L’affermazione del premier Passos Coelho alle politiche portoghesi rappresenta una promozione delle politiche di austerity, adottate con grande serietà da Lisbona negli ultimi 4 anni. Ad anticipare il responso delle urne la crescita della Borsa (+1,27%), un soffio davanti a Milano (+12,5%), seconda solo a Dublino (+16,6%) nel corso del 2015. Il risultato darà nuovo ossigeno ai titoli del debito pubblico della periferia dell’eurozona.
AL VIA LE TRIMESTRALI USA. E GOOGLE DIVENTA ALPHABET
Riprende il campionato dei bilanci. Giovedì, come da tradizione, Alcoa darà il via alla pubblicazione dei conti trimestrali della Corporate America. Nonostante la frenata di Wall Street (-7% l’indice S&P 500 da luglio) gli operatori temono che una frenata pronunciata dei profitti possa provocare nuovi ribasso. La previsione di Thomson Reuter è che gli utili, sotto la pressione del dollaro forte e dei minori acquisti degli Emergenti, siano in calo del 4,2%.
Stamane comincia la nuova vita di Google. Il titolo sarà ribattezzato come Alphabet, holding che raggruppa Google business internet (cui si devono in pratica tutti i ricavi) distinta da tutti gli altri progetti del gruppo, a metà strada tra la visione del futuro ed il business attuale: Sidewalk Labs, dedicata allo sviluppo della città intelligente, Nest, che invece lavora attorno alla casa intelligente. La biotech Calico opera nella ricerca dell’elisir di lunga vita, assieme alla Google Life Science, Google Capital e Google X. Senza dimenticare il progetto dell’auto che si guida da sola e la creazione di una rete di palloni ad alta quota per connettere via web ogni angolo del pianeta.
MARKET MOVERS: VERBALI FED, MEETING FMI IN PERU’, INDICI PMI IN EUROPA
Dopo il dato deludente sull’occupazione Usa, i mercati intendono capire se la ripresa americana stia frenando, con la conseguenza di allontanare il rialzo dei tassi: sembra assai improbabile un rialzo nella riunione del 28 ottobre, il tormentone è destinato a durare perciò fino al 16 dicembre, ultima riunione della Fed del 2015. Intanto Mario Draghi ha raffreddato le attese di un imminente aumento del Qe europeo sottolineando che l’economia dell’eurozona è in via di miglioramento.
In questo quadro, hanno al solito un peso rilevante i dati macro: oggi escono sia l’indice non manifatturiero negli Stati Uniti. Così come i Pmi europei. Grande attenzione merita anche la pubblicazione dei verbali della riunione di settembre della Fed in cui si è deciso il rinvio dell’aumento del costo del denaro. Importanti i vertici della Bank of Japan e della Bank of England, anche se non sono previsti cambiamenti nella politica monetaria dei due Paesi.
Ancor più rilevante la pubblicazione, domani, dell’Outlook del Fondo Monetario in apertura del meeting d’autunno dell’istituto e della Banca Mondiale. Seguirà, giovedì, la conferenza stampa di Christine Lagarde. Due occasioni per rilanciare l’allarme sulla frenata delle economie e l’appello agli Usa perché non stringano la politica monetaria. Gli incontri si terranno a Lima, sede che avrebbe dovuto celebrare la forte ripresa del Sud America. Ma, al contrario, gli Emerging Markets sono i più esposti alle conseguenze di un aumento del dollaro, spinto dal rialzo del costo del denaro.
Intanto, si è chiusa con un modesto guadagno (+0,26%) la settimana di Piazza Affari. La Borsa italiana resta saldamente in testa nella classifica delle performances da inizio 2015: +12,5%. Chiude in terreno positivo l’indice S&P 500 a New York +0,9%. In ribasso Francoforte (-1,40%) e Tokyo (-0,9%). Manca all’appello Shanghai, chiusa da mercoledì per vacanza.
Le obbligazioni traggono vantaggio dalla turbolenza dei listini azionari: la domanda ha spinto il Bund decennale tedesco di nuovo sotto lo 0,5%, il 5 anni è tornato in terreno negativo. Grande solidità anche per i Btp: lo spread è sceso sotto i 110 punti base, come a maggio prima della crisi greca. Il dollaro si è indebolito nel finale della settimana da 1,11 a 1,13 rispetto all’euro.
POSTE ITALIANE
E’ atteso per giovedì prossimo il via libera della Commissione all’approdo di Poste Italiane a Piazza Affari. Da oggi ci sarà anche un’accelerazione della girandola di incontri tra il Tesoro e l’azienda per definire la quantità dei titoli da mettere in vendita, la quota destinata agli investitori istituzionali e quella riservata ai risparmiatori e, nell’ambito di quest’ultima, la quota da riservare ai dipendenti.
Nei giorni scorsi gli analisti delle banche del consorzio di collocamento hanno avanzato le loro valutazioni sulla valorizzazione di Poste Italiane, al momento compresa tra 8 e quasi 12 miliardi. Sul mercato dovrebbe andare il 40 percento. Alla quotazione lavorano come advisor Lazard e lo studio Gianni Origoni Grippo per il Tesoro, Brancadoro-Mirabile e Clifford Chance per la società.
Parte intanto stamane anche l’Opa di Italia on line su Seat Pagine Gialle.
FCA
Ogni giorno è buono per la presentazione del prospetto di collocamento del 10% di Ferrari a Wall Street. Nell’attesa Fiat Chrysler, anche grazie al buon andamento delle vendite di settembre in Italia e negli Usa, ha recuperato una parte del terreno perduto per effetto della crisi Volkswagen: +3,8% miglior blue chip della settimana.
