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Smart home, anche l’Italia corre: boom degli assistenti vocali

L’Italia è tra i primi paesi europei per tasso di crescita del mercato, ma come valore (380 milioni) è superiore soltanto alla Spagna (300 milioni di euro, +59%): ancora ampio il divario con Germania (1,8 miliardi, +39%), Regno Unito (1,7 miliardi, +39%) e Francia (800 milioni, +47%) – Quasi la metà degli italiani possiede almeno un oggetto smart in casa.

Smart home, anche l’Italia corre: boom degli assistenti vocali

L’arrivo in Italia dei grandi Over The Top (OTT) con gli smart home speaker Google Home e Amazon Echo rivoluziona il mercato della casa connessa, che raggiunge un valore di 380 milioni di euro nel 2018, in crescita del 52% rispetto al 2017, portando investimenti in termini di comunicazione e marketing senza precedenti in ambito smart home e spingendo le vendite degli altri oggetti connessi, soprattutto legati al riscaldamento e all’illuminazione.

Il trend di crescita del mercato italiano è paragonabile o addirittura superiore a quello dei principali paesi europei, anche se in termini assoluti il divario da colmare è ancora ampio. Insieme al mercato crescono anche il livello di conoscenza e la diffusione degli oggetti connessi nelle case degli italiani: il 59% ha sentito parlare almeno una volta di casa intelligente e il 41% possiede almeno un oggetto smart, con le soluzioni per sicurezza (come sensori per porte e finestre) in prima posizione.

Il boom degli assistenti vocali ha favorito soprattutto i retailer online e offline, che insieme incidono per il 40% del mercato (in crescita del 160% rispetto al 2017), a scapito della filiera tradizionale – produttori, architetti, costruttori edili, distributori di materiale elettrico e installatori – che mantiene un ruolo di primo piano ma perde terreno in termini di quote di mercato (dal 70% del 2017 al 50% di quest’anno). Un ruolo importante, infine, continua a essere giocato dalle startup che sviluppano soluzioni di “casa connessa”: si moltiplicano le collaborazioni con i grandi player e continuano a crescere i finanziamenti erogati dagli investitori istituzionali. Sono 141 le nuove imprese censite a livello internazionale, di cui 102 finanziate, per un totale di 1,5 miliardi di dollari di investimenti raccolti.

Sono alcuni dei risultati della ricerca sulla Smart Home dell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano. “Il mercato delle soluzioni per la casa intelligente cresce a un ritmo molto elevato, trainato dallo sbarco in Italia degli smart home speaker che, oltre a generare buoni volumi di vendita, hanno anche trascinato le vendite di tutto il comparto – afferma Angela Tumino, Direttore dell’Osservatorio Internet of Things -. La filiera tradizionale dei produttori e installatori non è stata per il momento in grado di sfruttare appieno le opportunità offerte dalle nuove soluzioni IoT per la casa, perdendo terreno nei confronti di retailer (tradizionali e online), produttori, assicurazioni, utility e telco, che insieme valgono ormai il 50% del mercato. Si intravedono tuttavia alcuni segnali di maggiore integrazione per il futuro”.

“Nonostante i grandi passi in avanti, rimangono ancora numerose barriere da superare – commenta Giulio Salvadori, Direttore dell’Osservatorio Internet of Things -. In primo luogo la comunicazione ai consumatori delle reali potenzialità di utilizzo degli oggetti smart, cresciuta molto con l’ingresso nel mercato degli OTT, ma ancora non adeguata se guardiamo agli altri produttori e ai i piccoli brand. Bisogna poi lavorare sulla formazione degli addetti all’installazione e alla vendita, spesso non in grado di fornire un adeguato supporto all’utente, e sull’offerta di servizi di valore abilitati dagli oggetti connessi. Un’ulteriore sfida per le aziende nel 2019 sarà valorizzare l’enorme mole di dati messi a disposizione dagli oggetti smart e dalle tecnologie emergenti come I’Intelligenza Artificiale e al tempo stesso gestire temi fondamentali come privacy e cyber security, in cima alle preoccupazioni degli utenti che possiedono o hanno intenzione di acquistare soluzioni per la casa intelligente”.

