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Sindacati: Uil, un rimpasto nel segno della continuità

A ridosso del congresso della Cgil, nuove nomine al vertice della Uil che resta però sotto il ferreo controllo del gruppo che fa capo al discusso segretario generale Barbagallo e si predispone ad avvicinarsi sempre di più al Governo giallo-verde

Sindacati: Uil, un rimpasto nel segno della continuità

A ridosso del congresso confederale della CGIL anche la UIL ha proceduto ad un rimpasto della segreteria confederale promuovendo  a segretario aggiunto l’attuale segretario organizzativo Pierpaolo Bombardieri, che viene sostituito nell’incarico dal segretario dei metalmeccanici, Rocco Palombella. Secondo le fonti più accreditate è previsto un secondo tempo entro l’estate di quest’anno, quando l’attuale segretario generale Carmelo Barbagallo verrebbe sostituito dallo stesso Bombardieri, un dirigente relativamente giovane rispetto all’età media del gruppo dirigente,  che viene in origine dalla categoria degli Enti locali ma ha fatto anche esperienze importanti a livello territoriale. Considerato un buon dirigente sindacale, Bombardieri va collocato tra gli allievi del vecchio segretario generale Pietro Larizza. 

Da questo punto di vista rappresenta un segno di forte continuità e di stabilità inequivocabile del gruppo dirigente confederale che governa un sindacato fortemente centralizzato e in grado di dirigerlo quasi completamente senza che si manifestino divergenze significative. Farebbe parte di questa continuità anche la prospettiva che si sarebbe ricavata Barbagallo, cui verrebbe assegnata la sinecura del sindacato dei pensionati, una piccola (si fa per dire) cassaforte e, dato il numero degli iscritti, politicamente in grado di condizionare la vita dell’organizzazione ad ogni livello territoriale e centrale. Rimarrebbe da riallocare l’attuale segretario dei pensionati UIL, Romano Bellissima (che da tempo ha lasciato la categoria dei chimici-tessili nella quale è però entrato come segretario organizzativo il figlio Giovanni, in coda per sostituire l’attuale segretario Paolo Pirani) che potrebbe essere gratificato con una presidenza importante come quella dell’Ital che svolge attività di assistenza per le pratiche di pensione. Il rinnovamento, per il momento sembrerebbe fermarsi qui.

Ciò detto rimane da collocare la UIL nel quadro politico attuale, partendo dal presupposto che è ragionevole escludere ogni forma di identificazione con singole forze politiche, e che l’approccio che caratterizza il sindacato è essenzialmente pragmatico, volto a far di necessità virtù. Se le prossime elezioni europee muteranno gli equilibri in Italia, si vedrà. 

Al momento è da escludere che la UIL si schieri a fianco del PD o di Forza Italia per mettere in discussione il Governo. Del resto le iniziative di lotta annunciate sono poco più che un’aspirina in confronto alle cure forti adottate nei confronti dei passati governi. E le recentissime  dichiarazioni di Barbagallo per il quale “non diremo mai no al reddito di cittadinanza e a quota 100”, sono significative. L’approccio è di natura contrattuale e, come in ogni trattativa che si rispetti, si cerca semmai di allargare le maglie, anche in caso di provvedimenti sostanzialmente assistenziali come quelle messe in atto da Governo Conte, che autorevoli fonti (e il buon senso comune) indicano come causa di distorsioni assai preoccupanti e gravi come l’incoraggiamento del lavoro nero. Sono lontani i tempi del sindacato della partecipazione del ”sindacato dei cittadini”.  

Rimane per la UIL, ma anche per le altre organizzazioni, il problema di come uscire da una situazione paradossale in cui, di fronte ad una stagnazione (se non recessione) economica si discute di distribuire ricchezza senza esser certi che venga prodotta. In passato la UIL, certo in circostanze diverse, ha svolto, nonostante fosse la minore tra le grandi organizzazioni sindacaliun ruolo importante, spesso anche scomodo, per contribuire a creare le condizioni più favorevoli per il risanamento del Paese, la crescita dell’occupazione, la difesa del potere d’acquisto dei salari e la giustizia fiscale. Se il nuovo corso non si porrà il problema di una seria riflessione sullo stato reale dell’economia e della finanza pubblica si ritroverà a scendere presto in piazza per protestare contro “i burocrati di Bruxelles.   

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