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Sos CNR: 100 milioni dallo Stato o la ricerca si ferma

La conferenza stampa presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche svela le vere cause che stanno inducendo l’istituto ad attingere ai fondi destinati alla ricerca per fare fronte ai costi fissi per il funzionamento dell’ente

Sos CNR: 100 milioni dallo Stato o la ricerca si ferma

Un Paese che non investe in ricerca è un Ppaese che rinuncia al proprio futuro. Cento direttori degli Istituti scientifici del Consiglio Nazionale delle Ricerche hanno scritto e firmato un manifesto per salvare la ricerca italiana e per far conoscere ai cittadini la grave crisi finanziaria che l’istituto si trova ad affrontare.

La redazione del bilancio provvisorio per il prossimo anno ha fatto emergere un deficit di circa 100 milioni nella copertura di tutte le spese che il CNR deve sostenere: sia quelle relative al funzionamento dell’ente sia quelle relative alla ricerca vera e propria. In particolare, questo deficit si è determinato in seguito alla realizzazione di due eventi che rappresentano una spinta positiva e nuova linfa alla ricerca italiana: da una parte le stabilizzazioni che determineranno l’assunzione di oltre 1000 persone e dall’altro l’aggiornamento dei contratti del personale del CNR. È stato stimato che la spesa per il personale arriverà ad assorbire il 98,7% del del finanziamento che lo Stato destina ogni anno agli enti di ricerca.

Se si guarda a un confronto con gli altri Paesi sviluppati del mondo, l’Italia ha 5 ricercatori ogni 1000 persone, la Spagna ne ha 6, la media europea ne presenta 8, la Germania ne ha 9, la Francia e il Giappone ne contano 10. “Sarebbe folle pensare che le stabilizzazioni fossero un fatto negativo in un paese che si trova in carenza di ricercatori, ma bisogna saper finanziare questa ricerca. Le stabilizzazioni e gli aggiornamenti contrattuali sono fatti positivi a cui doveva essere accompagnato un finanziamento compensativo che invece non c‘è stato” ha spiegato Rino Falcone, direttore dell’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione. “Il bilancio preventivo andava presentato in pareggio e così è stato fatto, ma non possiamo non denunciare il fatto che aver eroso risorse dalla ricerca è un fatto grave”, continua Falcone.

Intanto, continua a essere presentata dal corrente Governo una legge di bilancio per il prossimo triennio in cui i fondi alla ricerca non risultano pervenuti. Qualsiasi intervento venga fatto per stanziare i 100 milioni per il CNR non può essere pensato come una toppa che vada a risolvere il problema per il 2019 perchè le stabilizzazioni, i cambiamenti contrattuali sono un fatto ormai permanente e che va considerato per tutti i prossimi bilanci e pertanto va messo a regime nel lungo periodo.

L’economista Daniele Archibugi, direttore dell’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali, ha sottolineato quanto l’opinione pubblica debba essere messa al corrente di quello che sta accadendo e quali sono i problemi. Soprattutto, “è bene ricordare che ormai la competizione nella ricerca si è spostata a livello internazionale e per questo abbiamo bisogno di strumenti per motivare i ricercatori. È per stimolare la ricerca e i ricercatori italiani che è necessario aumentare il finanziamento ordinario per il CNR deve essere aumentato”, prosegue Archibugi.

Per fare in modo che il centro di ricerca possa presentare un bilancio in pareggio infatti, i fondi destinati sono stati reperiti tra quelli che i vari istituti di ricerca sono riusciti a reperire autonomamente di anno in anno e che, pertanto, in questa situazione di emergenza vengono sottratti alle risorse destinate alla ricerca e recuperate a livello mondiale, nazionale ed europeo per essere utilizzati al fine di pagare le spese relative al funzionamento del CNR e agli stipendi.

“Ci ha allarmati il fatto che si possa pensare che i fondi per il funzionamento del CNR possano essere tolti alla ricerca. Prima d’ora non si era mai ricorsi a questo. Lo stato finanzia per 500 milioni il CNR attraverso il fondo di finanziamento dello stato (FOE) e parallelamente a questo, i vari istituti di ricerca reperiscono in autonomia circa il 52% del FOE”, ha sostenuto Rino Falcone.

Il presidente del CNR Massimo Inguscio ha affermato la necessità al momento di operare tagli reversibili e irreversibili per recuperare le risorse di cui l’ente necessita: “Abbiamo lanciato un’opera di dismissione di immobili che il CNR non usa o usa male, ma a malincuore anche un taglio ai bandi relativi all’internazionalizzazione, che dovranno essere sicuramente recuperati”. Tuttavia, nonostante si tratti di un contesto emergenziale, spaventa pensare che i primi tagli a cui un istituto di ricerca è disposto a ricorrere siano quelli all’internazionale e al confronto con le altre eccellenze a livello europeo e mondiale.

Lorenzo Castellani, assegnista di ricerca LUISS, afferma: “Un modo per sostenere la ricerca è proprio partecipare a bandi internazionali e questo avviene soprattutto per la nuova generazione accademica che è stata costretta a studiare, scrivere e ad approcciarsi alla lingua inglese e non può fare altro che continuare sempre più in questo verso. L’ideale sarebbe avere un sistema che ci spinga a fare questo sia in termini di risorse sia di organizzazione e ciò fa fatica ad avvenire soprattutto per via della politica”.

La conferenza stampa è stata anticipata da un momento che si proponeva di rappresentare un atto di impegno civico, di apertura verso il progresso, cioè la donazione del sangue presso una postazione AVIS appositamente predisposta. La società va informata, altrimenti è la ricerca a non crescere, né l’economia, né il futuro. Donare il sangue è un investimento necessario per salvare vite umane e per mostrare di credere negli altri e nel futuro che ci riguarda. Allo stesso modo finanziare nelle giuste proporzioni la ricerca scientifica, significa credere nello sviluppo civile, economico e strategico della nostra società. Un secondo momento è stato dedicato alla sfilata dei direttori degli istituti che rischieranno di vedere tagliati i fondi per le ricerche che hanno presentato alcuni oggetti simbolo delle loro ricerche.

La risposta delle istituzioni per ora è stata istituzionale. Il prossimo 21 novembre presso il CNR si svolgerà un evento per i festeggiamenti del novantacinquesimo anniversario del centro: sono attesi il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca Marco Bussetti e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Dal Quirinale, secondo quanto affermato da Rino Falcone è stato fatto sapere che il capo dello Stato ha preso visione della lettera e la tiene in piena considerazione.

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