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Robin Hood all’attacco: argento, guanti e Nokia nel mirino

I mini-traders tornano alla carica contro i venditori allo scoperto. E a finanziarli sono i Big del credito come JP Morgan e Goldman Sachs . La battaglia si sposta in Oriente e Europa ma il campo base resta Wall Street. E GameStop risale

Robin Hood all’attacco:  argento, guanti e Nokia nel mirino

Non sarà facile far rientrare il genio della lampada nella bottiglia a mano a mano che i Robinhooders, i traders dilettanti che hanno sconquassato Wall Street, prendono coscienza della loro forza. Il bollettino dei mercati segnala che l’onda lunga della “moda” di andare a caccia di titoli sotto la scure dei venditori allo scoperto è arrivata in Oriente. Stamane le azioni di Top Glove, il maggior produttore malese di guanti di plastica, ha messo a segno un rialzo del 14% ribaltando la tendenza al ribasso che si era manifestata dopo la scoperta dei vaccini. Una reazione stimolata dal messaggio trasmesso, via il social Reddit, da Revevent, uno dei moderatori del sito. 

Qualcosa del genere si sta verificando in Europa: non sono pochi i titoli, già sotto la scure dei venditori allo scoperto, che stanno riscuotendo un’attenzione imprevista: Unibail-Rodamco, Klepierre, Nokia, l’editore britannico Pearson (già proprietario del Financial Times prima della cessione ai giapponesi del Nikkei), la polacca CD Projekt, giochi video, ma anche i supermercati Casino e il noleggio auto Europcar. Il sito francese Boursorama cerca di radunare le truppe dei traders del Vecchio Continente, forte dell’appeal della Française de Jeux, la Sisal d’oltralpe, da poco entrata nel listino. Ma si parte da livelli modesti: nel 2020 i venditori allo scoperto non sono stati più di 1,3 milioni contro i cinque milioni che partecipano alle chat di Reddit.

Il campo di battaglia principale restano gli Usa ove il sito Robinhood, epicentro della sfida, ha appena annunciato di aver raccolto un miliardo di dollari per sostenere il peso dello scontro su GameStop. La pausa di giovedì, insomma, non stava ad indicare una ritirata, bensì una mossa obbligata per rispettare “i requisiti imposti dalla Sec, che possono fluttuare a seconda della volatilità dei mercati” come ha tenuto a precisare Vlad Tenev, uno dei due promotori della piattaforma che fa da garante delle operazioni dei traders nei confronti della cassa di compensazione. A conferma che Tenev, bulgaro d’origine, nemmeno trentenne, è una controparte ritenuta affidabile, basti dire che il consorzio che ha garantito il finanziamento è guidato da JP Morgan e composto da Goldman Sachs, Morgan Stanley, Barclays e Wells Fargo. Tutti i Big, insomma, decisi a cavalcare l’onda dei Robinhooders che promette, assieme ai fallimenti, l’ebbrezza di nuovi guadagni. La notizia del ritorno nell’arena di Robinhood ha già provocato un rialzo di GameStop del 44% , così come è capitato al Blackberry e a Amc, la catena di cinematografi più importante d’America, alle corde dopo la chiusura delle sale. 

Ma il bersaglio grosso potrebbe essere l’argento, che già in passato ai tempi dei fratelli Hunt, i petrolieri texani protagonisti di un’epica battaglia sui listini negli anni Settanta, fu al centro di una speculazione memorabile.  Giovedì le quotazioni dell’argento, sono salite del 4% in accelerazione da +2,5% di mercoledì sull’onda dell’aumento dei compratori. Non è escluso che la folla dei traders abbia inquadrato nel mirino l’argento, materia prima tradizionalmente venduta allo scoperto dai grandi nomi di Wall Street. JP Morgan è il primo della lista dei soggetti ad avere posizioni short aperte. 

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