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Smart working, nuove regole da aprile: addio alle comunicazioni obbligatorie degli accordi individuali

Un decreto del ministro Orlando eviterà il caos semplificando la procedura per i datori di lavoro – Intanto, la Camera lavora sulla riforma organica dello smart working

Smart working, nuove regole da aprile: addio alle comunicazioni obbligatorie degli accordi individuali

Dal primo aprile arrivano nuove regole per lo smart working. Le ha messe a punto il ministero del Lavoro e confluiranno nel decreto Sostegni ter, o comunque nel primo contenitore legislativo a disposizione. Perché il tempo stringe.

Dopo marzo, insieme allo stato d’emergenza, in Italia si archivia lo smart working obbligatorio per tornare agli accordi consensuali. Il problema è che, al momento, le regole sono macchinose e rischiano di ostacolare molti italiani. Ormai, infatti, il lavoro agile non riguarda più una minoranza di individui come nell’epoca pre-Covid, ma un esercito da 4-5 milioni di persone.

Smart working, nuove regole: stop alle comunicazioni obbligatorie

Ad oggi, la procedura prevista dai contratti impone “comunicazioni obbligatorie” anche per gli accordi individuali sullo smart working, che andranno stilati appunto a partire dal primo aprile. Milioni di accordi, milioni di comunicazioni obbligatorie: un incubo burocratico.

Per questo il nuovo intervento legislativo affiderà al ministro del Lavoro, Andrea Orlando, la delega a emanare un decreto che semplifichi la vita di imprese e dipendenti alle prese con lo smart working.

In sostanza, per i datori di lavoro sarà allestita una procedura più snella, simile a quella sperimentata durante la pandemia, e non sarà previsto alcun obbligo di trasmettere gli accordi individuali.

Raccomandati gli accordi aziendali o collettivi

Del resto, il gruppo di lavoro sullo smart working nominato da Orlando aveva già sottolineato come la strada più efficace in questo campo sia quella degli accordi aziendali o addirittura collettivi, fra imprese e sindacati di settore. Peraltro questo tipo di soluzione ha già dimostrato “una propensione a prevedere elementi di criticità non ancora rilevati dalla legge – si legge nella relazione finale del gruppo di lavoro – oltre a una buona capacità di bilanciare gli interessi in gioco”.

Ma attenzione: l’accordo aziendale o collettivo non vincola in alcun modo il singolo lavoratore, che rimane libero di optare per l’accordo individuale con il datore di lavoro.

La riforma organica dello smart working allo studio della Camera

Intanto, la Camera dei deputati continua da mesi a lavorare sulla riforma organica dello smart working, da cui sono attese novità ben più sostanziali per questa tipologia di lavoro. Secondo la relatrice Maria Pallini (Movimento 5 Stelle), dopo settimane di audizioni è stato finalmente prodotto un testo unitario, su cui ora i partiti sono chiamati a esprimere le proprie osservazioni. L’iter per l’approvazione potrebbe iniziare la prossima settimana. “Il punto principale è il diritto alla disconnessione – spiega Pallini al quotidiano La Repubblica – va stabilito un orario oltre il quale il lavoratore non possa essere disturbato. Abbiamo poi previsto incentivi per l’acquisto delle piattaforme tecnologiche e della strumentazione, e abbassato all’1% i premi Inail”.

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