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Rapporto Censis: 3 milioni di persone non credono al Covid

Un italiano su 5 pensa che il 5G serva a controllare le menti e il 5,8% della popolazione ritiene che la Terra sia piatta – Il Censis spiega: “La fuga nel pensiero magico nasce dall’insoddisfazione delle aspettative personali”

Rapporto Censis: 3 milioni di persone non credono al Covid

Il 5,9% degli italiani, circa tre milioni di persone, ritiene che il Covid sia un’invenzione. Non solo: il 10,9% pensa che il vaccino sia inutile, il 5,8% è convinto che la Terra sia piatta e un altro 10% è sicuro che l’uomo non sia mai sbarcato sulla Luna. Addirittura un nostro connazionale su cinque (il 19,9%) sostiene che il 5G sia una tecnologia pensata per controllare le menti. I dati sono contenuti nel 55esimo Rapporto del Censis sulla situazione sociale del Paese e restituiscono l’immagine di un’Italia sempre più incline all’irrazionalità.

“Perché sta succedendo? – domanda il Rapporto – È la spia di qualcosa di più profondo: le aspettative soggettive tradite provocano la fuga nel pensiero magico, stregonesco, sciamanico, che pretende di decifrare il senso occulto della realtà. Si osserva una irragionevole disponibilità a credere a superstizioni premoderne, pregiudizi antiscientifici, teorie infondate e speculazioni complottiste”.

Ma attenzione: non si tratta solo di una conseguenza della pandemia. Secondo il Censis, la deriva irrazionale di una parte della società italiana “ha radici socioeconomiche profonde, seguendo una parabola che va dal rancore al sovranismo psichico, e che ora evolve diventando il gran rifiuto del discorso razionale, cioè degli strumenti con cui in passato abbiamo costruito il progresso e il nostro benessere: la scienza, la medicina, i farmaci, le innovazioni tecnologiche. Ciò dipende dal fatto che siamo entrati nel ciclo dei rendimenti decrescenti degli investimenti sociali”.

INSODDISFAZIONE E SFIDUCIA

In sostanza, la fuga nell’irrazionale trae origine dalle aspettative personali insoddisfatte. E proprio l’insoddisfazione, insieme alla sfiducia, sembra essere uno dei sentimenti più diffusi nel Paese: “L’83,8% degli italiani prosegue il Rapporto – ritiene che l’impegno e i risultati conseguiti negli studi non mettano più al riparo i giovani dal rischio di dover restare disoccupati a lungo”. E ancora: “L’80,8% degli italiani (soprattutto i giovani: l’87,4%) non riconosce una correlazione diretta tra l’impegno nella formazione e la garanzia di avere un lavoro stabile e adeguatamente remunerato”. Una convinzione legata all’esperienza, visto che nel nostro Paese “quasi un terzo degli occupati possiede al massimo la licenza media”.  

POVERTÀ

Ad aggravare il quadro c’è la situazione economica delle famiglie, fortemente peggiorata a causa della pandemia. Nel 2020 sono due milioni circa le famiglie italiane che vivono in povertà assoluta, più del doppio rispetto al 2010, quando erano 980mila. L’aumento ha colpito in modo più pesante il Nord (+131,4%), rispetto al Centro (+67,6%) e al Sud (+93,8%). Tra le famiglie cadute in povertà assoluta durante il primo anno di pandemia, il 65% risiede al Nord, il 21% nel Mezzogiorno e il 14% al Centro.

PESSIMISMO

E le prospettive non sono migliori per il futuro. Anzi: “Solo il 15,2% degli italiani ritiene che dopo la pandemia la propria situazione economica sarà migliore”, mentre “per la maggioranza (il 56,4%) resterà uguale e per un consistente 28,4% peggiorerà”. D’altra parte, la tendenza all’impoverimento non è iniziata con la pandemia: “Nell’ultimo decennio (2010-2020) il conto patrimoniale degli italiani si è ridotto del 5,3% in termini reali, come esito della caduta del valore dei beni reali (-17,0%), non compensata dalla crescita delle attività finanziarie (+16,2%). Gli ultimi dieci anni segnano quindi una netta discontinuità rispetto al passato: si è interrotta la corsa verso l’alto delle attività reali che proseguiva spedita dagli anni ’80. La riduzione del patrimonio, esito della diminuzione del reddito lordo delle famiglie (-3,8% in termini reali nel decennio), mostra come si sia indebolita la capacità degli italiani di formare nuova ricchezza”.

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