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Sciare a Natale? Il rebus è un caso europeo ma si tratta

Conte e Macron vorrebbero un’intesa internazionale per evitare chiusure a macchia di leopardo, ma l’Austria pretendere cospicui rimborsi per chiudere le piste – Intanto, in Svizzera già si scia, mentre la Spagna è pronta ad aprire gli impianti

Sciare a Natale? Il rebus è un caso europeo ma si tratta

Sciare o non sciare a Natale? Il quesito può sembrare ozioso vista la gravità della situazione sanitaria (solo ieri in Italia 853 morti), ma la questione interessa una mole tale di interessi economici da essere diventata un caso internazionale. Lunedì sera, intervenendo alla trasmissione Otto e Mezzo, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha chiarito che il Governo punta a un accordo Europeo. Se l’Italia chiudesse le piste ma i Paesi confinanti non facessero altrettanto – è il ragionamento – i nostri connazionali potrebbero andare a sciare oltreconfine, ammalarsi e poi tornare a casa a diffondere il virus. Così il sacrificio economico sarebbe vano.

Il problema è che la strada dell’intesa internazionale non è affatto agevole. Anche stavolta, il problema principale è rappresentato dall’Austria, che critica apertamente la proposta italiana. “Nell’ambito della discussione europea, valuteremo – dice una fonte governativa di Vienna citata dalla Repubblica – Ma solo se ci verrà rimborsata una quota importante del fatturato perso”, intorno all’80%. Una cifra piuttosto alta: per le sole tre settimane di vacanze natalizie, il ministro delle Finanze austriaco Gernot Bluemel stima un possibile buco da 2,4 miliardi di euro. “Non posso condividere l’iniziativa italiana – ha rincarato la ministra del Turismo, Elisabeth Koestinger – In Austria ci sarà di certo un turismo invernale: i nostri operatori si baseranno su un ampio protocollo di sicurezza”.

In realtà, Vienna è disposta a trattare, ma è chiaro che molto dipenderà dall’andamento dell’epidemia. La prossima settimana il governo deciderà se uscire dal lockdown totale in vigore fino al 7 dicembre. Se la curva dei contagi dovesse flettere, la stagione sulle nevi potrebbe iniziare da metà mese o al più tardi dal 20 dicembre.

Il governo Kurz è preoccupato soprattutto per dalla concorrenza della Svizzera, che non fa parte dell’Unione europea e non ha alcuna intenzione di chiudere gli impianti sciistici (già in funzione), malgrado la situazione sanitaria sia gravissima anche nei cantoni.

Dalla Francia, invece, fonti governative ipotizzano la creazione di un fondo europeo ad hoc – da aggiungere ai molti già attivi – per rimediare ai mancati introiti della stagione turistica. Sul problema di fondo, comunque, Emmanuel Macron è d’accordo con Conte: “Una riapertura per le feste non sembra possibile”, ha detto il Presidente francese in un discorso televisivo, rinviando il discorso all’anno nuovo.

La priorità di Macron e Conte è evitare chiusure a macchia di leopardo, che lascerebbero zone dove sarebbe possibile andare a sciare spostandosi di qualche decina di chilometri. L’Eliseo è preoccupato anche dalla Spagna, che ha annunciato la prossima riapertura dei suoi impianti.

Quanto alla Germania, Markus Soeder, il governatore della Baviera – land affacciato sulle Alpi – ha detto che sarebbe preferibile “un unico accordo. Se vogliamo mantenere aperte le frontiere, abbiamo bisogno anche di un chiaro accordo sullo sci. Altrimenti è difficile andare avanti”.

Tradotto, significa che la questione sci potrebbe far saltare (di nuovo) Schengen. Lo pensa anche Conte, che martedì ha riparlato del problema in una telefonata con la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. A inizio dicembre, Bruxelles pubblicherà le raccomandazioni della “Stay Safe Strategy”, per evitare che l’Europa ripeta gli errori compiuti durante le vacanze estive.

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