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Svimez: Mezzogiorno, crisi senza fine. Cresce la metà della Grecia

Secondo il rapporto Svimez, il Sud Italia rischia “il sottosviluppo permanente”. Nel 2014 è andato incontro al settimo calo consecutivo del Pil, segnando una flessione dell’1,3% su base annua – Crollano i consumi, mentre si allarga a dismisura la forbice con il Centro-Nord – Continua il calo dell’occupazione.

Svimez: Mezzogiorno, crisi senza fine. Cresce la metà della Grecia

Continua senza sosta la crisi del Sud Italia, giunto al settimo calo consecutivo del Pil. Secondo il Rapporto Svimez, infatti, nel 2014 il Pil del Mezzogiorno ha subito una flessione dell’1,3% su base annua, andando ad ampliare ulteriormente il divario di Pil pro capite tra Centro-Nord e Sud, tornato ai livelli di 15 anni fa. Tra il 2000 al 2013 il Sud è cresciuto del 13%, la metà della Grecia che ha segnato +24%. «Il depauperamento di risorse umane, imprenditoriali e finanziarie potrebbe impedire al Mezzogiorno di agganciare la possibile nuova crescita – afferma il rapporto – e trasformare la crisi ciclica in un sottosviluppo permanente».

Negli anni tra il 2008 e il 2014 i consumi delle famiglie meridionali sono crollati quasi del 13% e gli investimenti nell’industria in senso stretto addirittura del 59%. Nel 2014 quasi il 62% dei meridionali ha guadagnato meno di 12mila euro annui, contro il 28,5% del Centro-Nord.

A livello di Pil pro capite, il Mezzogiorno è sceso al 53,7% del valore nazionale, un risultato mai registrato dal 2000 in poi. La regione più povera è la Calabria, con 15.807 euro di Pil pro capite, per un divario con il Trentino Alto Adige, la regione più ricca del Paese che nel 2014 ha sfiorato i 22mila euro. Quanto al Pil, nel Mezzogiorno la forbice resta compresa tra il -0,2% della Calabria e il -1,7% dell’Abruzzo, fanalino di coda nazionale.

Le cose non vanno meglio sul fronte dell’occupazione, dove nel Mezzogiorno tra il 2008 ed il 2014 si è registrata una caduta del 9%, a fronte del -1,4% del Centro-Nord, oltre sei volte in più. Delle 811mila persone che in Italia hanno perso il posto di lavoro nel periodo in questione, ben 576mila sono residenti nel Mezzogiorno. Il 70% delle perdite determinate dalla crisi, dunque, si concentrano nel Sud, a fronte di una presenza che si limita al 26% degli occupati italiani.

Nel solo 2014 il Sud ha perso 45mila posti di lavoro, a fronte di una crescità di 88.400 unità in Italia. Il numero degli occupati nel Mezzogiorno torna cosi’ a 5,8 milioni, sotto la soglia psicologica dei 6 milioni: il livello piu’ basso almeno dal 1977, anno da cui sono disponibili le serie storiche dell’Istat’

Sempre nel 2014 gli under 24 registrano un tasso di disoccupazione del 35,5% nel Centro-Nord e quasi del 56% al Sud. Il tasso di occupazione tra i giovani diplomati e laureati italiani è oltre trenta punti più basso rispetto alla media europea, al 45%. I 3 milioni 512mila giovani Neet (Not in education, employment or training) nel 2014, sono aumentati di oltre il 25% rispetto al 2008. Di questi, quasi due milioni sono donne, e quasi due milioni sono meridionali.

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