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Spagna e Bce frenano l’Europa, totonomine per la Fed

La crisi catalana colpisce la Borsa di Madrid che contagia Piazza Affari: entrambe appesantite anche dalla stretta Bce sui futuri Npl – Wall Street fa nuovi record ma gli occhi dei mercati sono sulle nomine al vertice della Fed: quattro candidati ma non si esclude la conferma della Yellen – Il petrolio torna sotto i 50 dollari – Cdp apre a Telecom Italia

Il sistema bancario resta il nervo scoperto dell’azienda Italia. La conferma è arrivata ieri con la pioggia di vendite, specie sulle ex Popolari, scattata dopo la pubblicazione delle nuove linee guida Bce sulla gestione degli Npl. Una reazione esagerata visto che le norme saranno applicate solo i crediti dubbi generati dal primo gennaio prossimo. Ma anche un richiamo contro l’eccesso di ottimismo che circola nelle sale operative: a parte il caso spagnolo, l’Italia resta il Paese più a rischio della Ue, in assenza di riforme e della necessaria fiducia. Equita, a proposito delle nuove norme sugli Npl, ha rilevato che “la normativa non tiene conto della diversa durata delle procedure concorsuali nei vari Paesi”. Ma questo non giustifica il vittimismo, semmai dovrebbe spingere l’Italia a mettersi in sintonia con gli altri.

Poche novità sul fronte della finanza globale. Wall Street rallenta, ma ritocca i massimi di sempre. Tiene banco la prossima nomina del presidente della Fed. Quattro i nomi sulla scrivania del presidente Trump. Non è esclusa la conferma di Janet Yellen che ieri, parlando a Saint Louis, ha evitato riferimenti sui tassi. In lizza anche Gary Cohn e Kenneth Warsh. Prende quota la candidatura di Jerome Powell, membro del board della Fed che ieri ha detto che arriverà “presto” il momento per allentare gli stress test svolti annualmente per determinare la tenuta degli istituti di credito in caso di crisi.

Stamattina in Asia la Borsa del Giappone è piatta nel finale di seduta. Debole Sidney, ancora chiuse per festività le piazze di Cina e Corea del Sud La Borsa di Taiwan sale dello 0,5%. All’indomani della decisione della Banca centrale dell’India di mantenere invariati i tassi di interesse di riferimento, l’indice BSE Sensex di Mumbai è in lieve rialzo. La rupia indiana ieri ha perso lo 0,7% su dollaro a 65,1. Il rendimento del decennale indiano si è spinto a 6,72%, massimo da giugno.

Con una piccola accelerazione nel finale di seduta, le Borse degli Stati Uniti sono riuscite a chiudere in rialzo, le variazioni del Dow Jones (+0,1%), dell’S&P500 (+0,1%) e del Nasdaq (+0,05%), sono sufficienti a far registrare al mercato azionario degli Stati Uniti nuovi massimi storici. A confermare il buon stato di salute dell’economia è arrivato ieri il dato dell’indice Ism servizi ai massimi dal 2005. A frenare il rialzo è stata la flessione degli energetici.

IL PETROLIO WTI SOTTO I 50 DOLLARI

Il petrolio ha chiuso in calo per il terzo giorno di fila e sotto la soglia psicologica dei 50 dollari al barile. Il contratto novembre al Nymex ha ceduto 44 centesimi, lo 0,87%, a 49,98 dollari al barile, Brent sotto i 56. E questo nonostante un calo decisamente più ampio delle stime – pari a 6 milioni di barili – delle scorte settimanali Usa di greggio.

I trader si sono concentrati sul fatto che la produzione Usa sia aumentata a 9,56 milioni di barili al giorno, pari ai massimi del luglio 2015, e sul fatto che – con la spinta dello shale oil – le esportazioni abbiano raggiunto livelli record. Il timore è che gli sforzi dell’Opec per riequilibrare il mercato vengano messi a repentaglio. A Piazza Affari Eni -1,2% e Saipem -2,2%.

