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Superbonus, una pesante eredità da oltre 170 miliardi sui conti pubblici. Ripetute deroghe e correzioni hanno aggravato il debito

L’Ufficio parlamentare di bilancio mette in cifre la spesa derivante dai bonus edilizi e lancia un avvertimento: “Rivedere le politiche di agevolazione per prevenire abusi e garantire una gestione più responsabile delle risorse”

Superbonus, una pesante eredità da oltre 170 miliardi sui conti pubblici. Ripetute deroghe e correzioni hanno aggravato il debito

Il Superbonus ha indubbiamente avuto un impatto significativo sui conti pubblici italiani, lasciando una pesante eredità per il futuro economico del paese. Nonostante il governo abbia cercato di contenere e mitigare gli impatti devastanti, concedendo ripetute deroghe, non è riuscito a farlo. Secondo l’analisi condotta dall’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), il Superbonus e il bonus facciate hanno comportato una spesa di 170 miliardi nel quadriennio 2020-2023. Numeri, ben al di là delle aspettative iniziali, sollevano preoccupazioni sul debito pubblico e sull’efficacia delle misure.

Anche gli incentivi alla Transizione 4.0 hanno presentato rischi di perdite di gettito crescenti nel tempo, 30 miliardi nel triennio 2021-2023, evidenziando la necessità di un monitoraggio più rigoroso sia prima che dopo l’utilizzo delle agevolazioni. Nella valutazione complessiva, spiega l’Upb, va comunque considerato che gli effetti tendenziali per il 2024 e 2025 potrebbero essere in parte sostituiti dai nuovi incentivi legati a Transizione 5.0.

L’effetto pesante del Superbonus sul debito pubblico

Una delle principali criticità del Superbonus risiede nell’entità dell’agevolazione, completamente a carico dello Stato, che ha incentivato una spesa fuori controllo. L’allargamento degli obiettivi e le ripetute proroghe della misura hanno alimentato un’affrettata corsa agli interventi, mentre l’aumento dei prezzi delle materie prime ha inflazionato ulteriormente i costi dei lavori, aggravando il carico finanziario.

Tuttavia, uno dei principali problemi è stato l’effetto sul debito pubblico. Le detrazioni per i lavori edilizi, spalmate su più anni, hanno avuto un impatto significativo sul debito, con un aumento previsto dell’onere annuo sul PIL dallo 0,5% all’1,8% nel triennio 2024-2026. Stime che fanno dire all’Upb che “la differenza tra i risultati e le attese è stata macroscopica e senza precedenti”.

Per mitigare questo impatto, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha proposto di estendere le detrazioni su 10 anni anziché quattro. Secondo calcoli dell’Autorità dei conti pubblici, questa estensione potrebbe ridurre il debito/PIL dallo 137,8% al 137,3% nel 2024 e dal 138,9% al 137,9% nel 2025, con un impatto meno pesante sul triennio 2024-2027, sebbene scarichi un peso maggiore sul 2028-2033.

Compensazioni in aumento

Nel frattempo, le compensazioni hanno registrato un vero e proprio boom, con un aumento previsto nell’ammontare dovuto agli investimenti edilizi effettuati nel 2023. Questo trend è già evidente nel primo trimestre del 2024, con le compensazioni che hanno superato di gran lunga quelle dell’anno precedente. Nel dettaglio, sono state pari a 14,3 miliardi di euro, più del doppio rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso e oltre il 68% in più rispetto all’intero 2023.

Come riformare il Superbonus e i bonus edilizi?

L’esperienza del Superbonus offre preziose lezioni per le politiche future. L’Upb ha suggerito riforme mirate a ridefinire i bonus edilizi, tra cui criteri selettivi, limiti di spesa e monitoraggio preventivo per contrastare i comportamenti fraudolenti. Si propone anche di sostituire le agevolazioni con trasferimenti monetari o prestiti agevolati, adattati alla situazione economica delle famiglie e alla classe energetica degli edifici.

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