L’obiettivo dichiarato di Sergio Marchionne è di ottenere una valutazione per Ferrari di almeno 10 miliardi di dollari, traguardo possibile a giudicare dalla forte attesa sia in Usa che a Piazza Affari. In questo modo Fca incasserebbe dalla vendita un miliardo di dollari cui si aggiungeranno, a termine dell’operazione i due miliardi circa ricavati dallo spin off Per ora l’80% di Ferrari continuerà a far capo al gruppo mentre il 10% resterà sotto il controllo di Piero Ferrari. Nel 2016 ci sarà lo scorporo con Exor che diventerà il primo azionista con un pacchetto del 26%.
Intanto continua la pressione delle autorità Usa ed europee su Volkwagen e l’intero comparto a quattro ruote. L’Epa americano ha colto l’occasione per sottoporre ai test 28 modelli di Bmw, Chrysler, Gm, Land Rover e Mercedes nell’ambito dell’inchiesta sui dispositivo anti-smog, per verificare se ci sono state altre manipolazioni sulle emissioni.
Sulla casa di Wolfsburg si addensano altre nubi, compresa l’indagine dell’Antitrust italiano. Venerdì il titolo Volkswagen (-3,71%) e scivolato ai mini dal 2011 a 101,90 euro. Per il Crédit Suisse il costo del Dieselgate oscillerà tra i 23 e i 78 miliardi (scenario base, 43 miliardi) con un impatto sugli utili di oltre 3 miliardi fino al 2017.
MONDADORI- RCS, SEGRATE VARA L’AMMIRAGLIA DEI LIBRI
Dopo nove mesi di trattative la fumata bianca è arrivata di domenica: Mondadori ha rilevato per 135 milioni Rcs libri, aggiudicandosi una serie di marchi prestigiosi (Bompiani, tra gli altri, mentre Adelphi dovrebbe sfilarsi dal gruppo) e di autori (anche se è scontato l’addio di Umberto Eco). Dopo la firma, però, occorrerà superare il vaglio dell’Antitrust che potrebbe imporre alcune cessioni, visto che la quota della società di casa Fininvest salirà al 35-40% del mercato.
Immediati i riflessi finanziari positivi per Rcs, costretta al sacrificio dalla necessità di far cassa: il gruppo è schiacciato da 526 milioni di debiti (dato al 30 giugno) che devono essere ridotti sotto la soglia dei 440 milioni entro la fine dell’anno per non far scattare i covenant con le banche e render necessario un nuovo aumento di capitale, assai sgradito ai soci principali, dalla famiglia Agnelli a Mediobanca, oltre che agli eredi Rotelli e ad Urbano Cairo.
Il nuovo polo conterà su un fatturato attorno ai 500 milioni su un mercato che, complessivamente, si aggira sugli 1,2 miliardi.
LUSSO
Parte stamane la nuova Yoox, dopo il via libera della Consob alla fusione con Net à Porter. Il titolo della società di Federico Marchetti ha già festeggiato in settimane con un rialzo del 3,2%, il secondo tra le blue chip. Da oggi la società bolognese aumenterà il proprio capitale per un importo complessivo di 655.995,97 euro nominali con emissione di complessive 65.599.597 azioni, di cui 20.693.964 azioni ordinarie e 44.905.633 azioni prive del diritto di voto (azioni B), a servizio del rapporto di cambio di una azione Yoox di nuova emissione per ogni azione di Largenta Italia (interamente controllata da Richemont).
L’exploit di Yoox non si è esteso ad altri titoli del comparto: in settimana Tod’s ha lasciato sul terreno il 7,5%, Moncler il 4,32%.
SAIPEM
Si stringono i tempi del prossimo aumento di capitale del gruppo oggi controllato da Eni. L’operazione, per un importo di circa 3 miliardi, prevede inizialmente la cessione di una quota tra il 15% ed il 23% dal cane a sei zampe (che così potrà deconsolidare il debito Saipem) al Fondo Strategico Italiano controllato dalla Cdp. Il Fondo guidato da Maurizio Tamagnini potrà poi partecipare pro quota all’aumento. Alla fine, Eni disporrà comunque di una quota in Saipem, che potrebbe poi essere diluita ne caso che il apprezzi il piano di rilancio messo a punto dall’ad Stefano Cao. Le premesse sono positive: non è escluso che entro l’anno la società possa riscuotere l’indennizzo per la cancellazione del progetto South Stream.
Intanto, pur rinviando a giudizio la società per violazione della legge 231, il gup di Milano ha prosciolto Paolo Scaroni prosciolto per la vicenda delle tangenti in Algeria legate alla Saipem.
Prove di ripresa anche per Tenaris (+2,76% in settimana).
BANCHE POPOLARI
Due appuntamenti chiave per il settore delle banche Popolari: giovedì 7 si discutono al Tar i ricorsi presentati contro la riforma: quello presentato da Adusbef, Federconsumatori insieme a altri dodici azionisti di Pop Milano cui si sono aggiunti quello presentato da associazioni di azionisti di Pop Sondrio, Pop Milano, Banco Popolare, Veneto Banca e Ubi, che vede come primo firmatario l’economista Marco Vitale, e un quarto presentato da un gruppo composto da singoli azionisti. La sentenza potrebbe avere importanti riflessi sull’assembla Ubi, convocata tre giorni dopo per deliberare la trasformazione dell’istituto in Spa.