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Rapporto Ance: imprese di costruzione italiane sempre più forti all’estero. Pmi faticano in Italia

Il rapporto dell’Ance presentato oggi a Roma, al ministero degli Esteri, descrive un’Italia che procede a due velocità. Da un lato le grandi imprese di costruzione che aumentano le loro attività e il loro fatturato all’estero (nel 2012 +11,4% rispetto al 2011), dall’altro le Pmi che faticano a trovare nuove commesse in Italia.

Rapporto Ance: imprese di costruzione italiane sempre più forti all’estero. Pmi faticano in Italia

Crescono fortemente le attività all’estero delle imprese di costruzioni italiane, dopo due anni di relativo stallo. Il fatturato oltre confine ha registrato nel 2012 (confrontato con l’anno precedente) un +11,4%, rispetto al +0,9% del 2010 (sempre in rapporto al 2009) e al +8,6% del 2011 (sul 2010). E’ quanto emerge dal «Rapporto 2013 sulla presenza delle imprese di costruzione italiane nel mondo», presentato oggi a Roma, al ministero degli esteri, dal presidente dell’Ance, Paolo Buzzetti, e dal vice-presidente con delega ai lavori all’estero, Giandomenico Ghella. 

Tuttavia i dati non si riferiscono a tutte le imprese italiane, ma a un campione di 36 grandi e medie aziende di costruzione attive all’estero. Restano fuori dal suddetto campione quelle medie e piccole, che continuano a lavorare a fatica, totalmente o in prevalenza, per il mercato italiano. Il rapporto delinea così un’Italia che viaggia a due velocità.

La prima è quella delle grandi imprese sempre più forti nei mercati più difficili e competitivi, e non più solo, come qualche anno fa, nei paesi emergenti. “L’esperienza maturata sui mercati più difficili – sostiene l’Ance – quelli in cui il rischio è maggiore, è servita per “conquistare” quelli più selettivi e competitivi”. Nel periodo 2004-2012 il fatturato estero è aumentato da 2.955 a 8.754 milioni di euro, è cioè quasi triplicato (+196%), mentre i ricavi per lavori in Italia sono rimasti più o meno stabili, da 6.504 a 6.281 milioni (-3,4%). Tutta la crescita è dunque avvenuta all’estero, la cui quota sul fatturato è salita dal 31 al 58%. Nel 2012, inoltre, le imprese italiane sono riuscite ad acquisire ben 226 nuove commesse per un controvalore di oltre 12 miliardi, facendo salire il totale residuo dei lavori in corso da 58,1 a 61,44 miliardi di euro.

La seconda velocità è quella delle Pmi che nel 2012 hanno visto un calo del 16,5% del loro fatturato estero. “Emerge – si legge nel rapporto – che le aziende di fascia media e medio-bassa incontrano difficoltà nell’aggiudicarsi nuovi lavori. Nove imprese al di sotto dei 250 milioni di euro di fatturato non hanno acquisito nuove commesse, mentre sei sono titolari di un solo nuovo contratto”. 

In generale, dunque, gran parte dell’espansione del fatturato estero è da ricercare nella classe di aziende più grande (oltre 500 milioni di euro), il cui peso sul fatturato totale del campione è salito dal 75 all’85%. Il peso relativo delle Pmi (fino a 250 milioni), invece, è diminuito: sono passate dall’8,3% al 6%.

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