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S&P conferma il rating dell’Italia, Fmi avverte: “Il governo tagli il debito”

L’agenzia di racing ha confermato a Bbb il racing dell’Italia con outlook stabile. Kammer (Fmi) in un’intervista a Repubblica: “il superbonus da solo non è sufficiente a spiegare il problema del debito”

S&P conferma il rating dell’Italia, Fmi avverte: “Il governo tagli il debito”

Nessuna sorpresa. Come da attese nella serata di venerdì S&P ha confermato il rating “BBB” dell’Italia, con outlook stabile, in linea con le decisioni prese lo scorso autunno. Rispetto a qualche mese fa, è però cambiata la prospettiva del debito, che adesso viene visto in rialzo del 2,5% nel suo rapporto con il Pil fra il 2024 e il 2025-26.

La stagione dei rating continuerà nelle prossime settimane: il 26 aprile con Dbrs (BBB-high con outlook stabile), il 3 maggio con Fitch (BBB, outlook stabile) e il 31 maggio con Moody’s (Baa3 con outlook stabile).

Kammer (Fmi): “Il governo tagli il debito pubblico”

E sul debito pubblico si è concentrato anche Alfred Kammer, direttore dell’European Department del Fondo Monetario Internazionale che in un’intervista a Repubblica ha invitato il governo italiano a tagliare il debito pubblico.

Secondo Kammer, il superbonus non è sufficiente a spiegare il problema del debito in aumento in Italia “È una delle spiegazioni, ma la sola eliminazione del Superbonus non sarà sufficiente per realizzare il consolidamento”, afferma, sottolineando che le privatizzazioni non basteranno a ridurlo.  
L’Fmi prevede che il Pil italiano crescerà dello 0,7%, e nel 2026 calerà allo 0,2%, mentre il governo stima l’1%. L’unico modo per invertire la rotta, afferma il direttore dell’European Department del Fmi è “Continuare riforme strutturali e misure intraprese col Pnrr. Il Piano va pienamente attuato, ma raccomandiamo anche al governo italiano di elaborare un nuovo programma a medio termine, che prosegua gli sforzi di riforma strutturale al fine di aumentare la produttività. È importante per fronteggiare l’invecchiamento della popolazione e la potenziale contrazione della forza lavoro”.

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