BARCELONA FRENA SULL’INDIPENDENZA, MILANO -1,44%

A Milano e Madrid è toccata la maglia nera al termine di una seduta dominata dalle correzioni, specie sul fronte bancario. Ma da Barcellona arrivano i primi segnali della volontà di evitare la rottura con la capitale. Piazza Affari ha lasciato sul terreno l’1,44%, indice Ftse Mib a quota 22.456.

La borsa spagnola (-2,85%) sprofonda a mano a mano che si aggrava la crisi istituzionale. Lunedì il Parlamento catalano dovrebbe votare l’indipendenza da Madrid. Ad annunciarlo è stato il partito autonomista Cup, ma ieri sera il presidente catalano Carles Puidgemont, pur dicendo in tv che “il re ha deluso tutti i catalani”, non ha fornito indicazioni precise sul giorno della eventuale dichiarazione dell’indipendenza, né sull’iter legale del provvedimento.

Francoforte, martedì chiusa per festività, è il listino migliore con un progresso dello,53%, nuovo massimo storico. Parigi ha contenuto le perdite allo 0,08%. Piatta Londra, -0,01%. Con 181 voti favorevoli e 107 contrari, l‘aula del Senato ha votato i nuovi obiettivi di finanza pubblica grazie al supporto dei senatori di Mdp, il movimento nato dalla scissione del Partito Democratico usciti dall‘aula quando si è svolto il voto per le risoluzioni al Def.

MAXIMULTA UE A AMAZON. IRLANDA ALLA SBARRA PER APPLE

La Commissione Europea ha scatenato l’offensiva contro i Big Usa accusati di lesioni alla concorrenza grazie ad accordi fiscali con diversi Stati dell’Unione. Ieri è stata sanzionata Amazon, che dovrà versare 250 milioni di euro nelle casse del Lussemburgo (che non li vuole).

Ancora più aspro il duello con Apple, già multata per 13 miliardi di euro da pagare all’Irlanda che però si rifiuta da oltre un anno di incassarli, sostenendo la legittimità dell’accordo con la Mela (e numerose altre multinazionali). La commissaria Ue Margrete Verstager ha così deciso ieri di deferire Dublino alla Corte di Giustizia della Ue.

BTP IN TENSIONE, MA SI STRINGE LO SPREAD CON I BONOS

Chiusura in calo per il mercato obbligazionario italiano, che si è tenuto comunque sopra i minimi della mattina. L’escalation tra il governo centrale spagnolo e le autorità catalane, penalizza i titoli di Stato della cosiddetta periferia della zona euro, e premia il Bund, bene rifugio per eccellenza.

A pesare sui Btp, inoltre, è stato anche il concambio dei titoli del Tesoro: stamane sono stati collocati 2 miliardi, a fronte del ritiro di poco meno di 2,8 miliardi di euro di quattro Btp e un Ccteu in scadenza. Il tasso del decennale è salito a 2,249% da 2,225%, dopo una fiammata a 2,263%, sui massimi dalla metà di luglio. Il differenziale di rendimento tra titoli di Stato italiani e tedeschi è salito a 180 punti base da da 176, dopo aver toccato un picco in area 183, massimo dall’inizio di giugno. Lo spread Italia/Spagna si è ristretto a 43 punti base: a giugno era a quota 73.

BANCHE IN ROSSO, LE ITALIANE PERDONO IL DOPPIO

Il paniere dei bancari italiani ha lasciato sul terreno il 2,3%, circa il doppio dell’indice europeo di settore (-1,2%). Non sono peraltro mancate in giro per l’Europa reazioni robuste. Specie in Spagna dove la partita delle sofferenze si è intrecciata con il braccio di ferro in corso in Catalogna. Il Banco de Santander ha lascato sul terreno il -4,14%,il Bbva (ha perduto il 4,03%, Caixabank il 5,27%. A Parigi SocGen ha ceduto l’1,1%, Bnp Paribas l’1,77%. A Francoforte Deutsche Bank ha limitato i danni a -0,97%.

