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Stellantis, Melfi chiude fino al 10 maggio: mancano i chip

La carenza di chip sta colpendo l’industria automobilistica mondiale – Stellantis costretta a fermare per una settimana lo stabilimento di Melfi e a mandare in cassa integrazione 7mila lavoratori – L’Ue pronta a lanciare progetto da 20 miliardi

Stellantis, Melfi chiude fino al 10 maggio: mancano i chip

Una settimana intera di stop sperando che nel frattempo la situazione migliori. Lo stabilimento Stellantis di Melfi chiude da oggi, 3 maggio, e fino al 10 maggio compreso. L’annuncio è arrivato qualche giorno fa da parte dei sindacati: “Stellantis ha annunciato una nuova chiusura totale di tutto lo stabilimento dal 3 al 10 maggio compreso. Tale ulteriore periodo di sospensione delle attività è legata alle conseguenze di mercato derivate dall’emergenza Covid-19 e dalla mancanza di componenti essenziali alla produzione – semiconduttori”, ha affermato il segretario regionale della Uilm lucana, Marco Lomio.

A Melfi Stellantis produce alcuni modelli di punta come la Fiat 500X, Jeep Renegade e Jeep Compass, ma la carenza di chip ha costretto il colosso automobilistico a fermare la produzione, mandando in cassa integrazione oltre 7mila lavoratori.  “Questi continui stop legati ai problemi di fornitura – ha aggiunto Lomio – ad oggi non vedono una soluzione e impattano in modo forte sul salario dei lavoratori”.

Stellantis non è l’unico colosso automobistico ad avere a che fare con la carenza di chip, anzi il problema riguarda l’industria globale, tant’è che anche altre grandi società come General Motors, Ford Motor, Daimler e Volkswagen sono state costrette a tagliare la produzione, mentre anche altri settori – tra i quali l’elettronica e gli elettrodomestici – cominciano a mostrare segni di sofferenza. 

Il motivo di tanta penuria risiede ancora una volta nella pandemia. Durante i lockdown le vendite di prodotti elettronici sono schizzate alle stelle. Computer, smartphone, elettrodomestici, così come l’automotive, per funzionare hanno bisogno di semiconduttori. Le aziende produttrici di chip però sono poche (e solo il 10% di esse si trova nella Ue) e il settore non riesce più rispondere alle richieste, arrivate negli ultimi mesi a livelli mai visti prima. 

Mentre si cerca una soluzione sul breve termine, l’Ue pensa anche al futuro: “L’obiettivo è prima di tutto raddoppiare la nostra capacità produttiva e la nostra quota di mercato entro il 2030, dal 10% di oggi al 20% di domani”, ha spiegato il commissario europeo per la Politica industriale e il mercato interno, Thierry Breton, in un’intervista a Les Echos. “Nell’ambito della revisione strategica industriale dell’Unione europea che sarà presentata il 5 maggio, lanceremo un’alleanza europea che riunirà tutti gli attori della catena di produzione dei semiconduttori. Siamo in procinto di finalizzare le discussioni con NXP, Infineon, STMicroelectronics, Bosch, Siemens, ASML. Con i ricercatori di CEA-Leti in Francia, dell’istituto Fraunhofer in Germania o IMEC in Belgio e Paesi Bassi”,”, ha aggiunto Breton. 

Lo scopo dell’iniziativa è quello di creare un progetto comune volto a permettere all’Europa di produrre “semiconduttori inferiori a 5 nanometri, o anche inferiori a 2 nm” entro 10 o 15 anni.

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