come un risparmio secco di 10mila euro per i futuri genitori, altrimenti il debito pubblico (già a livelli altissimi) impazzirebbe. Invece, sembrebbe più plausibile che Bitonci e Garavaglia alludano a una detrazione fiscale annuale su un tetto d’imposta pari a 10mila euro. Ipotizzando l’applicazione dell’aliquota “classica” per le spese per i figli a carico del 19%, questo significherebbe dunque un risparmio netto di quasi 2mila euro in media all’anno. Poco più di 150 euro al mese. E sono abbastanza per far nascere più bambini? Difficile dirlo, e prematuro vista lo stato delle proposte. Ma il confronto si può e si deve fare, il governo però dovrà anche mettere mano a un sistema che permetta di conciliare i tempi di vita e di lavoro, implementando i servizi per l’infanzia, l’assistenza, la scuola, le tutele sul lavoro, il supporto economico e in generale il sostegno alla maternità, dando la possibilità a chi vuole diventare madre di poterlo fare senza avere la sensazione di dover scegliere tra l’essere madre o donna lavoratrice.

Commenta