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Spread sopra 360, Borsa a picco: l’Italia paga caro l’addio a Monti

Le dimissioni di Monti e il ritorno in scena di Berlusconi portano lo scompiglio nei mercati – Piazza Affari perde oltre il 3%, mentre schizza verso l’alto lo spread Btp-Bund, ormai sopra i 360 pb – Affondano, tra non poche sospensioni al ribasso, i titoli bancari – Unica eccezione Stm, che sale dopo aver annunciato l’uscita dalla joint venture con Ericsson

Spread sopra 360, Borsa a picco: l’Italia paga caro l’addio a Monti

PIAZZA AFFARI -3,41%, SPREAD – 353 BP
L’ITALIA PAGA CARO “L’ADDIO A MONTI”

“Berlusconi sta compiendo la sua vendetta: il mercato italiano si avvia alla distruzione”. Così titola Business Insider, per molti broker Usa la prima lettura online del mattino. Intanto Piazza Affari, ancor prima delle sale operative di oltre Oceano Atlantico, accelera la sua discesa. Non inattesa del resto.

La Caporetto annunciata, dopo le dimissioni di Mario Monti (oggi ad Oslo per la cerimonia di assegnazione del Nobel per la pace alla Ue), si sintetizza così: alle 12 l’indice Ftse/Mib segna un ribasso pari al 3,41% a quota 15.163, senza peraltro contagiare più di tanto gli altri listini: Londra -0,29%, Parigi -0,65%, Francoforte -0,6%. Solo Madrid -1,9% accusa una perdita rilevante.

Sul mercato dei titoli di Stato cade il Btp, con il rendimento a 10 anni che sale al 4,79%, dal 4,50% di venerdì. Lo spread è schizzato a quota 353, allargandosi di 31 punti base. L’euro scivola a 1,290 contro il dollaro, da 1,292.

Affondano, tra non poche sospensioni al ribasso, le banche: Unicredit -5,92%, Intesa -6,47%, Monte Paschi -6,87%, Ubi -5,55%, Banco Popolare -6,65 %.

Non vanno granché meglio le assicurazioni: Generali -4,06%, Fondiaria-Sai -5,5%, Unipol -4,1%.

Sotto tiro la scuderia delle partecipazioni del premier: Mediolanum -6,63%. Mediaset -1,54% ha esaurito in pochi minuti l’effetto della promozione a buy da parte di Deutsche Bank.

Fiat arretra del 5,59%, Finmeccanica -4,3%, Prysmian -4,09%.

Nella giornata più nera c’è un’eccezione. Dopo un balletto di conferme e smentite durate mesi, Stm +2,3% ha scelto l’occasione del nuovo piano industriale per dare l’annuncio più atteso dagli analisti: l’uscita, entro il 2013, dalla jv St/Ericsson che produce chip per la telefonia mobile, affossata dalla crisi di Nokia . Dopo cinque trimestri in rosso e più tentativi di rilancio la società di Carlo Bozotti si è convinta che la riscossa minaccia di avere tempi e costi eccessivi per Stm che ora si concentrerà sulle linee di business in cui è leader, dalle mems all’automotive e all’energia.

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