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Sace: la Cina mangerà sempre più cibo italiano

REPORT SACE – Nonostante il rallentamento del Pil, i consumi cinesi aumenteranno e per le aziende italiane si aprono importanti opportunità soprattutto nel campo dell’export alimentare.

Sace: la Cina mangerà sempre più cibo italiano

“Nell’attuale quadro di rallentamento economico per i paesi emergenti, in particolar modo della Cina e di alcuni paesi dell’America Latina, si possono cogliere segnali di opportunità per le imprese italiane, specialmente nel settore dei beni alimentari lavorati, destinati al mercato cinese, ma anche nel comparto dei macchinari per la lavorazione di materie prime agricole destinati ai paesi latinoamericani”. E’ quanto si legge in un report dal titolo “Il rallentamento cinese: non tutti i mali vengono per nuocere” a cura dell’Ufficio Studi di Sace.

“Le imprese italiane, sfruttando la tradizione e la qualità dei prodotti alimentari, in altre parole il brand ‘Italian food’ – prosegue l’analisi –, devono avviare strategie di penetrazione del mercato per raggiungere i 30 milioni di consumatori cinesi ad alto reddito. Pertanto, oltre alle soluzioni tecniche e commerciali, sarà importante per le aziende italiane dotarsi di soluzioni finanziarie che consentano di aumentare la competitività dell’offerta”.

In termini generali, infatti, il rallentamento della Cina (Pil a +6,9% nel 2015) va visto nell’ottica di un riequilibrio della propria struttura economica, in futuro maggiormente orientata sui consumi, meno su export e investimenti. Il ribilanciamento cinese, perciò, può rappresentare un vantaggio per i paesi esportatori di quei prodotti – agroalimentari in primis – la cui domanda proveniente dal mercato cinese è prevista in accelerazione.

In particolare, secondo Sace, le occasioni che le imprese italiane possono cogliere sono due:

1) sfruttare l’evoluzione delle abitudini alimentari della popolazione cinese esportando beni alimentari lavorati di alta qualità nel Paese;

2) fornire macchinari per la lavorazione delle materie prime agricole ai paesi latinoamericani, utili a incrementare la produzione di quei beni della terra (materie prime e semilavorati) che, in prospettiva, potrebbero essere appetibili nel mercato cinese.

Ecco, inoltre, quali sono per Sace i principali segnali che le imprese italiane devono comprendere per non lasciarsi sfuggire i vantaggi in arrivo:

la parte di popolazione maggiormente abbiente delle grandi città cinesi è in proporzione molto numerosa, tanto che anche una piccola élite costituisce un elevato potenziale di consumo;

un numero crescente di città costiere mostra forti segnali di occidentalizzazione dei consumi, anche nel settore alimentare (pasta e prodotti tipici come l’olio extra-vergine di oliva o parmigiano);

i nuovi flussi turistici cinesi sosterranno la domanda di prodotti esteri una volta rientrati in patria, grazie al contatto diretto tra consumatore cinese e cucina italiana;

il mercato continua a crescere esponenzialmente e la legislazione locale sarà progressivamente semplificata, facilitando l’ingresso sul mercato di nuovi importatori e distributori;

la crescente domanda di alimenti sicuri da parte dei consumatori cinesi funge da stimolo all’importazione di prodotti finiti e allo sviluppo delle tecniche di conservazione degli alimenti freschi;

la riduzione dei dazi sui prodotti di lusso approvata nel 2015 include anche i prodotti alimentari di alta qualità, primo fra tutti il vino.

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