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Rinnovabili, ecco i vantaggi del repowering

Le prospettive del mercato delle FER, e soprattutto del revamping e del repowering, al centro del webinar organizzato dall’Osservatorio OIR di AGICI del professor Gilardoni.

Rinnovabili, ecco i vantaggi del repowering

Le rinnovabili sono il futuro, ma iniziano ad essere anche il passato. In altre parole: una parte sempre più importante della capacità rinnovabile italiana mostra i segni dell’età. Questo è emerso durante il webinar sulle fonti di energia rinnovabili a livello europeo, organizzato dall’Osservatorio OIR di AGICI guidato dal professor Andrea Gilardoni. La soluzione è in due parole, inglesi: revamping e repowering, cioè ammodernamento e potenziamento degli impianti già installati, due operazioni necessarie per il raggiungimento dei famosi obiettivi di energia sostenibile da qui al 2030.

In Italia sono ancora una volta norme complesse e burocrazia a frenare questi interventi: secondo quanto emerso dal convegno AGICI, il problema che si presenta è l’equiparazione, dal punto di vista amministrativo, degli interventi di repowering a nuove installazioni. Questo porta a tempistiche lunghe e procedure complicate. In compenso, sarebbe soprattutto l’eolico ad avere un grande potenziale di rinnovamento: un’accelerazione in Italia consentirebbe il raggiungimento di più della metà dell’obiettivo PNIEC per questa tecnologia solo grazie al repowering.

Il repowering peraltro può essere costituito anche solo dal reblading, ovvero sostituzione delle sole pale (con un aumento del +16% della produzione), oppure da un’integrale ricostruzione dell’impianto con uno di dimensioni di efficienza maggiore (con aumenti tra il +70% e il +130%). All’aumento della potenza si accompagna una riduzione del consumo di suolo e una diminuzione del numero di turbine permettendo uno sfruttamento ottimale della risorsa eolica.

Più avanzato invece l’ammodernamento del fotovoltaico: le caratteristiche tecniche dei pannelli si sono evolute notevolmente, passando da un’efficienza media del 14% nel 2006 al quasi il 20% dei giorni nostri. Ma anche qui, la sostituzione di pannelli obsoleti con quelli di ultima generazione consentirebbe di aumentare la produzione fotovoltaica italiana di oltre il 40%, a parità di suolo occupato. Un’opportunità che sarebbe davvero impensabile non cogliere.

Il margine di potenziamento del solare è persino superiore a quello dell’idroelettrico, nonostante quest’ultimo abbia un parco di età più avanzata, e che sia stato quasi interamente costruito prima degli anni ’70. Grazie ad ammodernamento degli impianti, manutenzione straordinaria degli invasi e applicazione di tecnologie digitali avanzate, ci sarebbe un’opportunità di aumento della produzione tra il + 5% e il +30%.

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