Il mercato – Il mercato italiano delle soluzioni per la Smart Home cresce molto rapidamente nel 2018, con un ritmo paragonabile o addirittura superiore a quello dei principali paesi europei. In termini assoluti, però, l’Italia si colloca davanti solo alla Spagna (300 milioni di euro, +59%), mentre è ancora ampio il divario con Germania (1,8 miliardi, +39%), Regno Unito (1,7 miliardi, +39%) e Francia (800 milioni, +47%). La quota maggiore di mercato è legata alle soluzioni per la sicurezza, che vale 130 milioni di euro, pari al 35% del mercato. In seconda posizione troviamo la principale novità del 2018, gli smart home speaker, che oltre a generare vendite per 60 milioni di euro (16% del mercato), hanno direttamente o indirettamente trainato buona parte della crescita complessiva. Di poco inferiori le vendite degli elettrodomestici, pari a 55 milioni di euro e al 14% del totale, fra cui spiccano le lavatrici – connesse, controllabili via App e dotate in alcuni casi anche di assistente vocale – che continuano a trainare le vendite del comparto. Si allarga l’offerta (alcuni produttori hanno già più di metà della gamma “connessa”), ma l’utilizzo delle funzionalità smart è un’abitudine solo per il 25% degli utenti che posseggono un elettrodomestico connesso (in crescita rispetto al 15% del 2017). Caldaie, termostati e condizionatori connessi per la gestione del riscaldamento e della climatizzazione incidono per il 12% del mercato (circa 45 milioni di euro), con un incremento dovuto alla crescente integrazione con gli assistenti vocali e alla possibilità per il consumatore di ottenere benefici importanti in termini di risparmio energetico e comfort. Tra le rimanenti soluzioni spiccano con una crescita del +50% le soluzioni per la gestione dell’illuminazione (lampadine connesse).

I canali di vendita – La filiera “tradizionale” continua a svolgere un ruolo importante all’interno del mercato Smart Home, con un valore di 190 milioni di euro (50% del mercato, +10% rispetto al 2017), anche se perde terreno in termini di quote di mercato (nel 2017 valeva il 70%). A fare da traino sono infatti gli eRetailer (78 milioni di euro, +140%) e i retailer multicanale (72 milioni di euro, +180%), che assieme costituiscono il 40% del mercato, sulla spinta dalle vendite degli smart home speaker e degli elettrodomestici connessi. Più limitate le vendite da parte di telco, assicurazioni e utility, che raggiungono complessivamente una quota pari al 10% del mercato. La crescita rispetto al 2017 (+60%) è dovuta soprattutto alle nuove offerte per la casa smart promosse nel corso dell’anno dagli operatori telco, che generano un volume di vendite pari a 21 milioni di euro (6% del mercato, +150%), focalizzate sulla promozione di servizi aggiuntivi e sulla semplificazione dell’esperienza utente. Le utility crescono meno (+20%) e a fronte di numeri inferiori alle attese sono ora alle prese con un generale riposizionamento dell’offerta, per cercare di riguadagnare terreno nel 2019. Il canale assicurativo si ferma al 3% del mercato (+25%), mancando l’atteso salto di qualità, ma sono numerosi i trend che si riscontrano in Italia e all’estero e che fanno ben sperare per una rapida crescita del settore.

I consumatori – La Smart Home è sempre più conosciuta tra i consumatori italiani: il 59% degli italiani ne ha sentito parlare almeno una volta, soprattutto attraverso i media tradizionali (50% da radio, tv e giornali, era il 59% nel 2017) e Internet (32%). Il lancio degli smart home speaker ha portato a una progressiva evoluzione delle abitudini dei consumatori, sempre più disposti ad acquistare in autonomia i dispositivi per la Smart Home (online o nei negozi) e a richiedere eventualmente in un secondo momento l’aiuto di un professionista per l’installazione: soltanto il 19% del campione, infatti, ha acquistato di l’oggetto connesso tramite il proprio installatore di fiducia, contro il 33% del 2017. Si consolida la diffusione di oggetti smart nelle case, presenti nel 41% delle abitazioni (+3%), anche se una buona fetta degli utenti non usa ancora le funzionalità smart di questi oggetti (42%), soprattutto a causa della scarsa utilità percepita (per il 41% è poco utile, il 34% non ne ha l’esigenza) e a volte per l’eccessiva complessità del prodotto (14%). Chi invece non possiede oggetti connessi non ne sente il bisogno (41%), li considera troppo futuristici (19%), non ne comprende appieno i benefici (12%) o non ne ha ma sentito parlare (8%).

