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Quasi amici – Intouchables

L’ANGOLO del CINEMA – Il disabile aristocratico e il nero ex galeotto: il primo ingaggia il secondo dopo aver perso l’uso delle gambe e delle braccia – Battute cattive e fulminanti scaricano la tensione generata da convenzioni sociali e dall’autocontrollo – Una storia (vera) che fa ridere, ma il cui effetto comico scema con il passare dei minuti.

I diritti di remake sono andati a ruba. Tra gli attori italiani, chi vedreste bene trovare comoda una sedie a rotelle? Chi meglio di Checco Zalone, per spingere il paraplegico in carrozzella oltre i limiti di velocità. Nella parte dell’operatore socio-assistenziale formato dalla prigione. Forse Zalone non s’impegnerà, probabilmente l’adattamento italiano di questo film campione d’incassi in Francia scioglierà la malinconia trasmessa in piccole dosi dall’originale, in sovrabbondanti dosi di sentimentalismo.

Nulla li può fermare, il disabile ricco e aristocratico e il nero ex galeotto con dire e fare da banlieue. Il primo ingaggia il secondo per non perdere anche il senso del ridicolo, dopo avere perso l’uso di gambe e braccia e poi la moglie. Alcune battute tra i due sono fulminanti, cattive e fulminanti. Scaricano la tensione provocata dall’autocontrollo e dalle convenzioni sociali. I sceneggiatori hanno lavorato sulla testimonianza viva di Philippe Pozzo di Borgo (in italiano, edita da Ponte alle Grazie). Sì, per quel che vale, il film è tratto da una storia vera. Ma vale di più che la stessa storia sia ben illustrata dalla coppia sempre in scena. Sì, si ride di un disabile e persino della sua disabilità. Anche se col passare dei minuti, l’effetto comico perde d’immediatezza. La commedia d’Oltralpe tira (“Bienvenue chez le ch’tis” ha trainato “Benvenuti al sud”, che a sua volta ha trainato “Benvenuti al nord”). E noi a rimorchio.

“Quasi amici – Intouchables” di Olivier Nakache ed Eric Toledano. Con François Cluzet e Omar Sy. Dura 1h52’. Distribuito da Medusa.

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