Condividi

Recovery fund, è la settimana chiave: scenari e rischi

Mercoledì 27 maggio la Commissione europea alza il velo sul Recovery fund ma le divisioni restano – Da un lato la proposta franco-tedesca, sdoganata dall’ex falco Schaeuble, dall’altro la controproposta degli Stati del Nord -Ecco tutti i rischi e gli scenari in vista dell’appuntamento del 27 maggio

Recovery fund, è la settimana chiave: scenari e rischi

Il Recovery fund sta per essere svelato. È ufficialmente cominciata la settimana chiave per gli aiuti Ue. Mercoledì 27 maggio la commissione Europea presenterà il piano per sostenere la ripresa delle economie europee colpite quasi a morte dalla pandemia di coronavirus che ha messo a dura prova la tenuta di numerosi Stati membri. Tra essi c’è l’Italia, il primo Paese del vecchio continente ad essere tramortito dal Covid-19 e tra le Nazioni che stanno più soffrendo gli effetti di una crisi che promette di essere epocale. Sarà un appuntamento cruciale, che rischia di segnare in maniera indelebile il presente e il futuro dell’Unione Europea. 

A due giorni dalla presentazione del recovery fund al Parlamento europeo, l’Ue si presenta spaccata a metà non solo sull’approccio, ma anche sull’importo dei finanziamenti e sul meccanismo di erogazione.

RECOVERY FUND: FACCIAMO UN RIEPILOGO

Dopo settimane di polemiche e trattative, lo scorso 23 aprile, il Consiglio Ue ha raggiunto un accordo di massima sul recovery fund passando “la palla” alla Commissione Ue, cui spetta il compito di presentare i dettagli di un piano che, nelle intenzioni, dovrebbe servire ad aiutare gli Stati membri ad affrontare la crisi innescata dal Coronavirus. L’intesa di un mese fa non toccava però il punto nevralgico della questione: come dovranno configurarsi questi aiuti e come ancorarli al bilancio comunitario. “Sono stati fatti dei passi avanti, ma non siamo d’accordo su come far funzionare il Recovery Fund, se con sussidi (cioè soldi a fondo perduto, ndr) o prestiti” aveva riassunto la cancelliera tedesca, Angela Merkel.

LA PROPOSTA FRANCO-TEDESCA: COSA PREVEDE

Il secondo e importante step del percorso che porterà alla nascita del recovery fund è rappresentato dalla proposta presentata da Angela Merkel e dal presidente francese, Emmanuel Macron, il 18 maggio. 

Nel corso di una videoconferenza i due leader hanno annunciato di aver trovato un accordo su un piano che stabilisce la creazione di un fondo europeo da 500 miliardi di euro. Secondo quanto previsto, le risorse saranno finanziate attraverso emissioni di debito comune garantito tramite il bilancio pluriennale Ue al 2027. Condizioni che consentiranno dunque di sfruttare un tasso di interesse molto basso. Altro punto fondamentale del piano franco-tedesco è rappresentato dalla possibilità di distribuire i soldi raccolti tramite l’emissione dei bond con prestiti a fondo perduto da erogare agli Stati membri sulla base delle difficoltà economiche che affronteranno a causa del coronavirus e non sulla base del loro contributo al bilancio Comunitario. Questo potrebbe consentire a Paesi come Italia e Spagna di ricevere dall’Unione Europea più soldi rispetto a quelli versati. 

Il piano franco-tedesco, a sorpresa, ha ricevuto l’endorsement dell’ex ministro delle finanze tedesco, oggi presidente del Bundestag, Wolfang Schaeuble. Un Sì importante che arriva da un ex falco, da sempre a favore di rigore e austerità. “Se falliamo di fronte a questa crisi, il tempo dell’Europa è alla fine”, ha detto Schaeuble in un’intervista alla Welt. Oggi, ha aggiunto “c’è una nuova situazione. L’Europa sta conoscendo un crollo economico che nei nostri tempi non avevamo mai conosciuto”. “Già si può intuire quali sconvolgimenti possano conseguire per le nostre società, mentre si spostano le strutture del nostro ordine globale”. Secondo Schaeuble, dunque, “se l’Europa vuole avere una possibilità, deve dimostrare di essere solidale e capace di agire”.

Sì anche dal presidente dell’Eurogruppo, Mario Centeno: “Sebbene sia una misura temporanea, la proposta franco-tedesca” per la nascita di un fondo da 500 miliardi di euro da dare come sussidi ai Paesi più colpiti dalla pandemia “è un grande passo in avanti verso un’unione fiscale e un’adeguata unione monetaria. Tutti gli europei beneficeranno di questa più stretta integrazione”. 