SOTTO TIRO LE EX POPOLARI, VERSO IL RIENTRO DI MPS

Più salato il conto per le banche italiane: Banco Bpm -5,3%, Ubi Banca -3,5%, Bper Banca -3%, Unicredit -2,6% Intesa Sanpaolo -1,7%, Unicredit -2%. Monte Paschi tornerà nel listino entro ottobre, ha confermato ieri Fabrizio Pagani, capo della segreteria del Mef.

Giornata negativa anche per le assicurazioni (Generali -2,2%) e per gli asset manager: perdite intorno al 2% per Anima, Azimut, Finecobank e Banca Mediolanum -2%. Le vendite non si sono limitate ai finanziari.

PIRELLI LIMITA I DANNI AL DEBUTTO. DEBOLI GLI INDUSTRIALI

Tra gli industriali ritorno in rosso per Pirelli che ha esordito in Piazza Affari con un calo dello 0,5% dopo aver subito in avvio una perdita del 3% rispetto al prezzo di collocamento. Deboli anche Fiat Chrysler (-0,4%), Ferrari (-0,1%). Arretra in chiusura anche Stm (-0,7%) che nel corso della seduta era salita oltre i 17 euro.

CAMPARI VENDE LEMONSODA MA SI TIENE IL CRODINO

Invariata Campari che, a mercati chiusi, ha annunciato la cessione per 80 milioni di euro del settore soft drinks alla danese Royal Unibrew. La divisione venduta, che include Lemonsoda, Oransoda, Pelmosoda e Mojito Soda, i marchi Crodo (a esclusione di Crodino), il sito produttivo e di imbottigliamento di Crodo, la sorgente d‘acqua e il magazzino, ha registrato nel 2016 vendite nette per 32,8 milioni e un margine di contribuzione di 6,3 milioni.

LA CDP APRE A TELECOM (AI MINIMI DA APRILE)

Altra seduta amara per Telecom Italia (-1,9%) scivolata sui minimi da aprile a 0,76 euro. La società ha dato mandato a Barclays, Credit Suisse e Lazard per la vendita di Persidera da cui potrebbe ricavare un prezzo tra i 350 e i 400 milioni di euro. Intanto il presidente di Cassa depositi e prestiti, Claudio Costamagna, ieri ha dichiarato: “Open Fiber resta la nostra priorità ma se il governo ci chiedesse di entrare in Telecom esercitando la Golden Power, noi guarderemmo per capire se è vantaggioso o meno. Non abbiamo nessun tipo di preconcetto”.

Frenata nel lusso ai rialzi di Moncler (-2,7%). Mediobanca Securities ha abbassato la raccomandazione a Neutral, target price confermato a 26,2 euro. La stessa analista ha alzato a 39 euro, dal precedente 28,2 euro, il target price di Yoox Net a Porter -0,4% Sempre Mediobanca ha tagliato il target di Luxottica -0,21% da 46 a 44 euro ( giudizio hold).

FRANA DI FALCK, SI RIPRENDE LANDI RENZO

Ancora grandi movimenti per le small/mrdium cap. Cede il 5% Falck Renewables dopo il downgrade di Kepler che ha portato la raccomandazione a ‘hold’ da ‘buy’, pur aumentando il prezzo obiettivo a 1,6 euro da 1,5.

Allo Star Landi Renzo, martedì in calo di oltre il 16% dopo l‘annuncio della cessione a B&C Speaker del produttore di altoparlanti professionali Eighteen Sound, è rimbalzata del 12%. Ancora ribassi per Trevi (-3%) , sui minimi dal 2004, ed Esprinet (-1,5%). Perde colpi anche Tiscali (-5,4%). Prese di profitto su Centrale del Latte (-6,5%), dopo il +40% in tre sedute sull’onda dell’intesa con Alibaba per vendere in Cina latte Uht a lunga conservazione.

S’impenna (+27,7%) Waste Italia dopo che la controllata Waste Italia Holding ha depositato al tribunale di Milano la domanda di ammissione alla procedura di concordato preventivo liquidatorio.

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