Nonostante la buona crescita del mercato, sono ancora pochi i consumatori che si dichiarano interessati ad acquistare prodotti per la Smart Home in futuro, poco più di uno su tre (35%), e fra questi il solo il 10% prevede di comprare nei prossimi dodici mesi, mentre il 25% entro tre anni. Le soluzioni che riscuotono maggiore interesse per il 2019 riguardano la gestione dell’illuminazione (20% del campione) e gli smart home speaker (14%). Proprio gli assistenti vocali possono essere un volano per l’intero mercato, perché i consumatori più che per ottenere informazioni o gestire i propri impegni quotidiani vorrebbero usarli per gestire altri oggetti smart, come elettrodomestici (23%), caldaie e termostati (23%), luci (21%) e antifurto (16%). Ben più indietro troviamo invece le funzionalità più tradizionali, non legate al controllo di oggetti smart, che vanno dalla possibilità di ricevere informazioni in tempo reale (7%), alla gestione dell’agenda personale (7%), fino alla possibilità di effettuare acquisti online (4%) o prenotare cene, taxi e alberghi (4%). Man mano che i consumatori italiani familiarizzano con gli oggetti connessi, cresce la sensibilità nei confronti della privacy. Dal 2014 a oggi la percentuale di consumatori diffidenti riguardo alla condivisione dei propri dati personali è quasi raddoppiata, passando dal 27% al 51%, anche perché spesso non ne colgono i vantaggi.

Le tecnologie – Le tecnologie IoT per la comunicazione degli oggetti smart in casa sono ancora molto eterogenee, ma iniziano a emergere alcuni segnali di parziale convergenza. Tale livello di eterogeneità è spesso dovuto alla molteplicità di requisiti applicativi richiesti dai diversi oggetti connessi. “L’interoperabilità apre grandi opportunità in termini di esperienza d’uso e casi realizzabili ed è la chiave del successo della Smart Home come sistema e non come insieme di singoli oggetti indipendenti – commenta Antonio Capone, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Internet of Things -. La strada per raggiungere questo obiettivo è ancora lunga e complessa, ma si stanno delineando alcune alternative promettenti, come la creazione di consorzi impegnati nella definizione di nuovi ecosistemi applicativi di integrazione o l’impiego di sistemi operativi embedded in grado di offrire una serie di funzionalità e servizi omogenei tra dispositivi compatibili e integrabili a livello hardware”. Il concetto di interoperabilità è in stretta correlazione con il concetto di integrazione. Questa nozione si può declinare secondo diversi approcci possibili: integrazione locale, direttamente tra i dispositivi intelligenti, tramite hub dedicati o multiprotocollo; integrazione abilitata dagli assistenti vocali, che consentono all’utente di interagire con gli oggetti smart tramite un’interfaccia unificata; e integrazione mediata dal cloud, tramite cui i dispositivi, attraverso opportune interfacce messe a disposizione dai vari cloud proprietari, riescono a integrarsi e a creare funzionalità comuni.

L’Intelligenza Artificiale al servizio della Smart Home – L’Intelligenza Artificiale (AI) abilita lo sviluppo di innumerevoli applicazioni per la Smart Home in grado di generare nuove opportunità di business per le imprese e di fornire un supporto concreto alle persone all’interno dell’abitazione. “Sono tre i ruoli principali che l’AI può giocare in questo mercato – analizza Giovanni Miragliotta, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Internet of Things -. Gli algoritmi di machine learning possono agire dentro gli oggetti connessi, migliorandone le funzionalità ed elaborando i dati senza la necessità di passare dal cloud. L’AI, poi, può migliorare ulteriormente il funzionamento e la capacità di comprensione degli assistenti vocali e si candida, infine, a diventare una vera e propria governante delle nostre abitazioni. I tre approcci non sono mutualmente esclusivi, ma anzi possono (e devono) essere sviluppati in maniera congiunta e integrata tra loro per liberare appieno il potenziale dell’Intelligenza Artificiale all’interno delle nostre abitazioni”.

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