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Rugby, scattano i mondiali dell’altro mondo, la Nuova Zelanda dei leggendari All Blacks

di Giuseppe Baselice – Scattano i Mondiali di rugby in Nuova Zelanda, patria dei fortissimi All Blacks che però non vincono la Coppa da 24 anni – L’Italia di Mallett a caccia della prima qualificazione ai quarti della sua storia

Rugby, scattano i mondiali dell’altro mondo, la Nuova Zelanda dei leggendari All Blacks

Prende il via nella “terra del rugby” per eccellenza, la Nuova Zelanda dei leggendari All Blacks, la settima edizione della Coppa del Mondo di rugby, che vede in campo 20 nazionali (tra cui l’Italia del ct Mallett) dal 9 settembre al 23 ottobre per  contendere il titolo al Sudafrica Campione uscente di Francia 2007.

Il tema della manifestazione è sempre quello, ripetuto ormai da anni (dal lontano 1987, quando i “tuttineri” vinsero la prima edizione), ma ancora più sentito questa volta, poichè si gioca proprio in casa loro: riuscirà la nazione tradizionalmente riconosciuta come la più forte, la più talentuosa e la più ammirata nel resto del mondo, ad aggiudicarsi il tanto agognato trofeo dopo quasi un quarto di secolo dalla prima e unica volta? L’unico appiglio cabalistico per la nazionale kiwi, oltre al solito ruolo di favorita (che si rivela più che altro un portasfortuna in tutte le edizioni), è proprio quello del fattore campo: nel 1987, infatti, la manifestazione si disputò in Nuova Zelanda (e in Australia).

Ma nel Paese dove il rugby è più importante del calcio in Brasile, dove più che uno sport è una religione, un motivo di orgoglio e di unità nazionale, oltre che di rilevanza politica (si ricordi la crisi governativa dopo la “tragica” sconfitta contro la Francia nel 2007), stavolta è proprio vietato sbagliare.
Stavolta non conteranno le scuse della sfortuna, degli infortuni, persino dei complotti (come quando nel ’95 accusarono una cameriera sudafricana di aver avvelenato la colazione).
E stavolta c’è anche un motivo in più: oltre al fatto di giocare in casa, anche il terremoto a Christchurch del 2010 è uno stimolo ulteriore per non deludere le aspettative dei tifosi, considerando anche che la maggior parte dei giocatori viene da quella città.

Per non deludere le attese e mantenere alta la concentrazione, la Federazione neozelandese ha anche imposto il divieto assoluto per tutta la durata del torneo e per tutto lo staff, di utilizzare qualsiasi forma di social network (a incominciare da Facebook), onde evitare distrazioni.
Basterà tutto questo? i bookmakers dicono di sì (come al solito, verrebbe da dire), quotando gli all Blacks come assoluti favoriti a 1,70, davanti all’Australia (vittoria finale data a 5), mentre un successo dell’Inghilterra campione 2003 e finalista 2007 paga addirittura 13 volte la posta.

E l’Italia? Quali sono le prospettive per la nostra nazionale, che in tutte le edizioni fin qui disputate non ha mai superato il girone iniziale?
Anche questa volta, come nel 2007, il girone consta di una partita insormontabile (Australia oggi, Nuova Zelanda 4 anni fa), di due partite “fattibili” (Russia e Stati Uniti), e di una partita-chiave, difficile ma non impossibile (Irlanda), sulla quale giocarsi la qualificazione agli ottavi di finale, per la prima volta nella nostra storia.
Impresa sicuramente più difficile rispetto all’ultima edizione, quando lo spareggio fu contro la Scozia, più volte battuta nel 6 nazioni, e gli azzurri andarono veramente vicini al sogno qualificazione. L’Irlanda è decisamente avversario più ostico, mai battuto nel 6 nazioni, ancorchè meno insuperabile rispetto agli anni passati, in virtù di un cambio generazionale in corso.

I bookmakers, per adesso, sono impietosi: il passaggio del turno della nazionale di Mallett paga ben 22 volte la posta. Un’impresa considerata in effetti particolarmente ardua, visto anche l’annoso (e non minimizzabile) problema dell’Italia: la mancanza di giocatori di livello nei due ruoli chiave, il mediano di mischia e il mediano di apertura. Il numero 9 e il numero 10, per intenderci, ruoli in passato gloriosamente ricoperti  da campioni come Troncon e Dominguez. I giovanissimi Semenzato, Gori, Benvenuti e Bocchino sapranno essere all’altezza? E’ questa la grande incognita. Mentre le certezze sono come al solito il reparto di mischia e la leadership di campioni come Sergio Parisse e i fratelli Bergamasco, oltre all’entusiasmo crescente di un movimento che non ne vuole sapere di mollare, proprio adesso che il salto di qualità sta per essere fatto.

Intanto sono già certi due verdetti che arriveranno alla fine del Mondiale, comunque vada: l’addio del ct Mallett (già sostituito in pectore dal francese Jacques Brunel) e del “Barone ” Andrea Lo Cicero, storico pilone giunto alla quarta partecipazione in una rassegna iridata. Entrambi si augurano di “lasciare” portando l’Italia agli ottavi, ma per la vittoria finale entrambi dicono All Blacks. “Per simpatia direi gli All Blacks visto che hanno sempre dimostrato di essere una squadra super aggiornata sia dal punto di vista del gioco che della tecnica ma, alla fine dei conti, da tempo non riescono a vincere il Mondiale. Hanno una squadra forte e brillante, come sempre, e in più questa volta giocano in casa, quindi glielo auguro con tutto il cuore. Inoltre hanno avuto la disgrazia del terremoto e mi auguro ancora di più che vincano loro per risollevare gli animi del paese”. Parole di Andrea Lo Cicero, ma che rappresentano la speranza di un Paese intero, 24 anni dopo…

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