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Riforme più vicine. Pd: pasticcio primarie

Quasi pronta l’intesa tra Pd, Pdl e terzo polo, su riforme costituzionali e legge elettorale – Intanto a Palermo è caos nel centro-sinistra: Borsellino battuta da Ferrandelli – Qualcuno pensa a brogli e allo zampino del governatore Lombardo.

Riforme più vicine. Pd: pasticcio primarie

Un primo accordo su riforme istituzionali e nuova legge elettorale ci sarebbe. Almeno tra gli esperti dei partiti: Violante per il Pd, Quagliariello per il Pdl, Bocchino per i futuristi, Pisicchio per l’Ape, Adornato per l’Udc. La sostanza sarebbe grosso modo questa: riduzione dei parlamentari (508 deputati e 254 senatori); fine del bicameralismo perfetto, con la Camera che avrà la potestà esclusiva dello Stato (politica estera, moneta, ordine pubblico, welfare) e il Senato che si occuperà della potestà legislativa concorrente, ripartita tra Stato e regioni; più poteri al premier, che potrà revocare i ministri, ma anche chiedere lo scioglimento delle Camere; introduzione della sfiducia costruttiva.

Per quanto riguarda poi la riforma elettorale, questa prevederà uno sbarramento al 5% e un premio per quei partiti che supereranno l’11%, nonché una penalità per quelli che si attesteranno tra il 5 e l’11%. Si tratta dell’introduzione del modello tedesco (proporzionale), con qualche correzione (i bonus) presa dal modello spagnolo. I parlamentari saranno poi scelti tra candidati nei diversi collegi uninominali e con liste bloccate indicate dai partiti. In pratica, l’elettore con un solo voto si pronuncerà sia a favore del candidato del partito scelto in quel collegio, sia per la lista bloccata indicata da quello stesso partito. Almeno in parte ci sarà una sopravvivenza del Porcellum.

L’intesa raggiunta nel cosiddetto comitato Violante è certamente un passo avanti. Ma in materie complesse come quelle elettorali e costituzionali niente può essere dato per scontato. A decidere alla fine saranno le forze politiche. Ed è noto che al loro interno non mancano differenze, anche rilevanti. Probabile che alla fine si formi più di uno schieramento trasversale. Per ora si può notare che la strada intrapresa mette da parte il sedicente bipolarismo all’italiana, privilegiando il proporzionale, già abbastanza presente nel Porcellum, e eliminando l’indicazione del premier, visto che le coalizioni si formeranno soltanto dopo il voto. E’ un ritorno alla ortodossia della Costituzione, la quale come è noto prevede che la nostra sia una repubblica parlamentare. Motivo per il quale, al di là di slogan propagandistici, spetta al Parlamento dare la fiducia al Governo e al presidente del Consiglio.

In ogni caso, c’è un problema di tempi. La nuova legge elettorale dovrebbe essere operativa per le elezioni della primavera del 2013. E qui c’è qualche problema. Finora l’opinione prevalente tra i partiti è che si debbano fare prima le riforme istituzionali e poi quella elettorale. Un ragionamento che si basa sul fatto che, per esempio, prima si deve stabilire quanti parlamentari eleggere e poi con quale metodo eleggerli. Ragionamento che però vale più per l’indicazione e la sistemazione dei collegi che per la scelta della legge elettorale. La quale sarebbe la stessa qualsiasi sia il numero dei parlamentari da eleggere. Mentre cambierebbe la geografia dei collegi in base al numero dei parlamentari. Motivo per il quale nulla vieterebbe che prima si facesse la legge elettorale per completare poi l’iter delle riforme costituzionali.

Le quali, è bene ricordarlo, per essere approvate hanno bisogno almeno di quattro letture parlamentari, mentre, essendo legge ordinaria, la riforma elettorale ha tempi di approvazione più rapidi. E’ quindi fondato il sospetto che quando si dice “prima le riforme costituzionali, poi quella elettorale” si ricorra ad un escamotage per boicottare quest’ultima. Per questo sarebbe opportuno approvare il più presto possibile le nuove regole elettorali. Per liberare il più e il prima possibile i cittadini dal Porcellum.

Intanto da Palermo è arrivato un pessimo segnale sul funzionamento delle “primarie”. Quelle del Pd si sono concluse con un vero e proprio pasticcio: il candidato favorito, Rita Borsellino (sostenuto da segreteria del Pd, Idv e Sel), è stato battuto di poco da Fabrizio Ferrandelli, un ex dipietrista approdato al Pd e guardato con particolare simpatia dal governatore dell’isola, Raffaele Lombardo. La Borsellino ha chiesto il riconteggio, denunciando brogli. Come siano andate davvero le cose lo si capirà meglio tra poco.

Per ora non si dovrebbe essere lontani dal vero avanzando l’ipotesi che con le primarie “fai da te” i brogli siano piuttosto agevoli (eloquente il precedente delle primarie a Napoli), che in molti casi il candidato ufficiale di Roma (e tale era la Borsellino) viene penalizzato da portatori di istanze localiste, e soprattutto che è particolarmente agevole per lo schieramento avverso inquinare il voto di chi svolge le primarie. Non sarebbe male, se si vorrà insistere sulle primarie, che queste vengano regolate con maggior rigore. Magari con una legge.

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