L’ITALIA E LA CONTROPROPOSTA DEGLI STATI DEL NORD

Il Premier italiano, Giuseppe Conte, ha così commentato l’accordo tra Merkel e Macron:  “La proposta franco-tedesca (500 miliardi a fondo perduto) è un primo passo importante nella direzione auspicata dall’Italia. Ma per superare la crisi e aiutare imprese e famiglie serve ampliare il RecoveryFund. Fiduciosi in una proposta ambiziosa da parte della Commissione Ue”. 

Ad esprimere la loro contrarietà sono stati invece gli Stati “del Nord” che il 23 maggio hanno presentato una controproposta. Austria, Svezia, Paesi Bassi e Danimarca sono infatti da sempre contrari a qualsiasi piano che preveda una redistribuzione del debito o prestiti a fondo perduto. 

Il “non paper” presentato dai 4 Paesi prevede di creare “un Fondo d’emergenza temporaneo (due anni la durata indicata, ndr.) e ‘una tantum’ per sostenere la ripresa economica e la resilienza dei nostri settori sanitari in caso di possibili future ondate” di contagi e sottolinea il No a “qualsiasi strumento o misura che conduca a una mutualizzazione del debito o ad aumenti significativi del bilancio Ue”. Per loro l’unica via possibile è quella di favorire un approccio “prestiti per prestiti”. Il che significa che si potrà anche procedere all’emissione di titoli comuni, ma i fondi per la ripresa dovranno configurarsi come prestiti agevolati e non come prestiti a fondo perduto come previsto dalla proposta Merkel-Macron. Non solo: i finanziamenti dovranno servire a “sostenere riforme nazionali e rafforzare il mercato unico”, affermando che “un forte impegno per le riforme e per il quadro di bilancio è essenziale per promuovere la crescita potenziale”. Ci dovranno dunque essere vincoli e condizioni precise, esattamente ciò che l’Italia ha detto di non volere.

RECOVERY FUND: LA SETTIMANA CHIAVE

Non sono giorni facili per la presidente della Commissione Ue, Ursula von Der Leyen. Sarà suo il compito di mettere d’accordo tutti, presentando al Parlamento europeo una proposta sul recovery fund che riesca a mettere insieme le varie “anime dell’Unione”. Il rischio, molto concreto, è quello di scontentare tutti per voler accontentare tutti.

Come si configurerà il recovery fund dell’Esecutivo Ue non è ancora chiaro. Qualche giorno fa, il vicepresidente Valdis Dombrovskis ha parlato di un fondo da 1000 miliardi di euro con un misto fra prestiti e sovvenzioni nel tentativo di trovare un compromesso fra le varie proposte sul tavolo. 

Il commissario Ue agli Affari Economici, Paolo Gentiloni, ha invece affermato in un’intervista a El Mundo: “L’obiettivo di questo pacchetto di finanziamento per la ripresa è chiaramente definito dal Consiglio europeo ed è innanzitutto di supportare i settori e le aree geografiche più colpiti. E in secondo luogo, tenere presente nel processo di recupero gli obiettivi a medio e lungo termine, la transizione verde o digitale. Il finanziamento è più legato alle priorità, non alle condizionalità. Novanta anni fa abbiamo avuto una Grande Depressione, 10 anni fa la Grande Recessione e ora dobbiamo evitare la Grande Frammentazione”. “Il Fondo – ha continuato Gentiloni – fornirà potenza di fuoco al semestre europeo perché fornisce strumenti fiscali, denaro comune per le persone colpite. Sarà nuovo. Il legame non è con la condizionalità, ma con un mix in cui ci saranno investimenti, spese, riforme e, soprattutto, potenza di fuoco da parte della Commissione. Ripeto: strumenti fiscali, soldi veri”

RECOVERY FUND: GLI APPUNTAMENTI CRUCIALI

La strada verso l’ok al Recovery fund è ancora all’inizio. Dopo la presentazione della Commissione al Parlamento Ue, il piano dovrà essere discusso dai 27 capi di Stato e di Governo al Consiglio europeo in programma il prossimo 18 giugno. Poi, se i leader riusciranno a mettersi d’accordo, arriverà finalmente l’approvazione. Il “quando” però rimane un’incognita. Nel migliore dei casi, non prima dell’estate.

Commenta