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Sassoli, ambientalista senza confini

Non solo Presidente del Parlamento europeo, ma anche ambientalista convinto. Pragmatico e dialogante con tutti, conosceva i rischi politici dentro l’Assemblea

Sassoli, ambientalista senza confini

David Sassoli era un convinto ambientalista. Non ideologico. Un pacato, ma deciso sostenitore del Green New Deal, sul quale era intervenuto più volte. Il suo pensiero green non aveva confini. Tra i tanti discorsi a sostegno della battaglia climatica, uno dei più significativi resta quello alla Venice Soft Power Conference di agosto-settembre 2021. Prendendo a pretesto la storia di Venezia, Sassoli nel suo messaggio aveva tratteggiato il futuro del vecchio continente. Venezia come comunità minacciata dai cambiamenti climatici e dalle mancate cure ambientali era il simbolo europeo – se non universale – per l’impegno nelle battaglie a difesa del pianeta.

Da Presidente del Parlamento europeo aveva incontrato attivisti, esponenti dei movimenti, leader mondiali, Greta Thunberg, Papa Francesco, senza venire meno alle convinzioni più profonde di un’Europa unita, dialettica, ma con una sola strada da percorrere: un nuovo modello di sviluppo. Era sinceramente amico di Ursula von der Leyen, cui ha dato leale sostegno per strutturare l’ambizioso Piano verde. Lo ha difeso più volte. “Le società più eque hanno migliori condizioni ambientali e mostrano una maggiore capacità di diventare più sostenibili”, diceva. Al contrario, una società diseguale, in cui ampie fasce di popolazione vivono in condizioni di povertà, alimenta la crisi ecologica. Con alle spalle una solida esperienza giornalistica, Sassoli era contro le vacue declamazioni ecologiste che finiscono per danneggiare l’impegno di migliaia di persone.

Nel messaggio a Venezia di pochi mesi fa aveva messo sull’avviso politica, imprenditori e sindacati, sulla necessità di pensare a nuovi posti di lavoro per compensare quelli che non ci saranno più se la transizione ecologica centrerà gli obiettivi al 2030 e al 2050. Riteneva quelle date irremovibili, convinto che la transizione avrebbe creato 700 mila nuovi posti di lavoro in tutta Europa. Sapeva bene, d’altra parte, che dentro il Parlamento europeo ci sono Paesi che non esultano per il Green Deal, che difendono le vecchie fonti energetiche per mandare avanti le loro economie. Ma pur nella terzietà della posizione, Sassoli ha sostenuto tutti i piani sulla sostenibilità, la legge sul clima, gli aiuti economici ai Paesi più sensibili. Al PNRR italiano aveva dato un aiuto concreto dialogando con tutte le rappresentanze politiche a Strasburgo e a Bruxelles. Era pragmatico e dialogante, consapevole che l’Europa sta disegnando il proprio avvenire. Sapeva degli incidenti di percorso, ma lavorava per evitarli. In questa visione, l’Italia occupava un posto speciale, perché uno sfaldamento dell’Unione non avrebbe potuto includere il suo Paese. Quella bella Italia che amava tanto.

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