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Riciclo carta: Italia tra i Paesi migliori in Europa nonostante la burocrazia, boom di esportazioni

Le imprese del riciclo di carta fanno buoni risultati nell’export. Allo Stato chiedono meno burocrazia e più attenzione per un settore con 20 mila addetti

Riciclo carta: Italia tra i Paesi migliori in Europa nonostante la burocrazia, boom di esportazioni

Imprese costrette a districarsi tra burocrazia crescente e norme confuse. È una forbice tutta italiana quella che crea problemi ad un settore da 4 miliardi di fatturato all’anno, che primeggia tra i concorrenti europei e che impiega oltre 20mila addetti.

Parliamo del riciclo della carta che vorrebbe crescere ancora e tanto perché la carta è nella vita di famiglie e imprese. Ricordate il progetto di dematerializzazione della Pubblica Amministrazione di Berlusconi premier? Uno slogan e basta. La carta è più viva che mai, e poi un paese che invecchia non riesce a farne a meno facilmente. Ora, il mondo che la raccoglie e la ricicla vorrebbe migliorare ulteriormente le già discrete performance di quest’anno.

Un’organizzazione capillare

Il settore ha saputo reagire ai venti di crisi post pandemia. Tra Nord e Sud ci sono 716 impianti di riciclo, i quali hanno segnato un incremento delle esportazioni del 10% rispetto al 2021 e del 99,9% rispetto al 2022 e portato il tasso di riciclo italiano tra i più alti in Europa. Come è stato possibile? “Grazie al coraggio di molti imprenditori” spiega Giuliano Tarallo, Presidente di Unirima, l’Unione delle imprese di recupero, riciclo e altri materiali.

Il tasso di riciclo complessivo della carta è di oltre il 75 % e quello degli imballaggi dell’81,20%. La media europea è al di sotto di queste percentuali. Non possiamo lamentarci per l’organizzazione della raccolta che è capillare, al netto di sprechi o intollerabili abbandoni degli imballaggi. La new economy del recupero di quello che si sconfeziona o della carta tutta, farebbe salire anche il numero degli attuali 20mila addetti.

Il Report di Unirima

Scorrendo l’annuale Report di Unirima presentato a Roma, si capisce che il comparto è in grado di crescere sia nel mercato nazionale che in quello internazionale. Il presidente Tarallo lamenta però “il mancato rispetto dei principi di concorrenza e la necessità per le aziende di innovarsi per essere più competitive e far fronte alle sfide più complesse dei mercati”.

Nel 2022 la produzione di 6,6 milioni di tonnellate di carta da macero è scesa del 6% a causa degli aumenti dei prezzi dell’energia che hanno ridotto i consumi e determinato fermi delle aziende produttrici di carta e destinatarie del macero. In ribasso anche le quotazioni delle materie prime seconde. Dopo aver raggiunto i massimi tra maggio e luglio del 2022, fino a toccare i 124 euro la tonnellata, da settembre 2022 a settembre 2023 il prezzo medio di carta e cartone riciclato è sceso tra i 31 e i 33 euro. Nello stesso periodo, fa sapere Unirima, il fatturato delle imprese è diminuito del 13%.

Un ribasso, che però non ha compromesso la performance della filiera né intaccato impianti e livelli occupazionali. Per fortuna di tutti.

I regolamenti Ue e l’Italia

Il futuro? Tra le questioni aperte c’è il capitolo delle materie prime seconde e le “preoccupazioni derivanti dalle nuove proposte di regolamenti di settore da parte dell’Ue”, dicono gli industriali. Le materie prime seconde sono un’angoscia mondiale, ma in Italia siamo completamente assopiti. L’Ue, dopo molti mesi e infinite liti, soltanto martedì scorso ha approvato un regolamento con tempi lunghi per ridurre gli imballaggi in plastica, ma i regolamenti europei sulla green economy somigliano sempre più ai “gratta e vinci” specialmente se bisogna grattarli nel 2040. Per ora la carta continuiamo a consumarla, raccoglierla e riciclarla.

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