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Russia-Ucraina: Zuppi in missione di pace a Mosca per la seconda fase della “diplomazia umanitaria”

Anche a Mosca, l’obiettivo della missione dell’inviato del Papa in questa fase è soprattutto quello dell’ascolto e dell’incoraggiamento di “gesti di umanità”. Mentre sul tentato golpe della Wagner ancora tante ombre

Russia-Ucraina: Zuppi in missione di pace a Mosca per la seconda fase della “diplomazia umanitaria”

La missione di pace del cardinale Matteo Zuppi a Mosca assume ancora più valore dopo la rivolta di Evgenij Prigozhin contro il presidente russo Vladimir Putin. Un contesto turbolento che però può aprire uno spiraglio a negoziati intanto “umanitari”, come avvenuto per il continuo scambio di prigionieri. Lo ha confermato la Santa sede con un comunicato: “Si comunica che nei giorni 28 e 29 giugno 2023, il cardinale Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, accompagnato da un Officiale della Segreteria di Stato, compirà una visita a Mosca, quale Inviato di Papa Francesco. Scopo principale dell’iniziativa è incoraggiare gesti di umanità, che possano contribuire a favorire una soluzione alla tragica situazione attuale e trovare vie per raggiungere una giusta pace”.

Non si tratta di una mediazione, al Vaticano sono consapevoli di non avere tutto questo potere. È piuttosto il tentativo di costruire una rete di rapporti che permetta, come ha detto lo stesso Zuppi, “trasformare il nemico in avversario”, passare “dalla mentalità militare alla mentalità politica”.

La missione di Zuppi a Mosca

Il cardinale Zuppi ha iniziato la sua missione, a inizio giugno, proprio da Kiev, dove ha incontrato incontrato il presidente ucraino Volodomyr Zeleneksy. Una iniziativa, recitava il comunicato della Santa Sede, tesa ad “ascoltare in modo approfondito le Autorità ucraine circa le possibili vie per raggiungere una giusta pace e sostenere gesti di umanità che contribuiscano ad allentare le tensioni”.

Anche a Mosca, l’obiettivo della missione di Zuppi in questa fase è soprattutto quello dell’ascolto e dell’incoraggiamento di “gesti di umanità“, in particolare per la questione – sollecitata con forza dall’Ucraina – del possibile ritorno in patria dei bambini ucraini deportati in Russia: accusa che è costata al presidente russo l’incriminazione per “crimini di guerra” dalla Corte internazionale dell’Aja.

Al momento non sappiamo quali personalità politiche Zuppi potrebbe incontrare. È plausibile che l’Arcivescovo incontri il Patriarca ortodosso Kirill che ha sempre sostenuto le azioni del Cremlino contro l’Ucraina. Bergoglio lo ha “richiamato” più volte ad impegnarsi per la pace, arrivando anche a definirlo il “chierichetto di Putin”. Parole che non sono state ben accolte da Mosca. L’inviato del Papa, ora, tenterà di riallacciare i rapporti che si sono spezzati, cercando in Kirill una figura cruciale per un’iniziativa ecumenica a favore della pace.

Cosa sta succedendo in Russia?

Ancora tante ombre sulla vicenda del golpe-non-golpe della Wagner. Tre diverse versioni raccontano una storia in parte discordante. Dopo quasi due giorni di silenzio, il primo a prendere la parola è stato proprio il capo della Wagner (che al momento si trova in Bielorussia) con un messaggio audio di 11 minuti in cui dichiara “non era un golpe ma una protesta”. La sera è stata la volta di Putin, in un discorso preregistrato della durata di circa 5 minuti dove ammette l’ammutinamento ma che “un’insurrezione armata sarebbe stata stroncata in ogni caso”. Invece parlando sulla Piazza delle Cattedrali al Cremlino a reparti dell’esercito e delle forze di sicurezza, Putin ha ammesso: “L’esercito e le forze di sicurezza russe hanno di fatto impedito lo scoppio di una guerra civile”. E se non fosse stata fermata la marcia della Wagner nel fine settimana tutti “non si sa cosa sarebbe stato del Paese – ha sottolineato – ma tutti i risultati ottenuti nei combattimenti saranno andati perduti”. Poi l’ultimatum: “Ringrazio i soldati e i comandanti del Gruppo Wagner che hanno preso l’unica decisione giusta: non sono andati incontro a uno spargimento di sangue fratricida, si sono fermati in extremis. Oggi avete l’opportunità di continuare a servire la Russia firmando un contratto con il ministero della Difesa o con altre agenzie di sicurezza, oppure di tornare dai vostri cari. Chi vuole può anche andare in Bielorussia. La mia promessa sarà mantenuta”.

Infine, sulla vicenda è intervenuto anche il presidente della Bielorussia, Aljaksandr Lukashenka, durante una riunione con i vertici delle sue forze armate. “Tutti abbiamo perso di vista la situazione”. Per il presidente bielorusso è stato “doloroso assistere agli eventi che stavano accadendo nel sud della Russia, perché la patria è una”. Lukashenka avvisa quindi che “se la Russia crolla, tutti rimaniamo sotto le macerie”. E ancora: “La minaccia di un nuovo conflitto globale non è mai stata così vicina come oggi”.

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